#KdL - KIAVE di LETTURA n° 601 |
Lunedì scorso ero ad ascoltare Sigfrido Ranucci a "La Gaberiana" - festival estivo con la direzione artistica di Andrea Scanzi che si svolge in queste settimane all'Isolotto - clicca qui - e che vi consiglio - e nel suo intervento ha riportato vari particolari di alcune sue inchieste. Tra queste il racconto della ricerca dell'ultima intervista di Paolo Borsellino, la relativa "battaglia" per la sua messa in onda e le conseguenti polemiche e difficoltà successive. Osteggiata fino ad inventarsi la sua non originalità da una serie di esponenti politici messi a gestire la televisione di Stato, tra gli altri Maurizio Gasparri, tanto per dare un'idea. Di quella intervista, appena Ranucci l'ha citata nel suo racconto non chiarendo subito nel dettaglio quale fosse, ho subito trovato traccia nella memora. In particolare legata a quella intervista è l'ospitata che un giovanissimo, e quasi sconosciuto all'epoca, Marco Travaglio fece alla trasmissione di Daniele Luttazzi Satyricon nel 2001 (clicca qui). Partecipazione che partì dall'origine della fortuna (trattata nel libro "L'odore dei soldi" dello stesso Travaglio) di Silvio Berlusconi e che finì a parlare dell'intervista dello stesso Borsellino ad una coppia di giornalisti francesi. In questa, lo stesso giudice siciliano parla di indagini in corso sui rapporti tra Berlusconi/Dell'Utri/Mangano e che esistono delle intercettazioni tra Dell'Utri e Mangano su consegne di cavalli in alberghi con la spiegazione di cosa significasse la parola cavallo in certi codici utilizzati in quell'indagine. Intervista praticamente mai trasmessa ed in quella ospitata di Travaglio emersa pubblicamente per la prima volta. Quell'intervista era stata ritrovata e resa giornalisticamente presentabile dallo stesso Ranucci. E rappresentò, tra le altre cose, la motivazione per l'epurazione di Luttazzi e Travaglio (con Santoro e Biagi a rimorchio che anche loro ospitarono la notizia) attraverso l'editto bulgaro del fu Re Silvio. E una serie di infinite difficoltà per lo stesso Ranucci, raccontate proprio lunedì scorso.
Ieri si è celebrato l'anniversario della strage di Via d'Amelio dove lo stesso Borsellino fu vittima (insieme agli agenti della scorta) della mafia. Che da sempre combatteva ed alla quale non aveva concesso né sconti né vie d'uscita. Percorso raccontato benissimo in un film di diversi anni fa intitolato proprio "Paolo Borsellino" dove un gigantesco Giorgio Tirabassi interpreta perfettamente il giudice e ne rappresenta al meglio forza, determinazione e consapevolezze. In quel film il giudice va incontro al suo destino senza arretrare di un passo, senza cedere a patti, senza farsi intimidire dalla certezza di una condanna, senza dimenticare il sacrificio di colleghi e collaboratori che prima di lui avevano avuto lo stesso destino per mano mafiosa. Esempio artistico di una realtà storica imponente. Per questo ogni anno è giusto commemorarlo, sottolineando l'importanza dell'anniversario e di quello che rappresenta.
Per farlo quest'anno è stato deciso......di intitolare a Silvio Berlusconi un aeroporto proprio nei giorni vicini all'anniversario. Per capirsi, allo stesso uomo politico/imprenditore (con il suo più ristretto gruppo di collaboratori) che nell'ultima intervista di Borsellino veniva citato in una precisa maniera. Quell'intervista che praticamente è stata fatta sparire e che quando è riemersa è costata posti di lavoro ed editti di epurazione, indovinate ordinati da chi?
Il ricordo di chi ha contribuito a rendere orgogliosi di questo Paese dovrebbe avvenire tutti i giorni ma a volte servono delle date precise per fare il punto della situazione e darci a tutti un promemoria. Quest'anno questa particolare coincidenza fa invece tristemente soltanto pensare ad un paese che non smette mai di autogenerarsi degli "SFREGI SUL CUORE".
Trentadue anni fa moriva un uomo di Stato ed un esempio per questo Paese. Forse ogni tanto invece che ricordarlo con lacrime fine di commozione, dovremmo esserne soltanto all'altezza.
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