Kiave di lettura n° 86 |
"Ho letto l'intervento del capo dello Stato e del vice presidente del CSM che hanno invitato i magistrati a essere attenti in merito alle indagini più delicate. Voglio assicurare che la Procura di Venezia non ha nessuna intenzione di interferire su un'opera come il Mose. Ci addolora il fatto che è stato accertato che attorno ai lavori di realizzazione di quest'opera continuino a interferire perniciose operazioni illecite".
Fa specie sentire il procurare aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, dover puntualizzare ciò che per tutti è scontato, la magistratura lavora per il bene del paese, e doverlo puntualizzare al Capo di questo Stato, Giorgio Napolitano. L'inquilino del Quirinale, fra l'altro, non si è preso la briga di ringraziare i magistrati di Venezia che hanno individuato, bloccato e in parte estirpato un sistema corruttivo che ha costretto le casse della Pubblica Amministrazione, quindi dei cittadini, a pagare il doppio delle opere del Mose.
Questo incipit di articolo di Davide Vecchi ieri sul Fatto Quotidiano è uno degli scatti più nitidi del panorama italiano, uno di quelli che permette di vedere soggetti inquadrati e "DIETRO LA FOTO" e quasi spontaneamente mi son trovato a ricopiarlo per farlo "oggetto" della Kiave di lettura di questa settimana.
Ci risiamo...come se ci fossimo allontanati in questi anni...siamo di nuovo a parlare di mazzette, di concussione, di corruzione e di soldi pubblici gonfiati per far mangiare chi aveva accomodato il culo sulla poltrona giusta...giusta per i propri interessi. E' un sistema che mostra i propri lati strutturalmente fondati su radici marce e su sistemi che fanno ormai parte di quello che è il nostro Paese e il suo modo di gestire potere e decisioni. Conosco le vicende per quel poco che ho letto sui giornali in questi giorni, quindi non mi posso dire esperto e sicuramente le responsabilità precise le stabiliranno chi di dovere.
Ciò che è innegabilmente certo è la caratteristica che contraddistingue questo scandalo come gli altri accaduti in passato (dall'EXPO ai rimborsi elettorali gonfiati solo per citare i primi che vengono alla memoria più recente): la gestione personale del potere di tutti. Come ogni volta, puntuale, è già partita la corsa al "sono casi isolati da condannare certo ma che non si possono generalizzare a tutti gli amministratori" e certamente condivido. Chiunque di noi, se pensa a persone che può conoscere personalmente o indirettamente nell'ambito pubblico può individuare persone di specchiata onestà e che niente hanno a che fare con questi scandali, ma il sistema è altro così come il ragionamento.
E' quello che fa costruire e portare avanti grandi opere inutili solo per le commesse e le relative percentuali, è quello che ogni tanto esplode clamorosamente ma che rimane costantemente strisciante nella nostra economia (basta vedere i dati annuali della corruzione), è quello che porta continuare a parlare di leggi e pene quando nessuno ha la voglia di applicarle davvero. Basterebbe far tabula rasa di condannati ed inquisiti da ogni governo pubblico nazionale e locale perchè come diceva Borsellino le condanne penali sono una cosa ma quelle di opportunità e moralità della politica dovrebbero essere tutt'altra cosa. Non sarebbe male ad esempio non far partecipare mai più a nuove aste imprese coinvolte negli scandali mentre puntualmente certi nomi si riciclano e ricompaiono come mostri da più teste. Servirebbe cominciare a cancellare davvero le leggi vergogna su giustizia, falsificazioni amministrative e corruzione fatte in questi anni e non solo criticarle.
E poi magari, magari, comodorebbe anche che il capo del Consiglio Superiore della Magistratura cominciasse a pensare a ricoprire questo ruolo, tutelando i magistrati che lavorano seriamente e per il bene dello Stato e delle sue casse e la smettesse di "monitarsi addosso" con richiami all'attenzione ed all'agire con cautela in certe indagini. Manda fuori di testa pensare che c'è chi con i sacrifici ed il proprio lavoro tira fuori uno scandalo vergognoso come questo e permette di bloccare sperperi e ruberie ai danni dello Stato ed il capo dello stesso Stato lo invita all'attenzione. Certo che devono stare attenti, ovvio e scontato. Ma se pubblicamente li richiami a questo, il messaggio che fai passare è un altro, totalmente diverso. E questo fa davvero male e un pò vergogna. In un mondo normale la frase da ascoltare sarebbe stata solo una: "ringraziamo l'opera preziosa dei magistrati ed avvisiamo chi ha rubato un euro di soldi pubblici o intascato impropriamente un euro grazie al proprio ruolo che dovrà restituirne due e non avrà più accesso a nessuna carica pubblica".
Questo è un discorso da garante dello Stato. Pardon, sarebbe stato.
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