Due minuti. Come quelli che gli bastavano per cambiare il senso ad una domenica. Sono quei due minuti successivi all'ingresso in scena sul palco di Piazza Signoria che mi porto dentro gelosamente dalla serata di ieri. Una piazza lì per lui. A diciannove anni dal suo ultimo gol in viola, a due mesi dal suo 50° compleanno, in un orario ed in una domenica assurdi per scelta/logica/organizzazione, una piazza piena era lì a salutarlo. E non solo.
C'erano i ragazzini che non l'hanno mai visto giocare, c'erano i giovani che di lui non possono che avere un ricordo leggero, c'erano i ragazzini dell'epoca che avevano gli occhiali da sole a proteggere gli occhi da un'immancabile commozione, c'erano quelli che vent'anni fa erano babbi ed ora erano lì con i nipoti. C'era il cuore viola che batteva, come non vedevo da tempo. Ecco, quella piazza era in attesa del suo numero nove, del suo capitano, del suo bomber, dell'ultimo (l'unico per molti a livello di anagrafe) che gli ha fatto vivere "LACRIME E BRIVIDI" d'alta quota e da sogni contornati di vittorie. Ho avuto la fortuna di vedere dal vivo praticamente tutti i suoi gol al Franchi (ed alcuni fuori) e ripensandoci ieri è davvero tanta ma tanta roba. La definirei una fortuna sfacciata.
"Vedi, qui Edmundo gliela tocca di tacco e lui la spara al sette" ho sentito raccontare da un babbo emozionato al figlio accanto a me mentre sullo schermo passava uno dei 152 gol in maglia viola.
"Mettiti i pantaloncini, in dieci minuti tu insegni calcio a tutti" ho sentito urlare a chi dietro di me dava voce alla mia nostalgia.
"MACCHE'S'E'GRULLO!!!!!" ho sentito sintetizzare perfettamente da un paio di ex-ragazzi emozionati alle immagini del gol di Wembley.
Quel "Bati Bati Bati Bati gol" che ho finalmente potuto cantare di nuovo, quel "m'innamoro solo se vedo segnar Batistuta, corri alla bandierina BOMBER della Fiorentina" che ho mandato in loop per anni è tornato a far da colonna sonora ad un pomeriggio domenicale.
Tutto splendido, magnifico, nostalgicamente intenso. Ma mai come quei due minuti. Quando Bati è salito sul palco ed è partita l'ovazione che sembrava non terminare mai. Due minuti di applausi, cori e lacrime mal nascoste da parte di chi era a guardarlo e centoventisecondi di impossibilità a parlare per lui, emozionato e fiero. Quelli saranno indimenticabili, come i ricordi ed i pensieri che sono passati nella testa mentre le mani si spellavano per gli applausi e la gola bruciava per i cori. Indimenticabili come i suoi gol, il suo essere leader, il suo regalarci NOVE anni con in casa il migliore numero NOVE della storia. Alla prossima Bati.
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