Facebook ed il suo servizio di "promemoria" a volte è particolarmente azzeccato. Proprio oggi infatti veniva riproposta questa foto qui accanto in cui ero stato taggato giusto un anno fa. Proprio nella settimana che porta al
Liga Rock Park di Monza viene riportata a galla la serata del
Campovolo 3.0 di un anno fa di cui mi accorgo di non aver scritto, anche se nessuno ovviamente è stato ricoverato d'urgenza per malori dovuti a questa mancanza. I ricordi sono datati dodici mesi ma le emozioni sono tatuate a pelle addosso.
E' vero è passato un anno da quel preconcerto in quella tripla diventa quadrupla poi quintupla poi sestupla tendente alla ennupla, ma se riguardo quella maglietta
"meglio nera" che fa mostra di se nel mio armadio non posso non riprovare quei brividi e quella necessità di occhiali scuri, per quella scritta per quel
"marchio a dopo" in alto a destra, per quella consegna bagnata dalla
birra più speciale (e visto il produttore non poteva essere diversamente) ci potesse essere. Lo sento ancora tangibile quel brindisi, un po' forse come qualcun'altro sente tangibile sui ginocchi il tatuaggio dell'asfalto del cavalcavia che porta a
Campovolo. Quel tentativo fallito di trovare un heineken di plastica da bere, il tentativo di trovare un posto sicuro dove restituire al prato la birra bevuta tra un cassonetto ed occhi indiscreti, due ciclisti provetti con casco e urla
"c'ho le lacrimeeee",
sette bicchieri alzati in un brindisi in un panca da sagra,
scene da guinness dei primati di chi aveva più bisogno di restituire la birra alla terra di noi, attesa per un concerto annunciato come lungo, il tentativo di non perdere chi dopo qualche kg di farmaci cominciava a far vincere febbre e mal di gola, luce solare che piano piano si abbassa e piano piano la consapevolezza che rispetto al
primo Campovolo l'organizzazione era tutta altra roba (e non è che ci volesse poi molto) e che
rispetto al secondo palco e Liga sarebbe stati molto più lontani.
Il programma era chiaro e buona parte della scaletta pure, si festeggiavano i venticinque (!!) anni di
LIGABUE ed i venti (!!!) di
BUON COMPLEANNO ELVIS e già era noto che entrambi gli album sarebbero stati riproposti interamente con le band originali. Sentire alcuni pezzi dal vivo, molto più di nicchia di quelli abitualmente noti e da concerti ha fatto più volte esclamare al capitano (o quel che ne restava)
"chissà quanti come noi c'erano già a quell'epoca".
Angelo nella nebbia, freddo cane, figlio di un cane hanno portato brividi nuovi affiancandosi a quelli più noti e ricorrenti di
bar mario piuttosto che dei
sogni di rock&roll a me diventati ancora più cari recentemente.
Con il cambio di banda e l'arrivo appunto della
"Banda" è arrivato quello che è l'album dell'esplosione di
Liga, con
Certe Notti a far da apripista. Ma quell'album per me ha sempre avute altre perle da
La forza della banda a Il cielo è vuoto o il cielo è pieno per arrivare a
Leggero poesia allo stato puro, che a questo giro mi sono gustato in unico lungo abbraccio con il capitano, che sono sicuro abbia resistito fino alla fine in buona parte perché quella giornata era cominciata con quella maglietta e quel significato e di questo non potrò
mai ringraziarlo abbastanza.
I passaggi successivi sono stati quelli di un enorme jukebox che sceglieva pezzi
"campione" dai diversi album restanti, ed ogni volta era un guardarsi
"ci toccherà abbassare gli occhiali"? Spesso sono calati, spesso sono quasi volati dal ritmo accelerato di versioni rock ma in ogni pezzo c'era
la bellezza di essere circondati da un gruppo speciale, lì pronto ad accentuare ed a fare eccellere ogni sensazione, da quella più profonda a quella più agitata. Su
"Urlando contro il cielo" ho pensato di non arrivare a fine, su
"a modo tuo" ho visto molti occhiali neri non bastare a contenere emozioni vere e profonde, sul
pezzo "maledetto" ho sentito la vicinanza di sei abbracci ed ho cercato di restituirla a chi quella canzone la sente come me.
Sembrava un ragazzino, il
Poeta su quel palco, con gli accordi e lo stile che dopo una gran parte di concerto perfetto cominciava a mostrare imprecisioni che rendevano il tutto anche più apprezzato.
Dopo quaranta pezzi e tre ore e mezzo sembrava non mancare più niente,
"giusto i fuochi d'articio" ed infatti anche quelli sono arrivati a coronamento di una serata dai colori speciali, dalle emozioni che solo il
Poeta sa dare ma che solo con un gruppo del genere accanto si riesce ad apprezzare davvero totalmente. Un
gruppo che da quella consegna a quella
"divisa speciale" tanto orgogliosamente indossata che ha fatto più volte esclamare
"oh...hanno sbagliato a fare le magliette...c'è scritto Enzo e non Elvis" non può che essere il più grande, speciale ed apprezzato
fuoco d'artificio di un concerto datato dodici mesi fa, ma che come emozioni è così attuale da rivederlo davanti agli occhi
....ora....
Premessa perfetta in attesa di Monza e del nuovo appuntamento con il mio
Poeta ma soprattutto con il mio gruppo....da Campovolo a Liga Rock Park....possiamo cominciare.....