#KdL - KIAVE di LETTURA n° 598 |
Nei giorni scorsi mi son trovato a dover sollevare un oggetto bello pesante, in vari sensi. Una piccola rappresentazione del "PESO DELLA VALIGIA" che spesso ci portiamo dietro, di vari tipi e diverse nature. In questo caso aveva preso le sembianze di una scatola di buone dimensioni che trasudava ricordi da ogni angolo. Sul coperchio faceva bella mostra di sé una sorta di etichetta scritta a penna da una calligrafia per me inconfondibile e che recitava semplicemente "Foto".
L'avevo scansata nei giorni/settimane precedenti perché non ero poi così pronto, un po' come sto scansando qui un post vero e proprio che sento di aver dentro e voler scrivere ma allo stesso tempo percepisco di non essere pronto a farlo.
Alla fine, anche per motivi di altro tipo, sono stato costretto ad aprirla ed a controllare quanto pesasse quella valigia dalle sembianze di scatola. Il responso è stato "denso" di significati che anche a questo giro preferisco scansare o meglio raccontare attraverso qualcosa di già scritto su questo blog.
Oltre dodici anni fa scrivevo infatti questo (clicca qui) che mi pare particolarmente adatto al momento e che quindi mi va di riproporvi oggi promettendovi che prima o poi quel post "inedito" lo scrivo davvero.
Intanto, buona lettura....anzi ri-lettura.
MALATTIA
Lo so benissimo che non dovrei farlo. Che in momenti come questo è l'ultima delle cose da fare, ma è quasi un riflesso automatico. Salto l'album dei ritagli con la scritta "l'anno della Coppa Italia" e tengo ben a distanza il libro che invece dovrei aver già aperto da ore sulla scrivania e con piglio sicuro prendo quel raccoglitore. Quello che in questi giorni conosco a memoria, quello delle foto al cui effetto calamita non so resistere.
Mi avvicino alla poltrona e mentre lo stereo fa il suo dovere amplificando le note dell'assolo di chitarra con cui si apre il cd io mi metto comodo. Apro il raccoglitore e lentamente scorro con lo sguardo le prime due foto presenti nella prima pagina. Sorrido. L'inizio è soft, foto divertenti e che non giocano sulla malinconia ma stimolano il ricordo divertito.
Ma è come se si mettesse in moto un ingranaggio. Un piccolo ricordo, un sorriso che da ampio e completo poi prende la rughetta del "pensieroso" e con lo sfogliare delle pagine ed il rincorrersi delle foto diventa malinconico. Anche la musica sembra intravedere il cambiamento e cambia registro per adagiarsi su ritmi più lenti dando risalto molto più alle parole che non alla musica, il tutto sembra seguire il "disegno" di portarmi su quella foto che prende un'intera pagina.
Misure più grandi, senza colori ma con il bianco e nero a far da cornice ad un'immagine da cui non mi riesco a staccare. La guardo ammirato e mi fisso su quella pagina del raccoglitore, lasciando correre i ricordi e soprattutto le fantasie più intime ed intense, magari anche strane analizzandole "da fuori".
E' come se fosse una specie di MALATTIA, non riesco a staccare gli occhi da quella pagina, immobilizzato in una sorta di catalessi, che alla fine, sarò sincero, "NON MI VA DI PERDERE" vista la piacevole malinconia in cui mi fa immergere. Il cd avanza nel suo percorso, io resto fermo sulla mia poltrona con i miei ricordi che sono anni luce lontani da qua. Ed anche per oggi il libro resta chiuso e lo studio dovrà aspettare domani.
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