#KdL - KIAVE di LETTURA n° 512 |
La "carriera alias" infatti propone la soluzione di far scegliere a studenti transgender un nome ed un genere alternativo a quello previsto nei documenti ufficiali. Una soluzione che, anche se temporanea e limitata all'ambito di riferimento che la applica, resta comunque un tentativo importante di far vivere a questi ragazzi il percorso di crescita scolastica nel modo più consono e meno complicato per questo aspetto. Ovviamente non è un percorso legale al di fuori della scuola/università che applica questa possibilità, ci mancherebbe altro si facessero dei passi avanti, ma è un inizio.
La modalità di carriera alias è uno strumento quindi che andrebbe preso come spunto e come elemento di diffusione con una specifica regolamentazione univoca a livello nazionale e soprattutto ministeriale per far sì che davvero una volta tanto la scuola operi la sua funzione di insegnamento ed esempio. Ma soprattutto sia una chiara indicazione anche a chi la carriera alias la deve rispettare nei fatti concreti di ogni giorno scolastico. Perché purtroppo anche le norme illuminate, anche nei rari casi in cui vengono alla luce, devono essere poi applicate.
Come non è successo ad esempio al Liceo Cavour di Roma dove un ragazzo è stato preso di mira dalla grettezza culturale di un professore che non solo si è rifiutato di applicarla ma ha anche barrato in rosso il nome riportato su un compito dello stesso, aggiungendo poi le classiche spiegazioni di elevata ed illuminata cultura "ho davanti una donna e così mi ci rapporto". Disattendendo la possibilità prevista dall'istituto al ragazzo di determinarsi ed aggiungendo frasi ed allusioni discriminatorie nei suoi confronti. Ma soprattutto facendo cadere a pezzi la speranza dello stesso di essere finalmente in una realtà che lo riconoscesse e lo tutelasse.
Ovviamente al professore ha dato pieno sostegno quella sottospecie di organizzazione chiamata "Pro Vita" o qualcosa di simile e forse anche per questo lo stesso docente si sarebbe sentito in diritto di aggiungere "adesso per voi è cambiata la musica", frase che sembra lo stesso professore abbia rivolto a chi ha sostenuto i diritti del ragazzo chiedendo educazione, rispetto ed applicazione di quanto previsto dal regolamento d'istituto. Invano. Ovviamente dopo sono arrivate le scuse. Curiosamente appena la cosa è diventata di dominio pubblico e si sono ventilati provvedimenti.
Un peccato che non può però rimanere rammarico. La possibilità aperta dalla carriera alias è di quelle che potrebbe far essere orgogliosi di questo Paese e non possiamo prevedere che sia ostacolata da un'applicazione frammentaria e contrastata da chi fa di maleducazione ed arretratezza il proprio marchio di fabbrica. Deve invece rappresentare un modello, una sorta di tappeto rosso per cercare di aprire "LA PORTA DEI SOGNI" chiamata diritti civili riconosciuti.
Per questo le scuse non bastano. Servono provvedimenti. Severi per chi non rispetta regolamenti e persone e illuminati di estensione di questo esempio a livello generale e nazionale.
Una volta tanto abbiamo un'esperienza corretta, non cestiniamola.
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