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#KdL - KIAVE di LETTURA n° 641 |
La tragedia però non è purtroppo completa così perché oltre alla vetta massima ce ne sono anche molte, quasi infinite, di piccole/medie ma ugualmente drammatiche. Lavoro sottopagato, precario, schiavizzante, umiliante, non qualificante, vessato, mobbizzato. E come sempre, da bravi forti coi deboli, di solito tutto questo ancora più schifoso perché concretizzato con categorie di lavoratori considerati "più facili da colpire". Giovani, precari e soprattutto donne. Sottopagate rispetto agli uomini, strumentalizzate nelle situazioni più disparate, umiliate nelle peggiori manifestazioni di maschilismo, a rischio per la sola loro condizione di essere tali. Ma anche in questo caso tutte situazioni note, costantemente immutate tanto da poter dire incancrenite. Infine alla base di queste vette, meno di spicco ma più diffuse, tutte le diverse casistiche di considerazione del lavoro come "schiavitù" a livello professionale e di riconoscimento. Salvo ovviamente quelli che invece che dare lustro danno solo "sponda" per quei due unici valori che dicevo prima. Casi che anche giustamente fanno meno notizia delle tragedie più alte ma che qualificano o meglio squalificano in modo assoluto la parola lavoro.
La festa del lavoro si diceva. Già. Sarebbe bello che ogni tanto si riuscisse a festeggiare qualche risultato in queste giornate. Non la generale definizione del concetto di festeggiamento ma la soddisfazione per veder sparire qualcosa di orribile legato all'argomento da festeggiare. Pensate, basterebbe meno orrore e non l'apparizione di bellezza per essere già vagamente soddisfatti. Questa è la reale fotografia della festa del primo maggio.
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