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sabato 1 febbraio 2020

Ciao Kobe

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 373

Domenica scorsa, cena quasi pronta ed uno sguardo buttato distrattamente a Sky TG24 prima di mettersi a tavola. E quella lettura di corsa del titolo dell'ultim'ora come ultimo gesto prima di sedersi. Come nei film, la testa e gli occhi che vanno oltre per poi tornare indietro perché qualcosa di strano li cattura. Provano a rileggere. Mettono a fuoco con difficoltà quelle parole che continuano a sembrare slegate. Il sito TMZ. Incidente di un elicottero. Kobe Bryant. Morto. "QUELLA MERDA INTORNO" al loro significato esplode. Il tentativo di verificare se qualche altro sito/agenzia fosse già in grado di confermare o meno. Qualche minuto di "silenzio informativo". La strana sensazione di essere, per qualche piccolo frammento temporale, l'unico tenutario della notizia, ben sapendo invece che non era così. Erano tutti attoniti alla ricerca di appigli che negassero la tragedia. Invece poi i primi "rilanci" ed i primi segnali che andavano nella direzione opposta, per arrivare infine alle conferme. Ed in quel momento, la voglia di condividere con chi ti aveva fatto vedere più volte video ed azioni di quel 24 in viola e il giallo attraverso un "Ohcazzokobebryant" come spontaneo messaggio quasi autocompilato.
Non sono un conoscitore dell' NBA nè un esperto. Ho perso la testa da ragazzino per Michael Jordan tanto da seguire come e quanto possibile per l'epoca i suoi incredibili numeri ed i suoi voli diventati marchio di fabbrica....in tutti i sensi visto l'abbinamento con Nike come testimonial e non solo. Ed a MJ o poco più sono rimasto. Per movenze ed importanza Kobe era stato da tanti e per tantissimo tempo avvicinato, paragonato, fotografato proprio come il nuovo Jordan. Da qualche giorno in rete gira un video che fotogramma per fotogramma li avvicina quasi a sovrapporli nelle movenze, nella semplicità di gioco, nell'esplosività. Non c'è bisogno quindi che arrivi un inesperto come me a dire chi fosse Kobe Bryant, sarei fuori luogo. Posso descrivere solo le sensazioni, anche queste certamente non esclusive, provate appena realizzata la notizia. Una stretta allo stomaco data da un mix di incredulità, sorpresa e tristezza.
Evidentemente le stesse sensazioni di tantissimi che hanno provato a "salutare a modo loro" il grandissimo campione. Chi dedicandogli poche righe di una canzone, chi postando una foto, chi mettendosi alla ricerca del materiale per realizzare il video di cui sopra, chi con un semplice RIP.
Ovviamente son partiti anche quelli che in questi casi vanno oltre per distinguersi. Chi ricorda che non muore solo Kobe Bryant in incidente. Chi fa notare che "l'originalità dell'elicottero gli è costata cara". Chi sottolinea come fosse "forse" un campione ma avesse anche "lati oscuri".
Due i casi principali fra questi casi andati oltre. Per primo quello di chi ha trasformato la tragedia facendone un "trend topic" da cavalcare. Parlo dei comunicatori della Lega che ad un tweet di cordoglio hanno aggiunto # di propaganda per il voto in Emilia (ancora in corso al momento della notizia). "Disguido tecnico, ci scusiamo" è stata la spiegazione successiva alla cancellazione. Ma ovviamente ormai lo screen dello stesso tweet era già diventato già virale. La pubblicità su un messaggio di cordoglio a pochi minuti da una tragedia del genere, è davvero il punto più basso (almeno per ora) raggiunto dallo stile social di certi account. Evidentemente qualcuno continua a considerare il mondo a cui comunica il suo "verbo" come "ripescato dalla piena" ed il livello di decenza come elemento di inutile considerazione.
Infine quasi in contemporanea con il tweet rimosso della Lega, Felicia Sonmez, una giornalista del Washington Post, per ricordare Kobe ha ri-pubblicato sul suo accont twitter un articolo di una ventina di anni fa. Nel pezzo si affrontava e ripercorreva una vecchia inchiesta relativa alle accuse di stupro ricevute da Bryant. Coperta da critiche, insulti e minacce si è difesa dicendo che stava facendo informazione. Aggiungendo una denuncia pubblica delle minacce arrivatele dopo il post, pubblicando gli "screenshot" (presenti anche in questo caso) degli utenti più arrabbiati. Il giornale l'ha sospesa (per poi sospendere la sospensione...) criticando il suo modo di usare i social, sia per l'opportunità dell'articolo sia per la pubblicazione di riferimenti privati da parte degli utenti che la contestavano. Difficile da parte mia affrontare un discorso sul corretto uso dell'informazione e sulla successiva censura da parte del giornale (come dicevo, poi rientrata anche a seguito di proteste dei colleghi della stessa Sonmez). Credo però che quel tweet, al ricordo di un campione super acclamato appena morto a quarantadue anni in un incidente aereo con la propria figlia ed altre sette persone, "non aggiungesse proprio nulla, anzi..." (cit Edo). Ho ritenuto esagerata anche la sospensione successiva della giornalista da parte del giornale ma in questo caso ammetto di non conoscere nello specifico il regolamento interno sull'uso degli account privati e nel dettaglio tutte le info pubblicate dalla Sonmez. Penso però che ad un errore di opportunità e tempismo si sia sommato un errore decisionale da parte del giornale, amplificando ancora di più la cosa.
In generale credo che "l'opportunità" di certe parole/pubblicazioni in certi momenti, dovrebbe stare alla base di tutto, specie di chi dovrebbe conoscere momento e peso delle parole per mestiere.
Forse quindi in certi casi quello che può sembrare banale come una parola triste, un pensiero dolce o un'immagine di ricordo tanto fuori luogo o scontato non è. "A forza di cercare l'eccentricità si fa il giro e si torna più indietro della banalità". Mi piace chiuderla così.
Non prima però di aver detto la mia, di banalità. Ciao Kobe. E grazie per tutte le magie che ci hai regalato.

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