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domenica 14 giugno 2020

Ripartenze e nostalgie

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 392

E' ricominciato il calcio. Alè. Pre-partite, formazioni, dibattiti. Tutto cerca la sua naturale ricollocazione partendo da un fine-settimana dedicato al ritorno delle semifinali della sempre avvincentissima Coppa Italia. Programmone proprio. Una due giorni dove vanno in scena o meglio in campo la favorita solita e le (solite) squadre che rincorrono e sognano. E da appassionato quale sono.....quasi nemmeno me ne sono accorto. Sarà che di quattro squadre "non se ne fa nemmeno mezza" per la simpatia o la possibile vicinanza di tifo. Sarà che "la mia di simpatia" anche per quest'anno ha deciso di regalarci un'annata mediocre senza obiettivi e quindi, al solito, non rientrava nel lotto delle semifinaliste e delle sognatrici. Mix di motivi che hanno fatto sì che delle due partite dei giorni scorsi abbia seguito con un "PASSO STRISCIATO STANCO" più o meno una ventina di minuti: una decina di minuti del match di venerdì giusto come intrattenimento rispetto all'appuntamento fisso con Propaganda. Ed un'altra decina di minuti ieri sera prima di preferire un vecchio film di Hitchcock. Sicuramente lunedì prossimo alle 19.30, tipico orario per il campionato di serie A, non mancherò all'appuntamento in viola. Portandomi dentro la giusta dose di nostalgia e tristezza per quel Franchi e quella Fiesole desolatamente vuoti e soprattutto per quel pre-partita che ancor più del match mi mancherà. 
In generale però questo balletto infinito di posizioni, tra l'altro inutili e con poco senso, tra algoritmi, quarantene e sospensioni hanno raso al suolo quel minimo di entusiasmo che, come già detto ma tocca ripetere l'ammissione, l'ennesima stagione viola senza obiettivi aveva già minato. Un campionato che forse era giusto riprendere ma che senza pubblico, con un calendario ancora più incomprensibile del solito e con regole modificate, allontana ancora di più i nostalgici come me. Niente tifo, partite spalmate su sette giorni senza interruzioni tra una giornata ed un'altra, cinque sostituzioni che significano cambiare metà squadra e quindi cambiare anche il senso di partite e significato proprio dello sport. Non è roba da poco quella che tutta insieme arriva come una novità. Per molti versi necessaria visto il momento, per altri molto discutibile.  A tutto questo si è affiancato il tira e molla solito delle varie fazioni su quando ricominciare e come che hanno fatto riflettere su quanto sembrasse tutto anacronistico rispetto a quello che il Paese stava passando per altro. Direte, proprio tu che da sempre segui il calcio non te n'eri mai accorto che vive in una bolla fatta di regole proprie? No, no per sapere l'ho sempre saputo. E quando ragionavo senza la testa del tifoso e dell'appassionato l'ho anche sempre riconosciuto, di essere complice di qualcosa che faceva abbastanza ridere. Ma in questo periodo mi è banalmente parso più evidente. "A volte basta distaccarsi un po' dalle cose per vederle meglio" (cit.). Forse è stato questo. O forse quel volersi attaccare a qualcosa di bello per pensare ad altro nel periodo di quarantena e non averlo trovato nella vecchia passione che da sempre mi accompagna. Perché magari sarà anche solo un momento ma di bello in questo pallone non ci vedo nulla o davvero pochissimo.  Pensare ai soliti noti che litigano sul coefficiente dell'algoritmo che assegnerà o meno lo scudetto in caso di chiusura anticipata che verrà stabilita in base a non si sa ancora quale numero/percentuale di contagiati e/o di squadre in quarantena mi fa davvero tristezza. Ed è solo un esempio di una serie di motivi che potrebbe essere lunghissima e che riflettendoci accentua ancora di più quello stato d'animo pieno appunto di tristezza. Per quanto questa parola possa essere abbinata ad un argomento del genere. 
Detto questo, la macchina è ripartita. E magari il mio sarà solo un momento passeggero, derivante dalla lontananza da quei pre-partita, dallo stadio dipinto del giusto colore, dal mio fedele "gruppo a dopo - sezione Fiesole", da quel "garrisca al vento". La nostalgia per certe domeniche resta, magari è  un segno buono per volerle ritrovare.

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