Kiave di lettura n° 93 |
Mi ero perso il film alla sua uscita cinematografica anche se mi incuriosiva e non poco, sia per il soggetto che per l'autore del film.
Apprezzo molto infatti la capacità di Pif di rendere personale ogni racconto ed ero curioso di vedere come si poteva abbinare e legare al soggetto e se il suo stile "da testimone" poteva reggere anche nella realizzazione di un film.
Ebbene ogni curiosità è stata soddisfatta ampiamente, Pif è riuscito infatti ad andare ben oltre a "IL MURO DEL SUONO" delle ovvie parole che di solito sono utilizzate per descrivere e raccontare storie di mafia. Lo stile di Pif emerge anche nel film e la sua naturale semplicità fa da linea comune a personaggi e trama. Ogni personaggio è descritto e raffigurato semplicemente come in una commedia ma lo sfondo è ben più complesso, vive delle ombre degli omicidi mafiosi in terra siciliana negli anni Ottanta/Novanta nei quali lo stesso Pif si trova in modo parallelo quasi toccato, per vicinanza o conoscenza di alcuni protagonisti. In molti momenti si ha l'impressione che la commedia vada oltre la mafia e percorra una strada solo marginalmente toccata dall'argomento, ma non è così. Il film arriva ben presto dove vuole arrivare e il messaggio passa bello chiaro con un finale che pesca a piene mani nelle esperienze da "testimone" dello stesso Pif facendo tornare alla mente anche parti della sua intervista a Saviano, che vi invito a cercare e vedere per la sua semplicità e la sua profondità se non avete ancora avuto la fortuna di vederlo.
E' una ventata di aria fresca e pulita, pur essendo un'aria non leggera e frivola ma legata ad una riflessione che non manca di essere sempre presente. Gli attori che fanno parte del film sono in realtà davvero quasi tutti come protagonisti secondari rispetto alla trama ed al suo percorso. Pif riesce a far riflettere e tenere bene in memoria, come dicevo una settimana fa per Danielino, un argomento e fatti che fanno parte della nostra storia e che per non ripetersi devono non essere dimenticati. L'ambientazione è semplice e la trama può apparire magari anche banale, ma quello che rappresenta non lo è per niente. Il crescere del protagonista con la presenza grigia di rapporti mafiosi evidenti o latenti non è un crescere banale ma a piccole gocce immette in lui la consapevolezza e la dimensione di uomo che nel finale "da brividi" emerge e viene fuori come una bellissima esplosione che fa da contraltare alle tragiche esplosioni protagoniste in altri momenti del film. Veloce nel guardarlo e nel provocare un sorriso riflessivo ma soddisfatto. Esame da regista superato a pieni voti, complimenti PIF.
Apprezzo molto infatti la capacità di Pif di rendere personale ogni racconto ed ero curioso di vedere come si poteva abbinare e legare al soggetto e se il suo stile "da testimone" poteva reggere anche nella realizzazione di un film.
Ebbene ogni curiosità è stata soddisfatta ampiamente, Pif è riuscito infatti ad andare ben oltre a "IL MURO DEL SUONO" delle ovvie parole che di solito sono utilizzate per descrivere e raccontare storie di mafia. Lo stile di Pif emerge anche nel film e la sua naturale semplicità fa da linea comune a personaggi e trama. Ogni personaggio è descritto e raffigurato semplicemente come in una commedia ma lo sfondo è ben più complesso, vive delle ombre degli omicidi mafiosi in terra siciliana negli anni Ottanta/Novanta nei quali lo stesso Pif si trova in modo parallelo quasi toccato, per vicinanza o conoscenza di alcuni protagonisti. In molti momenti si ha l'impressione che la commedia vada oltre la mafia e percorra una strada solo marginalmente toccata dall'argomento, ma non è così. Il film arriva ben presto dove vuole arrivare e il messaggio passa bello chiaro con un finale che pesca a piene mani nelle esperienze da "testimone" dello stesso Pif facendo tornare alla mente anche parti della sua intervista a Saviano, che vi invito a cercare e vedere per la sua semplicità e la sua profondità se non avete ancora avuto la fortuna di vederlo.
E' una ventata di aria fresca e pulita, pur essendo un'aria non leggera e frivola ma legata ad una riflessione che non manca di essere sempre presente. Gli attori che fanno parte del film sono in realtà davvero quasi tutti come protagonisti secondari rispetto alla trama ed al suo percorso. Pif riesce a far riflettere e tenere bene in memoria, come dicevo una settimana fa per Danielino, un argomento e fatti che fanno parte della nostra storia e che per non ripetersi devono non essere dimenticati. L'ambientazione è semplice e la trama può apparire magari anche banale, ma quello che rappresenta non lo è per niente. Il crescere del protagonista con la presenza grigia di rapporti mafiosi evidenti o latenti non è un crescere banale ma a piccole gocce immette in lui la consapevolezza e la dimensione di uomo che nel finale "da brividi" emerge e viene fuori come una bellissima esplosione che fa da contraltare alle tragiche esplosioni protagoniste in altri momenti del film. Veloce nel guardarlo e nel provocare un sorriso riflessivo ma soddisfatto. Esame da regista superato a pieni voti, complimenti PIF.