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sabato 26 ottobre 2024

Chiaro, dritto e semplice

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 614
A volte bastano poche parole ad illuminare situazioni che hanno origini antiche e che non sembrano trovare soluzioni per motivi, apparentemente, complicati o meglio irrisolvibili. Poi arrivano delle persone evidentemente speciali, "QUELLE CHE SANNO SPIEGARTI" e fotografarti realtà e vita in un solo scatto, ed il mistero svanisce d'incanto.
A rivestire questo ruolo, in questa occasione, è stato Julio Velasco. Non nuovo a frasi che nella loro brevità raccontano più di mille testi sociologici o psicologici, l'allenatore della nazionale di volley femminile (e di altre numerose squadre passate alla storia) ha diradato nei giorni scorsi una nebbia (fintamente fitta) che da sempre sembra esserci su uno specifico argomento.
A seguito della vittoria del premio Mecenate dello Sport allo stesso tecnico è stata chiesta un'opinione sulla gestione dell'argomento cittadinanza in Italia; lui, come se stesse bevendo un bicchier d'acqua, ha detto una cosa che nessuno riesce mai a dire così direttamente e chiaramente:
“Lo sport secondo me riflette un’ingiustizia, quando conviene i figli dei migranti diventano italiani, quando non conviene invece no. Se è un buon giocatore o una buona giocatrice vedrete che diventerà italiano e firmano tutti, anche i partiti contrari saranno d’accordo. Se conviene. Quando non conviene non succede, quando è una semplice figlia di migranti non diventa mai italiana e deve aspettare dieci anni” e poi ancora “Cosa si può fare? Bisogna chiedere ai politici. Io sono di questa idea, deve esistere uno Ius tutto, Ius soli, scholae, sport. Nel mondo di oggi un ragazzo che nasce, studia e lavora in Italia deve essere italiano" e per concludere "Non è possibile che non lo possa fare un ragazzo che è nato qua mentre da altre parti è possibile. Questa è una cosa vecchia, lo sapete voi da dove viene la storia....l'idea di nazione....no?"
Semplice e quasi banale ma di una potenza che nessuno riesce mai ad infilare nei propri ragionamenti: politici, persone di cultura, sportivi e (quasi sempre) cittadini. 
A volte le cose vanno semplicemente chiamate con il loro nome ed evidenziate per quelle che sono. Gianfranco Funari diceva sempre "ad uno che è st****o non puoi chiamarlo stupidino perchè si crea delle illusioni" e con lo stesso metro le cose ingiuste, turpi e fondamentalmente razziste devono essere chiamate così. L'ipocrisia e la profonda ingiustizia sociale e morale della concessione della cittadinanza italiana quando fa comodo è sotto gli occhi di tutti e va denunciata. Il succo di quanto detto da Velasco è proprio questo. L'anacronismo del nostro Paese va evidenziato e lui l'ha fatto. Le origini e le motivazioni che affiancano appunto l'ipocrisia e l'opportunismo vanno ricordate e ricordate e ricordate e lui c'ha fatto un bel promemoria. 
Banalmente ha detto "Guardate che è tutto sotto gli occhi di tutti eh! Le soluzioni impossibili sono in realtà adottate in tutto il mondo eh! Non vi meravigliate perché qui non accade perché tutti sappiamo anche il perché! ". Poche parole, chiare e dirette anche se apparentemente al limite appunto dell'ovvietà. Ma in questo caso usare parole al limite dello scontato illuminano ancora di più lo scempio di chi opera così sotto gli occhi di tutti e non viene messo in un angolo (ovviamente comunicativo e di responsabilità si intende).
I grandi maestri restituiscono la semplicità alle cose semplici ed evidenti. Velasco è uno di questi. 
Grazie per avercelo ricordato anche questa volta. 

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