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sabato 17 ottobre 2020

Ma in questi mesi?

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 407

Dal marzo scorso, da quando cioè sono cominciati i primi provvedimenti restrittivi, ho sempre cercato di capire quale fossero gli scopi e gli obiettivi di quelle che erano limitazioni o indicazioni che andavano a cambiare abitudini e vite. Ho provato sempre ad informarmi ma sempre senza la presunzione di poterne sapere di più di un argomento in cui anche i cosiddetti esperti vacillavano/sbagliavano in modo sempre più frequente. Ho trovato alcuni provvedimenti/atteggiamenti della classe dirigente sbagliati, ma alla fine ha sempre prevalso l'analisi della situazione come complessa e nuova e quindi anche il "dare addosso" lo trovavo fuori luogo.
Dopo un'estate in cui qualche esperto si è addirittura lanciato in un "il virus è morto" e la maggior parte della sensazione del popolo in preda alla crisi di mancate ferie era "divertiamoci che abbiamo tutto alle spalle" adesso la sensazione del ci risiamo "NON VA PIU' VIA". Numeri in aumento non troppo controllato, provvedimenti ed ipotesi di nuovi DPCM che arrivano senza soluzioni di continuità, lockdown in ordine sparso su settori o funzioni.
Ripartono momenti difficili nelle strutture ospedaliere e molte realtà di terapia intensiva sono già ai limiti dello stress più elevato. I numeri per adesso delle situazioni più drammatiche sono inferiori a questa primavere ma le sensazioni non sono per niente positive. E' verissimo che i tamponi effettuati sono molti di più rispetto al periodo marzo/aprile ma trovano un aumento che specie negli ultimi giorni sta andando oltre la proporzionalità dell'incremento dei test.
In tutto questo emerge una sensazione strana e spiacevole. Di una confusione totale di idee su come gestire il percorso attuale e soprattutto quella di aver perso diversi mesi dove forse qualcosa si poteva organizzare meglio. Penso alle modalità di realizzazione dei tamponi che in molte parti del Paese costringono le persone a code di molte ore. Penso a strutture ospedaliere che attualmente stanno tornando sotto stress e che in questi mesi sono state sostanzialmente messe da parte senza intervenire né per ampliare né per organizzare in modo diverso. Penso alla gestione di servizi come la scuola che da quando è stata interrotta poteva comunque vedere una programmazione diversa nella gestione delle risorse e dei protocolli. Penso al tentativo di analizzare e programmare al meglio la parte di monitoraggio e screening del percorso del contagio.
Siamo ad ottobre e quel "il virus è morto" è lontanissimo purtroppo, così come la sensazione di un'uscita dalla situazione in tempi rapidi. Qualche chiusura è già arrivata e l'ipotesi che siano solo le prime di una lunga serie è molto realistica. Ed allora viene da chiedersi se davvero non si potesse arrivare più organizzati a questo momento. Con qualche piano diverso dal rincorrere quotidianamente un DPCM che salvi dallo spauracchio "tutti a casa"
Che sarebbe stato un autunno e quasi certamente un inverno lungo e difficile in attesa del "miracolo" vaccino era noto a tutti quelli che non si attaccavano alle fantasie negazioniste/complottiste o a quelli che del covid avevano annunciato il de profundis. Ed allora in questi mesi di preciso cosa e quanto è stato fatto per arrivare pronti a questo ottobre ed ai mesi successivi? Al momento sembra che quanto realizzato sia stato davvero troppo poco, colpevolmente troppo poco vista la situazione. Che se ad inizio anno era una novità talmente grande e nuova da non poter lasciare spazio a troppe programmazioni adesso pur restando grande non può certamente e purtroppo dirsi nuova. 

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