Kiave di lettura n° 99 |
Il Katalogo che ho realizzato, o meglio sto realizzando visto che si aggiorna post dopo post, evidenzia gli assidui oggetti delle mie letture ma non è sempre troppo veritiero con quelli poco presenti o assenti. Mi è saltata agli occhi questa fondamentale analisi, cercando tra gli autori l'altro giorno uno scrittore citato una sola volta e con un post nemmeno troppo recente.
Mi sembrava giusto quindi incrementare le sue presenze, visto che non troppo tempo fa ho terminato un suo libro.
FABIO VOLO - "Le prime luci del mattino" - Mondadori
Mi sembrava giusto quindi incrementare le sue presenze, visto che non troppo tempo fa ho terminato un suo libro.
FABIO VOLO - "Le prime luci del mattino" - Mondadori
Dopo un bel pò riprendo il mio rapporto con Fabio Volo, iniziato con entusiasmo ormai molto tempo fa. Un percorso che mi ha portato a divorare praticamente i primi libri e poi arrestarmi per paura di "farmelo venire a noia" vedendo negli ultimi letti tracce di trame e di racconto che comunque tornavano, sempre apprezzati ma forse su un percorso noto. Passato questo periodo di "stacco", ho deciso di dedicarmi a "le prime luci del mattino".
Ritrovo Volo con un inizio di libro che trovo partire lento per poi accelerare e diventare coinvolgente e trainante, in pieno suo stile dei giorni migliori. Magari semplice nell'uso delle parole "sono fatto così prendere o lasciare" ma intrigante nella trama che sviluppa "hai sempre fatto quello che tutti ritenevano fosse giusto. Concediti un errore: lo spazio di un errore è uno spazio di crescita". Pur non essendo un giallo, un thriller o un romanzo di azione "sembrava che la vita e il coraggio fosse altrove" ci sono momenti che spingono ad andare avanti nella lettura sentendo come vive le emozioni attuali dei protagonisti "se non siamo felici oggi non lo saremo domani, ho la sensazione di consumare la mia vita nell'attesa di domani" e rimanere attaccati alla storia ed alle pagine del libro "quando terminiamo i respiri corti lasciando spazio ad uno lungo e profondo che riempie e svuota il petto, in quei momenti non mi manca nulla".
La storia può sembrare nota e già letta "ho vissuto quella libertà e non posso tornare indietro" ma in realtà il punto di vista è totalmente diverso "ho sempre fallito nel mantenere distanze con lui" visto che per la prima volta a scrivere è Fabio Volo ma ad agire da protagonista è Elena e visto anche il metodo narrativo deciso per il racconto che mixa attuale con passato e racconto con diario "non mi serve rileggere le pagine di quel viaggio, ricordo tutto come se fosse ieri".
Il coinvolgimento cresce con il passare delle pagine fino a far ipotizzare gli sviluppi della storia o il personale modo con il quale quella storia poteva venir raccontata. Poi però piano piano questa verve sembra un pò spegnersi; forse una sensazione personale ed un'analisi soggettiva ma il finale sembra quasi "tirato via", e dopo le aspettative create è un peccato doppio. Mi piacerebbe avere il parere di qualcuno che l'ha letto per capire se è solo una mia sensazione, qualcuno che mi sta leggendo, l'ha letto? Che ne pensa?
La mia sensazione è quella di un percorso che porta alla fine del libro molto "asciugato" totalmente diverso rispetto allo stile della parte centrale del libro; un pò come se dopo una lunga strada piena di immagini, foto, conversazioni e paesaggi si arrivasse subito dopo una curva ad una piazza improvvisamente spoglia con uno striscione con la scritta "fine". Il libro passa l'esame secondo me, ma la sua "media voto" cala risentendo di questo cambiamento di rotta non convincente.
BIGNAMI: il ritorno quindi alla lettura di Fabio Volo è una medaglia dalle due facce, avvincente e coinvolgente la prima, sintetica e "tirata via" la seconda. La penna di Volo resta affascinante e piacevole, ma giudizio che non può per me essere sui livelli dei libri precedenti.
Ritrovo Volo con un inizio di libro che trovo partire lento per poi accelerare e diventare coinvolgente e trainante, in pieno suo stile dei giorni migliori. Magari semplice nell'uso delle parole "sono fatto così prendere o lasciare" ma intrigante nella trama che sviluppa "hai sempre fatto quello che tutti ritenevano fosse giusto. Concediti un errore: lo spazio di un errore è uno spazio di crescita". Pur non essendo un giallo, un thriller o un romanzo di azione "sembrava che la vita e il coraggio fosse altrove" ci sono momenti che spingono ad andare avanti nella lettura sentendo come vive le emozioni attuali dei protagonisti "se non siamo felici oggi non lo saremo domani, ho la sensazione di consumare la mia vita nell'attesa di domani" e rimanere attaccati alla storia ed alle pagine del libro "quando terminiamo i respiri corti lasciando spazio ad uno lungo e profondo che riempie e svuota il petto, in quei momenti non mi manca nulla".
La storia può sembrare nota e già letta "ho vissuto quella libertà e non posso tornare indietro" ma in realtà il punto di vista è totalmente diverso "ho sempre fallito nel mantenere distanze con lui" visto che per la prima volta a scrivere è Fabio Volo ma ad agire da protagonista è Elena e visto anche il metodo narrativo deciso per il racconto che mixa attuale con passato e racconto con diario "non mi serve rileggere le pagine di quel viaggio, ricordo tutto come se fosse ieri".
Il coinvolgimento cresce con il passare delle pagine fino a far ipotizzare gli sviluppi della storia o il personale modo con il quale quella storia poteva venir raccontata. Poi però piano piano questa verve sembra un pò spegnersi; forse una sensazione personale ed un'analisi soggettiva ma il finale sembra quasi "tirato via", e dopo le aspettative create è un peccato doppio. Mi piacerebbe avere il parere di qualcuno che l'ha letto per capire se è solo una mia sensazione, qualcuno che mi sta leggendo, l'ha letto? Che ne pensa?
La mia sensazione è quella di un percorso che porta alla fine del libro molto "asciugato" totalmente diverso rispetto allo stile della parte centrale del libro; un pò come se dopo una lunga strada piena di immagini, foto, conversazioni e paesaggi si arrivasse subito dopo una curva ad una piazza improvvisamente spoglia con uno striscione con la scritta "fine". Il libro passa l'esame secondo me, ma la sua "media voto" cala risentendo di questo cambiamento di rotta non convincente.
BIGNAMI: il ritorno quindi alla lettura di Fabio Volo è una medaglia dalle due facce, avvincente e coinvolgente la prima, sintetica e "tirata via" la seconda. La penna di Volo resta affascinante e piacevole, ma giudizio che non può per me essere sui livelli dei libri precedenti.
Nessun commento:
Posta un commento