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sabato 2 aprile 2022

Obiezione di Coscienza

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 481

Si vede che è un periodo di scarse idee e limitata fantasia se continuo "a girarci intorno". Come spesso mi accade in questi ultimi post, parto da qualcosa che ho scritto nelle scorse settimane (clicca qui per rileggere il post) e provo a scrivere qualcosa di un po' diverso. Per provare ad ampliare un ragionamento un po' asfittico, prendo spunto da quanto ascoltato in due diversi programmi tv di questi ultimi giorni per tirare fuori un po' di cose che mi sono venute alla mente. 
Il primo intervento tv a cui mi riferisco è uno scambio avvenuto a "Dritto e rovescio" tra la parlamentare europea PD Elisabetta Gualmini ed un giovane iscritto a Rifondazione Comunista di Viareggio. Facendo zapping sono arrivato sul programma di rete 4 pochi istanti prima del collegamento con la sede della Versilia e che quindi il ragazzo viareggino prendesse la parola. Successivamente al suo intervento, di critica  verso l'aumento delle spese militari e di schieramento "senza se e senza ma" per la pace, la parlamentare PD ha chiesto "bene e come la raggiungiamo la pace senza fornire le armi all'Ucraina e senza utilizzarle come difesa?" aggiungendo "perché parliamo di questi 10 miliardi di spese militari e non di una cifra molto più importante cioè dei 235 del PNRR che possono essere utilizzati per altro e che dobbiamo impegnarci a programmare?". Concetti che ormai rimbalzano praticamente in ogni programma che ospita confronti/dibattiti/risse sull'argomento Ucraina/Russia ma che hanno invece aperto in me, anziano, un ricordo di molti anni fa. 
Mi riferisco ad un confronto sull'importanza delle spese militari tra Edward Luttwak e Gino Strada dove il primo accusava il fondatore di Emergency di parlare in modo non concreto e di non dare risposte reali a quell'emergenza, di cui adesso ignoro il riferimento preciso, dove secondo il suo parere non si sarebbe potuto essere efficaci se non incrementando le spese di armi e derivati. Ovviamente nessuna intenzione di fare paragoni tra i protagonisti dello scambio di allora e quello di qualche giorno fa, ma notavo come da sempre il punto sia quello che "A FARE I CONTI CON LA PROPRIA" idea sia chi si dice contrario all'uso delle armi. Mai nessuno che chieda conto, a chi vuole armarsi di più per difendersi e/o a chi pensa alle risposte di guerra alla stessa, di cosa nel passato è stato ottenuto con questa illuminata scelta. Ho trovato anche curioso che a dettare la "legge" della necessità dell'incremento della spesa militare fosse una parlamentare PD (tra l'altro che ho apprezzato spesso in altre circostanze e su altri argomenti) con le stesse motivazioni di un consulente di strategie militari come Luttwak. Facendo inoltre riferimento al fatto che l'incremento fosse marginale rispetto all'investimento possibile attraverso il PNRR. Nel farlo ha trascurato di dire però che lo stesso piano d'investimento dovrebbero scriverlo i suoi colleghi (politici, di partito e di Governo) e non il ragazzo in collegamento da Viareggio. Dimenticando anche che quell'incremento di 10 miliardi di spesa sarà anche minimo a confronto di altro, ma era stato invocato a voce altissima in questi ultimi due anni (e non solo) dalla sanità (e non solo), ricevendo come risposta un "niet" bello deciso dopo essere stato definito non sostenibile dalle casse pubbliche né per il passato né per il presente (visti i non investimenti aggiuntivi durante le varie ondate). Ma quello che non faceva i conti con la realtà, a sentire la dott.ssa Gualmini, era il ragazzo in collegamento da Viareggio.
Il secondo momento a cui facevo riferimento ad inizio del post è stato il cosiddetto "spiegone Damilano" di ieri a Propaganda Live. "La nostra generazione ha conosciuto la pace attraverso l'obiezione di coscienza" ha iniziato sostanzialmente così la parte più intensa del suo intervento Marco Damilano (per chi lo vuole rivedere metto qui il link). In quelle parole ed in quelle successive ha descritto quella che era (ed è in forme molto diverse lo è anche adesso) una scelta ben precisa di molte persone. Parlo dei ragazzi che rispetto all'obbligo di leva decidevano di optare per altro e percorrere una strada diversa chiamata obiezione di coscienza. 
Scelta che negli anni è stata osteggiata e per la quale hanno dovuto "lottare"
Scelta che una volta riconosciuta è stata comunque considerata di "secondo livello" rispetto ad altro. 
Scelta che però ha portato tutto gli obiettori di coscienza a prendersi un impegno ben preciso con se stessi e con la società attraverso la sottoscrizione di una dichiarazione ben precisa. Quella di "rifiutare per tutta la vita l'uso delle armi"
Scelta che magari in molti negli anni hanno sottoscritto senza troppa riflessione e con dietro il tentativo di ottenere un vantaggio logistico di qualche tipo ma che comunque fosse sottoscritto produceva quell'effetto. 
Scelta di campo, ben precisa. Impegno non banale e definitivo.
Scelta che definiva un impegno fortissimo con la propria coscienza e legava la propria natura a qualcosa di definitivo. 
Quando io ad esempio ho sottoscritto quella dichiarazione non ho avuto molti dubbi, ma nonostante questo solo negli anni successivi ho capito quanto fosse stata pesante quella firma. Gli obiettori di coscienza hanno declinato negli anni il "servizio della patria" in modo diverso rispetto ad armi e guerra: assistenza, ambiente, cultura, sociale. Nella loro attività sono stati guidati negli ideali da chi prima di loro e con loro ha ricoperto il ruolo di maestro e compagno di strada (Pinna, Capitini, Zanotelli, Alexander Langer). Esempi di un percorso alternativo fortemente basato sull'impegno e la coscienza. Chissà se anche in quelle firme, in quelle coscienze ed in quelle attività si può rintracciare la scelta di "non essere concreti per la pace" (cit. Gualmini). 
Io credo che sia esattamente il contrario e ringrazio Marco Damilano per aver fatto riemergere proprio ora quel movimento, quella coscienza comune che si è smarrita tristemente. Smarrimento ben più incisivo del pacifista che lui definisce (giustamente) sperso rispetto all'inizio di una guerra crudele ed ingiusta come quella attuale causata dal vile attacco russo. Credo, tornando alla domanda "ma allora quali sono le soluzioni?" che serva uno scatto BEN diverso rispetto all'aumento della spesa militare di un qualsiasi x per cento trascurando tutto il resto. Credo serva la crescita di una coscienza diversa. Quella che Gino Strada definiva come utopistica ma tremendamente necessaria. Quella che culturalmente impegna se stessi e gli altri all'abolizione della guerra. Quella che non è sufficiente rintracciare in una firma di contrarietà all'uso delle armi ma che da lì può prendere spunto e germogliare. Alla faccia di chi vede "troppo comoda e non concreta" la definizione più bella del mondo, quella di Gino Strada che diceva "io non sono pacifista, io odio la guerra".

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