Sommario

sabato 25 aprile 2020

Liberazione

"HO FATTO UNA SCELTA IN LIBERA SCELTA NON CREDO CI FOSSE ALTRA SCELTA DA FARE, SCELTA MIGLIORE" credo sarebbe sufficiente questo per chiudere la bocca a chi in modo rozzo o più "sofisticato" tenta di cambiare senso o nome a questa giornata. Eppure non è complicato. LIBERAZIONE. Non libertà, non unità, non ricordo di tutti i morti di tutte le guerre (vere o chiamate così). LIBERAZIONE. E' facile.
Ci provano da tempo, da tutti i lati. Non ci sono riusciti fino ad oggi, non ci riusciranno domani. Ma solo se ovviamente continueremo a resistere. Come è stato fatto in passato. Osvaldo Soriano scrive che "la cosa dannosa del fascismo è che induce gli imbecilli a credersi molto furbi. Quanto più uno è idiota, tanto più il fascismo lo fa sentire orgoglioso di sé". Ecco. Dobbiamo come sempre imparare dal passato, da quelli realmente più bravi ed intelligenti di noi. Che ci insegneranno qualcosa che è difficile anche solo da immaginare. Qualcosa che Diego Bianchi ieri sera ha perfettamente sintetizzato così: "Questa giornata serve a ricordare che qualcuno ha lottato ed è morto anche per permettere ad altri di criticare questa giornata, pensa che cosa altissima che è il 25 Aprile". A tutti quelli che gli storpiano il nome, che la vogliono sostituire perché "divisiva", che cavalcano l'onda di una situazione attuale drammatica, ricordiamo sempre cos'è questa giornata. Come chi l'ha vissuta ce l'ha insegnata. E ricordiamo a tutti che resterà tale. Il 25 aprile. La festa della liberazione.

venerdì 24 aprile 2020

Categorie, tempi, tracce

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 385

Categorie e tempi. Sembra che ogni discorso di questi giorni non possa prescindere da due parole d'ordine: categorie e tempi. Della riapertura. Della ripartenza. Della santificata fase due. E tutti si sono messi in coda per sapere o per chiedere di farne parte. Un interminabile serpentone per (ri)entrare nei provvedimenti del prossimo DPCM o quello che sarà. Un po' come alla Coop in questo periodo e senza saltafila.
"Io non posso restare fuori" "non possiamo sopportare ancora chiusure" "ma è proprio necessario aspettare il quattro? Non si può riaprire proprioproprio lunedì?" "io riapro a me m'importa una ...". Ipotetiche conversazioni nell'ipotetica coda. "Rigorosamente" con la distanza di un metromegliounmetroemezzofacciamodue ed una mascherina diventata obbligatoria e fondamentale un mese e mezzo dopo l'arrivo del virus. 
I contagi? Si ci sono ma dice "in calo". Non si capisce in base a cosa visto che i dati di oggi indicano lo stesso aumento giornaliero di una settimana fa (ma anche di alcuni dati di qualche settimana precedente). Non sono forse sostanzialmente stabili da una decina di giorni? I numeri dicono questo ma comunque sia, sono in calo, a prescindere. Ora bisogna ripartire. 
Figuriamoci è totalmente comprensibile. Legittimo, anzi...legittimissimo. E' chiaro a tutti che le conseguenze di questa situazione sono e saranno lunghe e dolorose a livello economico. Per molti di più, per alcuni forse un pochino meno ma arriveranno a toccare tutti. "LE CASSE SONO ZEPPE" sarà una frase che sentiremo ormai dire soltanto da Liga
Chiaramente è interesse di tutti iniziare la fase due. Mi pare solo che manchi totalmente dalla discussione un termine: come. Con numeri che sembrano calare drasticamente solo nei buoni auspici e con i mille "?" che accompagnano ogni raccomandazione sanitaria, non sentir mettere al centro dell'attenzione il termine come mi lascia perplesso. Della serie, intanto si (ri)parte poi si guarda. Lasciando aperta la porta alla ricaduta/ondata di ritorno, che a parole fa paura a tutti ma che nei fatti evidentemente diventa fattore secondario. La ditta/società/associazione/negozio "X" della categoria "Y" si batte per riaprire prima di subito. Giusto. Comprensibile. Da sostenere. Ma chi ha fatto/farà mezza verifica che qualcosa rispetto alla sicurezza/programmazione sia stato messo in campo e non sia solo una corsa alla paura di non riaprire più ed un incredibile boomerang per la stessa ditta/società/negozio? Anche perché non avendo ancora chiaro quali siano davvero gli strumenti efficaci di sicurezza/programmazione vedo la considerazione di essere pronti a ripartire più come auto-proclamazione che non come un'attenta analisi. 
"Ne va della tenuta della nostra economia". Per carità, verissimo. Fino a pochi giorni fa ci avevano però assicurato che aprire con il contagio voleva dire raderla al suolo l'economia....e non solo purtroppo. Ora mi chiedo, il contagio è davvero così tanto in calo e/o sono stati fatti i passaggi necessari per fronteggiarlo, tanto da permettere la riapertura, anzi richiederne una anticipata con tanto di coda per volerci essere inseriti? E' una domanda a cui non ho risposta e non è una polemica. Come detto le settimane scorse, mi riesce poco anche quella in questo periodo. E' un pensiero a voce alta. Magari con tracce critiche, ma il DNA d'altra parte resta; anche se annacquato, di certo non scompare.
Da quando è iniziata questa inimmaginabile situazione infatti, a differenza di tanti che leggo, non sono migliorato. Per niente. Ho letto da qualche parte qualcuno che sostanzialmente diceva "chi era stronzo prima rimarrà stronzo, chi era bravo resterà tale, la maggior parte resteranno un po' stronzi e un po' bravi". Concetto che ha sostanzialmente ripreso Francesco Guccini declinandolo alla sua maniera in "non saremo migliori quando si tornerà alla normalità. Gli uomini non imparano, dimenticano". 
Ecco per evitare di essere io il primo a dimenticare, quello che ho tentato di fare in questo periodo è stato provare ad osservare di più. Ad ascoltare meglio. Ed a "tenere traccia" restando umani. Così quando stamani la farmacista (dopo aver preso la seconda sgarbata lamentela dai primi due clienti della giornata) ha provato a sfogarsi io banalmente ho provato ad ascoltarla. "Siamo aperti 24h da giorni, turni continui e poi veniamo considerati furbi o disorganizzati se non abbiamo le mascherine gratuite". Le ho sorriso con gli occhi. "Come se fosse causa nostra che ne arrivano col contagocce e nei giorni scorsi c'era la ressa fuori". Ha continuato dietro la sua mascherina, la visiera stile saldatore, i guanti chirurgici e il plexiglass di nuova installazione. "Scusami lo sfogo" mi ha anche detto. Io, che in teoria le dovevo chiedere anche delle mascherine, ho bofonchiato invece qualcosa di diverso. Poco utile e poco originale che però l'ha fatta in qualche modo sorridere o almeno così mi è parso di intravedere dietro le varie coperture. Ecco, questa signora gentile non ha bisogno di mettersi nell'ipotetica coda per chiedere di riaprire. Rientra tra quelli che nel frattempo non si sono mai fermati. Magari verrà anche considerata "fortunata" per questo. Chissà. Mi sono solo immaginato le sue possibili paure di queste lunghe settimane, il dover lottare con nuove disposizioni e nuovi dispositivi, il dover sopportare sfuriate gratuite. E la parola fortunata non mi è proprio passata per la testa. Per questo "regalargli" un'espressione simile al sorriso mi ha fatto pensare di aver fatto un piccolo passo. Nella direzione chiamata "per non dimenticare".

sabato 18 aprile 2020

...diciottoquattro...

Per la prima volta da quando è iniziato questo periodo di "reclusione" più che la mancanza di un contatto con chi non posso incontrare, di un abbraccio che non posso dare o di un un incontro che non posso fare, ho sentito forte la mancanza di "un posto". Di non poter essere lì. Come d'abitudine. Come in tutti gli ultimi trentaquattro diciottoquattro. "...ogni volta, ogni aprile, ogni anniversario, questa data sembra diventare più grande, più incisiva nei miei pensieri..."
Fortissima la mancanza di non poter sentire sulla mia pelle quel silenzio, quell'orizzonte, quella camminata, quella voglia di staccare da tutto. Di fare quel saluto strano, quel gesto su quella foto, quell'aggiustatina a quel vaso. Una mancanza strana, fatta di silenzi e occhiali scuri proprio "QUANDO LA FERITA BRUCIA"  un po' di più. Di giorni di ferie presi o ritagli di tempo nei fine settimana per non mancare all'appuntamento fisso. Banale e un po' stupidotto, ma automatico. Abitudine fatta di pensieri di tutto l'anno che si materializzano in quella discesa, in quegli alberi a far da "passerella", in quell'aria ancora pungente anche col sole che finalmente sta arrivando primaverile. 
Da stamani sento addosso questo clamoroso senso di "assenza". Il dover saltare questo mio appuntamento. Rimandato, certo. Ma non consola per nulla oggi. Ma proprio per niente. Ed all'assenza infinita che col tempo aumenta invece che diminuire si somma l'assenza anche di questo “strano” rituale. In quel posto che oggi è davvero mancato clamorosamente.
Quel gesto sulla foto, imparato da te. Quell'accomodare il vaso prima di andare via, imparato da te. Quel sorriso che dice altro, imparato da te. Quest'anno ti saluto da qui, uomo coi baffi.

venerdì 17 aprile 2020

Libro sospeso

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 384

Una delle attività che nonostante il passare delle settimane di isolamento resta intatta, è quella che punta al tentativo di individuare uno spiraglio di luce, un "ANGELO NELLA NEBBIA" o qualcosa di simile. Una notizia, un evento, un numero. Qualcosa che possa essere catalogato con l'etichetta "buona notizia". Spesso sperando in un'inversione di tendenza nei numeri della Protezione Civile delle diciotto più difficilmente nelle varie notizie di questo clamoroso periodo, che purtroppo hanno sempre il sapore o almeno il retrogusto acre.
La condivisione virtuale di chat, skype, zoom e similari porta quasi sempre (GIUSTAMENTE) al tentativo di staccare la spina e mettere la testa da un'altra parte. Aggiornandoci con le "novità" delle persone che ci mancano e cercando di strapparci un sorriso, pur sapendo tutti che magari è un po' forzato o anche solo temporaneo. E se anche è vero che questi sorrisi finiscono certamente nella categoria buone notizie, ti manca sempre qualcosa di più concretamente positivo. Quello che cerco in queste settimane per inserire nella mia #KdL lo spazio "restiamo umani".
A volte in questa ricerca "tornano buoni" anche i social, proprio come in questo il caso. Tra le tante notizie inutili, le gif che spopolano o i trattati di medicina ed economia di improbabili luminari, ho riconosciuto qualcosa di familiare. Qualcosa che anche solo all'impatto profumava di buona notizia. Più precisamente questa:
E così, sfruttando questo imprevisto assist ed un canale preferenziale con il contatto diretto ho deciso di approfondire la cosa. "E' bello pensare che nel viaggiare anche solo per fare la spesa qualcuno possa sorprendersi o scoprire un gesto inaspettato che in un attimo possa far sentire tutto più normale" mi ha detto "comunque ti faccio parlare con Tam che ha tutto il merito della cosa".
Me la immagino con il suo sorriso coinvolgente mentre mi "risponde". "L’idea nasce dal pensiero che ci sentiamo molto fortunati, viviamo energia positiva in famiglia e la vogliamo mettere in circolo. Tanta fortuna non può essere sottovalutata di questi tempi. Così abbiamo aperto la nostra cassetta di libri con questo pensiero. L’auspicio è di meravigliare per un qualcosa di inaspettato o forse più semplicemente di fare una cortesia." 
L'emozione di Martina
L'emozione di Clara
"Meravigliare" come obiettivo quindi, seguito in pieno anche dalle giovanissime "socie" di Tamara. "La prima volta che qualcuno ha preso un libro ero molto contenta" scrive Clara (i bellissimi occhi dolci con gli occhiali da sole sulla testa nella foto) mentre per Martina (i bellissimi occhi dolci con la bella montatura nera nella foto) la meraviglia più grande è stata il ringraziamento di "un signore che ci ha detto che stavamo facendo una cosa giusta".
Sorpresa e meraviglia che la stessa Tamara conferma Pochi libri, poche favole, piccoli gesti che quotidianamente si ripetono: al mattino …fuori i libri! Sistemati nella siepe tra le rose bianche…e poi l’attesa di sapere se qualche libro è stato preso. La sera anche noi facciamo la conta, numeri piccoli, piccole gioie."
Alla base di questa idea c'è qualcosa che ho sentito vicinissimo al mio (o meglio di Vittorio Arrigoni) "Restiamo Umani" e Tamara lo spiega benissimo qui: "siamo sollecitati quotidianamente da parole forti e dati importanti, si parla impropriamente di “guerra” numeri indicibili di vite perse…noi nel nostro piccolo vogliamo spostare l’ago della bilancia e porre l’attenzione sul “prendersi cura” e raccontare storie di piccoli piccoli numeri".
Questo l'invito che in qualche modo la foto pubblicata voleva far circolare. "Noi abbiamo taggato le parole #librosospeso #benecomune #crescita #amantidellalettura #ungestodigentilezza tanto per rendere in qualche modo virale l'idea della cassetta del libro sospeso" e per concludere un buon auspicio misto a speranza"pensa che bello sarebbe, oggi come domani, poter passeggiare e soffermarsi a curiosare  in tante piccoli angoli tra le varie cassette ed i vari libri, contribuendo ad incuriosire e diffondere la bellezza del dono e della lettura".
Alla fine di "questa chiacchierata" ho avuto la conferma, scontata devo ammetterlo, di quel profumo di buono che si percepiva dalla foto. Profumo che si è clamorosamente moltiplicato d'intensità ascoltando e leggendo le parole di Stefano, Tamara, Clara e Martina. Che ringrazio. Di cuore. E che spero possano essere seguiti in questa "meravigliosa" idea.

sabato 11 aprile 2020

Nemmeno capaci di far polemica...

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 383

Di nuovo fine settimana. "IL VUOTO DA RIEMPIRE" causato dalla mancata possibilità di uscire o vedere altri è sempre maledettamente ingombrante, ma la sensazione che queste settimane siano più veloci del temuto c'è. Ne sono già passate cinque dalla definizione più o meno generale delle cosiddette zone rosse e nonostante le preoccupazioni, le ansie e tutto quello che ognuno di noi conosce purtroppo bene, il tempo scorre. Paradossalmente il tempo in certi momenti sembra accelerare nonostante le limitazioni che restano. Magari non esattamente in ogni istante, ma in generale lo fa con una rapidità non prevista. Ognuno nel suo piccolo ha il proprio "programma" per rendere l'isolamento meno traumatizzante ed aver un minimo di produttività, sulla quale si potrebbe scrivere un altro capitolo. La sensazione personale è quella di aver più o meno l’efficacia di un cross di Alessandro Turchetta per Felice Evacuo ma quello è un altro discorso.
Quella che invece non accenna minimamente a diminuire è la produttività delle cose inutili. Perché definire polemica quella, ad esempio, che in questi momenti gira da parte di una buona parte di politici italiani è sbagliato. La polemica è roba seria. Importante. Ha spessore e soprattutto ha un'elevata dignità. I nostri suddetti (a braccetto con giornalisti che ci insegnano a corrente alternata opportunità politica e contraddittorio) invece da qualche ora si accapigliano su chi ha approvato/firmato/ratificato/attuato il MES. Per poi mixare con chi e come è più o meno un politico non democratico. Ognuno dice la sua ed indica nell'altro il colpevole. Le risposte alle domande su chi ha approvato il MES inizialmente, chi lo ha ratificato e chi lo userà o meno sono semplici da trovare. Basta cercarle. Ma figuriamoci se chi fa chiacchiericcio solo per uno 0,qualcosa percentuale di "possibile elettorato" o peggio ancora per qualche manciata di "mi piace" più o meno reali, ha intenzione di farlo e far passare il giusto messaggio. Credo che la vergogna più grande sia che tutto questo accade fingendo interesse per una cosa importantissima e vitale come la ripartenza economica ma che nella pratica è solo un puerile attacco all'avversario. Tralasciando ancora più vergognosamente che avviene mentre la situazione attuale propone ogni giorno un numero di morti a tre cifre, contagiati a quattro e difficoltà reali lavorative/finanziarie a non si sa quante cifre e imprecazioni per affrontare il nuovo mese appena iniziato.
Sarebbe bello se davvero la riapertura delle librerie annunciata da Conte ieri portasse qualche libro a qualche persona, giusto per un po' di basi di studio: politica, dignità, statura ed opportunità. Impossibile già lo so. Perché "leggere accende cervelli e cuori" ma per farlo serve avere entrambi. Ed allora, per certe figure basterebbe provare ad imparare guardandosi intorno, che leggere è già un passo oltre. Per aiutarli posso indicare un forno di periferia (ed immagino sia solo uno di mille altri esempi) dove chi serve non tralascia mai un sorriso, una domanda su come va per far sentire coccolato il cliente ed un consiglio per chi ha qualche dubbio. Ma anche altro. In questi giorni si è organizzato nonostante le dimensioni ridotte per venire incontro anche alle esigenze delle fasce più deboli consegnando a domicilio per anziani, aprendo una sorta di credito per chi ha difficoltà dovute al blocco delle attività lavorative. Non solo. Ieri ero in coda fuori dal negozio in attesa del mio turno e dentro c'era una signora abbastanza avanti con l'età che sembrava uscita dal post di Benedetto Ferrara (clicca qui per leggere a cosa mi riferisco). Dopo un'interminabile spesa le è caduto l'occhio sulle due mascherine che la "fornaia" aveva vicino alla cassa. Appena comprate. FPP2 oggetto introvabile, quasi come.....un gol di Evacuo su cross di Turchetta appunto. Mentre le preparava il conto, la stessa fornaia ha dolcemente risposto a tutte le sue ulteriori domande: come mai erano diverse, in che cosa, quando dovevano essere utilizzate, quanto duravano, dove le aveva comprate e come mai non si trovavano in giro. "Eh ma questa farmacia è troppo lontana per me a piedi e mio marito ormai fa fatica anche a scendere". Io fuori ho trattenuto a stento le lacrime. "Gira una brutta allergia" avrebbe commentato il mio migliore Amico. Ed evidentemente quell'allergia deve essere arrivata anche alla cassa ed insieme al resto la signora dalle mille domande ha ricevuto una delle due mascherine. "Tenga Marisa, io le ricompro appena stacco tanto ci passo davanti per tornare a casa". La signora non la smetteva di ringraziare, volendo a tutti i costi pagare la mascherina ed ovviamente ha ricevuto un "non importa Marisa si figuri" facendole la più grande sorpresa che potesse trovare nell'uovo di una Pasqua davvero particolare.
Ecco, in quel forno dovrebbero davvero passare in diversi. Guardare, ascoltare, imparare. A restare umani.

sabato 4 aprile 2020

Connotati

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 382

Accanto al quotidiano aggiornamento della situazione, tra tabelle e picchi, l'attualità non produce molto altro. Sembra tutto, anche giustamente, scomparso dentro questa clamorosa emergenza. "Nemmeno il migliore e più fantasioso scrittore poteva sceneggiare una realtà del genere" diceva ieri Benedetto Ferrara. Ed in effetti in questo periodo è tutto  "DURO COME IL FERRO" talmente enorme e fuori da ogni possibile "sceneggiatura" che la situazione si mangia qualsiasi altra situazione, notizia o ricerca di approfondimento. Ed anche evadere è impossibile (anche questo giustamente).
Pensare che in una settimana l'unico momento di condivisione "non virtuale" con il mondo esterno sono le due ore (tra coda e tentativo di riempire al massimo il carrello per non dovere pensarci più almeno per sette giorni) di spesa settimanale è qualcosa di fuori dal mondo.  Mentre rigorosamente ti devi tenere lontano da chi vorresti abbracciare e vedere, le uniche persone che in una settimana ognuno di noi incontra, altrettanto rigorosamente e giustamente a distanza e con tanto di mascherine e guanti, sono persone che non conosci. Persone che come te cercano di scansarti e che come te ti guardano torvo quando ti avvicini. Ma che sono le uniche con cui scambi due parole dal vivo. "Questa situazione ci sta cambiando i connotati" tanto per citare sempre Benedetto. Dai capelli (per chi ce l'ha...) che ormai fanno cambiare i profili a tutti (dal Presidente della Repubblica con il ciuffo ribelle alla signora che non può più fermare la ricrescita) a qualcosa di ben più importante. Ed intimo. I momenti di pensieri pesanti si moltiplicano, la noia sfiora sempre la tua spalla, la concentrazione è più intermittente di una freccia di un motorino. Ed i tuoi connotati magicamente si trasformano, facendoti sentire davvero diverso senza conoscere nemmeno di preciso in cosa.
C'è chi invece tiene duro. Ed i suoi connotati non li cambia. E non parlo di chi fa polemica anche "sull'acqua" cercando una visibilità che pare essere l'unico suo interesse o di chi sempre conosce esattamente cosa andava fatto o cosa dovrà essere programmato sia che si parli di sanità, di economia, di provvedimenti legge o di lievito e farina. L'angolo della polemica (come scrivevo qui) lo lascio ad altri. Cerco la coerenza dai contorni diversi, quella che possa essere spunto dell'obiettivo di queste settimane, quello di perseguire due parole: "restiamo umani".
Parlo di chi per anni è stato bistrattato come un "signore con difficoltà" con "idee fuori dalla realtà" o considerato con sufficienza e sarcasmo tipo "perchè con la sua Emergency non si impegna in Italia invece che in giro per il mondo?". Ecco. Nel mantenimento orgoglioso dei suoi connotati, l'altra sera Gino Strada intervistato a Piazza Pulita li ha fatti risplendere. Coerenti e certi. Dopo che Emergency è stata protagonista in prima linea, a Bergamo come a Milano, di attività che da sempre realizza (clicca qui per vedere cosa nel dettaglio), il suo fondatore ha sintetizzato in tre concetti il suo pensiero.  "Si ragiona in commissioni parlamentari di fare commesse per due sottomarini: è follia, un crimine sociale investire soldi pubblici così in questo momento...così come, in un momento di chiusura totale, è follia permettere alle fabbriche di armi di rimanere aperte considerandole indispensabili e strategiche" "medici e soprattutto infermieri stanno dando l'esempio, un esempio di professionalità e senso di responsabilità eccellendo nonostante la politica, che in sanità non ha mai investito e che questo esempio di responsabilità non riesce a darlo nemmeno in un momento del genere" "è inconcepibile che i medici e gli infermieri non abbiano gli strumenti per lavorare e proteggersi, le risposte all'emergenza non si programmano in emergenza" cioè quello che dice da anni. Incurante degli sberleffi dei soloni che lo deridevano, mosca bianca in salotti che lo guardavano dall'alto verso il basso. Nella certezza dei suoi connotati ho finalmente ritrovato qualcosa di conosciuto, "umano" da sempre e che questo periodo non ha minimamente intaccato. Qualcosa a cui appigliarsi.