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mercoledì 4 giugno 2014

Vent'anni senza Troisi

Leggo che oggi sono esattamente venti anni che Massimo Troisi non c'è più e mi stupisco per il tempo che è passato "E PIU' MI MERAVIGLIO" per la sensazione di presenza ed attualità che sento nel rivederlo in qualche spezzone o qualche film. "Pare ieri" direbbe la Vanna e mai come in questo caso la frase è perfetta per descrivere la sensazione che ho avuto leggendo la notizia. 
Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Che ora è e soprattutto Non ci resta che piangere restano tra i film visti da piccolo che mi sono più dentro, così come vari interventi o sketch televisivi della Smorfia, veramente "da piangere" quelli dell'Annunciazione o delle richieste a San Gennaro o della Befana o dell' agendina di Minà.
La scena ormai passata alla storia della lettera a Savonarola è quella che meglio fotografa la vera e propria opera d'arte che "Non ci resta che piangere" rappresenta e quella sintonia naturale che si era creata tra Benigni e Troisi. Sintonia spontanea da fuori copione, di quelle che non hanno bisogno di molto impegno per "bucare il video" ed arrivare a chi le guarda. Affiatamento rimasto unico e che fa venire spontaneo un sorriso malinconico pensando a lui. 
Allora per omaggiarlo al meglio credo che non ci sia niente di più appropriato della poesia che lo stesso Benigni ha scritto per Troisi. Una poesia per un amico, per un'artista davvero unico e per un pezzo di spettacolo che non si può minimamente oscurare nemmeno dopo venti anni. 
Ciao Massimo.
Non so cosa teneva "dint'a capa",
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di "jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!"
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon jazz.
"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro

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