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#KdL - KIAVE di LETTURA n° 646 |
Domani si va a votare. Perché qualsiasi occasione di voto è occasione da non perdere ed impegno da rispettare. Un diritto che è doveroso esercitare per tutti quelli che nella storia non l'hanno avuto, hanno fatto fatica ad ottenerlo, continuano ancora adesso a non poterlo realizzare.
Ogni tanto torna fuori questo dibattito che dovrebbe essere superato da tempo e che invece esce di nuovo a far capolino. Spesso per i referendum che, nello specifico, domani ci vedono decisori di cinque quesiti.
"IL SINDACATO CHIEDE UN'ALTRA MOBILITAZIONE" per riuscire a superare lo scoglio del quorum, visto un po' come una vetta con pendenza sopra il 20% per i ciclisti. Sembra infatti il rivale più pericoloso, quello di non arrivare alla metà più uno dei votanti. Per scarsa informazione che questa occasione ha ricevuto e relativo o già presente scarso interesse generale, per una disaffezione generale e praticamente totale verso tutto quello che può avere o ha l'etichetta "politica", diretta o indiretta.
Chi lo sa, gioca sulla possibilità di ottenere un proprio tornaconto personale caldeggiando l'astensionismo come mossa politica. Decisionale invece che menefreghista. Sì, perché chi domani non andrà al seggio tale sarà. Ed una parte politica lo sta dicendo chiaramente. Purtroppo però a corrente alternata rispetto al concetto generale. Già, perché in Italia a turno le frasi "non andare a votare è una scelta legittima che esprime un opinione" e "votare è diritto e dovere e quindi si deve esercitare ed adempiere entrambe le cose" sono dette e sottolineate da parti politiche a seconda di come tira il vento, dimostrando anche in questo caso come distinguerle diventa sempre più complicato. Chi oggi invita ad andare al mare criticava aspramente chi lo faceva nelle precedenti tornate referendarie e viceversa.
Mi chiedo, come possono essere adesso credibili? Come si può pensare che la loro "filippica" attuale sul dovere civico o la vacanza al mare come scelta politica possa essere considerata pregna di significato collettivo e non di un interesse personale legato alla specifica situazione? Interesse personale che trasforma il quorum da vincolo costituzionale di tutela di una scelta legittimata dai numeri in strumento di scelta opportunistica. Non considerando, ad esempio, che "sdoganare" l'astensionismo è comunque un pericoloso boomerang che le percentuali di votanti anche alle elezioni politiche/regionali/ecc rimanda indietro. Ma forse, anzi evidentemente, senza il reale dispiacere di nessuno.
Ci sono delle cose che dovrebbero andare oltre e sopra i posizionamenti politici. Quelle regole di cittadinanza collettiva/attiva e dovere civico che dovrebbero assolutamente contenere il rispetto del diritto di voto. Quel "hanno lottato tanto per darcelo questo diritto, vediamo di ringraziarli facendo il nostro dovere" che mi sono sentito dire da sempre in casa, fa sì che ogni volta superi il "mio scoramento" rispetto al livello politico/sociale generale ed affili la mia matita copiativa. Farò lo stesso domani. Sarebbe un passo avanti per tutti se su questo ci mettessimo d'accordo, declinando poi le nostre differenze una volta entrati in quel seggio ed in quella cabina elettorale. Sarebbe.
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