SULLA MIA PELLE. Una sala discretamente piena, oltre quello potessi pensare. Un inizio che, cuffie alle orecchie, batte subito forte ed ottiene quello che si pone come obiettivo: catturare attenzione, in modo totale. La sala si zittisce. Nessun brusio, nessun chiacchiericcio, nessuno che controlla il cellulare. Mai "sentito" un silenzio così totale in una sala. E' sceso un doveroso rispetto per una storia. Per una fotografia in movimento. Per un'opera d'arte che arriva allo stomaco. Non sono bravo nel recensire, meno ancora nel farlo quando si tratta di film. Provo soltanto a raccontare un'emozione, a descrivere quello che ho sentito. La storia di Stefano purtroppo è nota a troppe poche persone. E nei suoi dettagli a pochissime. Chi ha scritto e realizzato questo film aveva un obiettivo "QUELLA LI': RENDIAMOLA UNICA". La storia, la settimana di Stefano, la ricostruzione basata solo sulla vicenda e non sulla voglia di trovare colpevoli. Ci sono, i colpevoli, ed emergono chiari ed evidenti. Ma il senso di quello che scorre sullo schermo è un altro. Un bravo docente che conosco direbbe "l'urgenza di comunicare". Ecco. La voglia di trasmettere una storia, di darle il giusto posto nella memoria collettiva, l'obiettivo ambizioso di arrivare dritti dentro le anime di chi era in quella sala. Obiettivo raggiunto totalmente. Un magistrale Alessandro Borghi diventa Stefano Cucchi per cento minuti di una vera e propria dimostrazione di clamorosa bravura artistica. Un copione che lo vede protagonista assoluto di un'interpretazione fatta solo della sua bravura. Pochissime possibilità di gestualità, parlato difficoltoso, espressioni annullate dal trucco di lividi che nella realtà di trucco avevano poco.
La sua fotografia di Stefano, mette i brividi. Arriva all'anima e la colpisce. Più volte, sempre con la forza della prova totale che mette in campo. Bravissimi anche Jasmine Trinca nei panni della sorella Ilaria ed un sorprendente Max Tortora nel ruolo del padre. Nel film non c'è un minuto di violenza, neanche un fotogramma. C'è angoscia, paura, senso di soffocamento, rabbia, scoramento, commozione, lacrime. La regia da applausi di Cremonini è fatta di primi piani, di trasporto dello spettatore sul posto, dialoghi brevi ma di un'intensità rara accompagnati da una fotografia perfetta come la colonna sonora mai protagonista ma mai banale. Uno in fila all'altro sono tutti elementi che portano ad un vero e proprio cazzotto allo stomaco, forte, dritto per dritto. Come quella porta che chiude il mondo abituale di Stefano ed apre la sua condanna a morte. Come deve essere per rappresentare una storia che lascia senza fiato. Il pestaggio, il processo, la trascuratezza nelle cure, il disinteresse dell'aggravarsi della sua situazione, l'esser costretto a mentire, il "quando la smetterete di dire che siete caduti dalle scale?" "quando le scale smetteranno di menarci", la mancanza di rispetto nei confronti dei genitori lasciati senza notizia, il senso di abbandono che deve aver provato uno Stefano a cui erano vietate anche le visite, la notizia della sua morte data dal modulo della richiesta di autopsia, quella porta che segna la fine della sua vita. Il film rappresenta tutto questo. E' crudo. Senza giri di parole, senza reti di salvataggio, senza inutili frasi fatte o retoriche banali. Esattamente come non ce ne sono state per Stefano.
Prendete fiato e cercatelo nelle sale (o premete play su Netflix). Il cazzotto arriva, stordisce e lascia senza fiato. Ma ne vale la pena. Per Stefano. Per la sua famiglia. Per una storia vera. Sulla mia pelle.
Prendete fiato e cercatelo nelle sale (o premete play su Netflix). Il cazzotto arriva, stordisce e lascia senza fiato. Ma ne vale la pena. Per Stefano. Per la sua famiglia. Per una storia vera. Sulla mia pelle.
Da ig:
RispondiEliminaCondivido tutto...sono ancora stordito...
Ghigio
Hai ragione balordo mio, totalmente stordito...
EliminaDa fb:
RispondiEliminaEnzo, sarà il mio prossimo film in agenda...��...volentieri, ci confronteremo...
La storia di Stefano Cucchi la conosco , purtroppo, perfettamente....��
Non mi sono mai perso un solo articolo o servizio tra giornali e tv...
��
La pseudo democrazia italiana, o dittatura velata, come amo chiamarla io.
Un abbraccio.
Leo
Fai un bel respirone prima di iniziarlo che arriva dritto allo stomaco...
EliminaDopo che l'hai visto sarà un piacere avere un tuo parere...
Da fb:
RispondiEliminaDevo vederlo assolutamente... in giornata vengo a leggere!!!
Silvia
Te lo consiglio davvero...una "scossa" potente...
EliminaDa msg:
RispondiEliminaTi faccio i miei complimenti per la recensione.
Penso tutto ciò che hai scritto.
L’ho guardato a casa, e non ho trattenuto le lacrime. Magistrale interpretazione, onestà totale del film, ma quel cazzotto ti arriva forte e chiaro.
Unste
Grazie mille ma i complimenti sono da fare solo ed esclusivamente ad autori ed attori. Ed un pensiero speciale alla famiglia di Stefano.
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