sabato 3 maggio 2025

Lavoro ?

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 641
Lavoro. Giovedì si celebrava questo. O meglio si provava a mettere in risalto qualcosa che ha purtroppo molto spesso qualcosa da piangere piuttosto che da festeggiare. Prima e più grande piaga ovviamente quella dei morti sul lavoro. Quella che ogni anno porta in momenti diversi legati agli eventi più tragici ad una continua carrellata di condoglianze. Sentite, contrite, profonde. Ma che restano parole sospese in aria senza concreta base di attuazione per una risoluzione. In parte perché arrivano da chi non può risolvere molto, per l'altra parte perché chi avrebbe in mano qualche leva di comando, della problematica onestamente "se ne impipa" per dirla in francese. Perché è un tema che interessa giusto per mandare qualche telegramma e fare qualche espressione di circostanza tanto per non perdere il trend della giornata, facciamo mezza. Ma il ritorno effettivo in termini pratici di interessarsi seriamente della cosa porterebbe ad inimicarsi le uniche cose che contano a questo mondo: potere e soldi. E quindi, anche se "VORRESTI UNA TREGUA SENZA CROCI DA PORTARE" , i tre morti - di media - al giorno degli ultimi anni restano e resteranno tali. Ed è un tragedia senza confini. Di cui si ignora colpevolmente la potenza. Per la quale non si muove un dito che sia uno da anni. O meglio lo si fa ma nel verso opposto. Peggiorando le condizioni, le normative, il numero dei controlli ed allargando le maglie delle aree di grigio ed oscuro.
La tragedia però non è purtroppo completa così perché oltre alla vetta massima ce ne sono anche molte, quasi infinite, di piccole/medie ma ugualmente drammatiche. Lavoro sottopagato, precario, schiavizzante, umiliante, non qualificante, vessato, mobbizzato. E come sempre, da bravi forti coi deboli, di solito tutto questo ancora più schifoso perché concretizzato con categorie di lavoratori considerati "più facili da colpire". Giovani, precari e soprattutto donne. Sottopagate rispetto agli uomini, strumentalizzate nelle situazioni più disparate, umiliate nelle peggiori manifestazioni di maschilismo, a rischio per la sola loro condizione di essere tali. Ma anche in questo caso tutte situazioni note, costantemente immutate tanto da poter dire incancrenite. Infine alla base di queste vette, meno di spicco ma più diffuse, tutte le diverse casistiche di considerazione del lavoro come "schiavitù" a livello professionale e di riconoscimento. Salvo ovviamente quelli che invece che dare lustro danno solo "sponda" per quei due unici valori che dicevo prima. Casi che anche giustamente fanno meno notizia delle tragedie più alte ma che qualificano o meglio squalificano in modo assoluto la parola lavoro.
La festa del lavoro si diceva. Già. Sarebbe bello che ogni tanto si riuscisse a festeggiare qualche risultato in queste giornate. Non la generale definizione del concetto di festeggiamento ma la soddisfazione per veder sparire qualcosa di orribile legato all'argomento da festeggiare. Pensate, basterebbe meno orrore e non l'apparizione di bellezza per essere già vagamente soddisfatti. Questa è la reale fotografia della festa del primo maggio

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