domenica 28 giugno 2020

Una luce nella ribongia poi il buio

Campionato - 28^
LAZIO - FIORENTINA = 2 - 1
GOAL: RIBERY - Immobile (R) - Luis Alberto
LA PARTITA
In questo fantasmagorico semi-campionato ripartito con un calendario comprensibile come una conferenza stampa di un ex direttore sportivo a caso, ci giochiamo la seconda partita post sospensione all'Olimpico contro la Lazio reduce da una discreta scoppola a Bergamo. Non tanto per il risultato ma per il morale visto il modo in cui il risultato è maturato ed il fatto di aver lasciato per strada punti e possibilità di raggiungere i gobbi. 
Ci presentiamo con un 5-3-2 bello chiuso e per mezz'ora riusciamo nel nostro intento cioè addormentare partita ed avversario. Sculo se anche chi la guarda da casa rischia la cascaggine. Per quelli che resistono arriva il premio. "NON HO DORMITO MA HO VISTO L'ALBA" possono dire vedendo Ribery seminare avversari come birilli e trovare un gol bellissimo. Dal niente siamo in vantaggio. "A questi ritmi fa quello che vuole" ed in effetti, la luce di FranckFranck è l'unica che si accende in una serata di noia totale. La Lazio risponde con due colpi di testa, uno pericoloso di Parolo ben respinto e uno alto di Caicedo. La vera svolta arriverebbe a fine primo tempo quando Bastos commette un fallaccio su Ghezzal e meriterebbe qualcosa di più del giallo che gli arriva. All'intervallo comunque siamo avanti.
Nella ripresa decidiamo di chiuderci un altro po' rinunciando alla spinta (si vabbe si fa per dire) di Dalbert per mettere la fisicità di Igor (eh vabbè). In ripartenza continuiamo ad essere più pericolosi, soprattutto quando è l'unico giocatore di calcio in campo a portare la palla. Siamo pericolosi con Castrovilli che costringe Strakosha ad una bella parata mentre poi un positivo Ghezzal coglie la traversa da fuori. La Lazio sembra sempre più cotta e con meno fiato, per dargli una mano l'arbitro trasforma un semituffo di Caicedo in rigore. Partita riaperta dopo che Immobile spiazza Dragowski. I cambi per darci quello sprint che potrebbero "finire" gli avversari tardano ad arrivare e quando arrivano cambiano poco, così da un errore di Igor, Luis Alberto ci punisce. Era strettino il pari, figuriamoci perdere. Nel finale Vlahovic decide anche di farsi buttare fuori, così tanto per gradire. Finisce 2-1.
"Comunque io ho visto un solo giocatore in campo. Il resto tutta ribongia". Ecco, questa perfetta sintesi del Maso è quella che meglio secondo me fotografa questa partita. Non avremmo meritato di perdere, forse nemmeno di pareggiare. Abbiamo avuto (tolte le occasioni da gol) più occasioni e più nitide. Due decisioni arbitrali almeno hanno inciso in senso negativo sul risultato. Siamo stati ordinati per una settantina di minuti ripartendo decentemente. Forse da questa squadra e da questo allenatore non possiamo aspettarci di più. Però onestamente mi sembra davvero poco accontentarsi di quanto ottenuto. Giocando una partita da superprovinciale copertissima pronta a ripartire in contropiede in casa di un avversario più accreditato ma apparso cotto al 36esimo secondo. La classifica resta sostanzialmente la stessa. Dietro son fermi ma noi non ci muoviamo, passano le giornate nel grigiore generale e pensare che il telecronista una volta in vantaggio commentava "con questi eventuali tre punti la Fiorentina comincia a rivedere speranze europee". Già.
FORZA VIOLA...sempre...
LE PAGELLE
Dragowski 6
Lirola 5,5
Milenkovic 6
Pezzella 6
Ceccherini 6
Dalbert 6
Ghezzal 6,5
Badelj 5
Castrovilli 5,5
Ribery 7+
Cutrone 5
Igor 5
Vlahovic 4
Venuti 5,5
Sottil SV
Pulgar SV
All. Iachini 5,5
IL MIGLIORE: RIBERY
Il peggiore: Vlahovic
"TAKKO AI' GIRO" - Spazio tecnico Bollins gestito
"....il commentatore gufa...se la fiorentina sbancasse l'Olimpico, la maialaditomae sbancasse...rigiallo, ma quanti ne ammonisce? Comunque Cutrone si sente in mezzo all'area eh...ma noi si regge tutti dietro fino al novantesimo? Comunque si compiccia poco...o altra perla di Ribery o nulla....accidentalsaledicervia e lo spot nell'intervallo, c'ha distratto..."

sabato 27 giugno 2020

Colpa sua...

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 394

E' arrivata l'estate, esplosa nelle temperature che accompagnano queste ultime giornate di giugno. Con la stessa costanza, ma con un po' più di fatica, anche tutto il resto prova a dipingere il paesaggio da fotografia estiva. Le attività lavorative di ristorazione ed accoglienza cercano singhiozzando di non accusare troppo lo stop forzato e le successive limitazioni. I possibili utenti e clienti che sono stati per "TUTTO IL TEMPO LI A TENERE IL TEMPO" dell'isolamento adesso vedono all'orizzonte la possibilità (in tempi e forme diverse) di rialzare la voglia di socialità e svago da sotto i tacchi dove era finita. 
In modi diversi ma tutti impegnati nel tentativo di far coincidere il costante avvicinarsi al cuore della stagione estiva con una situazione piano piano meno "drammatica". E' dura. E' genericamente riconosciuto che sia così. Ma provarci resta l'unica soluzione possibile. 
Affiancato a tutto questo, tranne che nelle illuminate tesi di Pappalardo ed i suoi amabili scienziati/seguaci,  il COVID non è andato in vacanza. E purtroppo neanche la limitatezza culturale di una parte di questo Paese (e non solo). Tra le tante cose dette e rimaste nella categoria "diciamole ora che essendo tutto fermo non costa niente, poi ovviamente torneremo a fare come prima" c'è sicuramente la considerazione e la condizione generale di certe categorie di lavoratori. Il "questo periodo deve farci riflettere" suonava sin dall'inizio vuoto, visto che si parla di argomenti che da sempre hanno ispirato interesse e riflessione di pochissimi. Nell'opinione pubblica, ma soprattutto e molto più pericolosamente, nella cosiddetta classe dirigente. 
Questa settimana è arrivata l'ennesima conferma. Il focolaio di nuovi contagi che nei giorni scorsi è emerso a Mondragone è stato accompagnato da una vera e propria caccia ai responsabili. Caccia che si è trasformata in una sorta di guerriglia urbana nel paese ed in un processo al colpevole sui media in generale. Sul banco degli imputati la comunità di lavoratori bulgari che occupa alcune palazzine della cittadina. Colpevoli di essersi ammalati e di non rispettare le consegne di isolamento. Oggi. Di aver rubato il lavoro agli italiani. Ieri. Di aver invaso il nostro Paese. Ieri l'altro. Domani chissà. 
Non era impossibile da prevedere che ci saremmo arrivati.  Il COVID in questo caso non è il problema ma il moltiplicatore di qualcosa di diverso. A Mondragone come da altri parti. Lavoratori sfruttati senza nessuna tutela, costretti a vivere in condizioni in cui il distanziamento sociale fa sorridere ironicamente anche solo a pensarlo e con un futuro segnato solo dal dogma "non perdere questo lavoro o sei finito/a". Accanto a loro, negli stessi palazzi o in quelli vicini, altri lavoratori o senza lavoro con le stesse condizioni o le stesse preoccupazioni. Chi vede in questa situazione un problema statistico di cittadinanza e/o nazionalità, vede una piccola infiltrazione durante un'alluvione. Oppure ha un piano molto semplice: sviare dal problema reale e cercare consenso.  
"....arrivano i bulgari a infettarci, arrivano i bulgari a non rispettare le ordinanze....la parola bulgari la potete tranquillamente sostituire con una nazionalità qualsiasi, l'importante è che siano altro rispetto a noi così il giochino fila liscio liscio..." ha scritto ieri Giulio Cavalli su tpi.it (clicca qui per leggere l'articolo). Nel giochino dal titolo "è colpa sua" è stata e sarà come sempre accantonata l'analisi della situazione reale e con essa anche i veri punti da affrontare. Lo sfruttamento del lavoro nero e non, la clandestinità necessaria come arma di ricatto, la giusta attenzione alle denunce già note, l'invivibilità di molte situazioni lavorative ed abitative, il mescolarsi di varie illegalità ed il conseguente loro rafforzamento, l'assenza di tutele lavorative e di vita.
Punti che non hanno una nazionalità o un colore della pelle e che dovrebbero essere analizzati con un unico obiettivo: non rendere schiavi degli esseri umani
Ma tranquilli. Per chiudere con ottimismo sulla possibilità che questi argomenti siano trattati nella maniera più completa e oggettiva c'è una novità. Lunedì a Mondragone arriverà Salvini ed il suo codazzo di sostenitori e mezzi di comunicazione/informazione (...). Allegri. Basta aspettare pochi giorni. 

lunedì 22 giugno 2020

Ritorno con pareggio...

Campionato - 27^
FIORENTINA - BRESCIA = 1 - 1
GOAL: Donnarumma (R) - PEZZELLA
LA PARTITA
Si ricomincia. Con mille "mah" ed un centinaio di "boh" riparte questa stagione che già sembrava poco interessante e che dopo questa sosta di oltre tre mesi sembra aver smarrito anche quel...."poco". Si riparte con un Franchi desolatamente a porte chiuse e con un americano sbagliato sul tavolino di casa al posto della pinta al Moonshine prima e la pinta in bicchiere di plastica sui gradoni delle Fiesole poi. La lunga pausa ha portato in dono il recupero di FranckFranck che Beppe decide di schierare dal primo minuto in un modulo che "bascula" (cit.) tra un 4-3-3 (raramente) ed un 3-5-2 (molto più spesso). I primi quindici minuti sono praticamente una prosecuzione della prolungata sosta. Il niente si manifesta e si spera solo che "CON IL TEMPO LI' DAVANTI" la cosa possa migliorare. Caceres ha evidentemente un concetto particolare del miglioramento e stende Dessena lanciato a rete. Rigore e nonostante che Dragowski ci vada vicinissimo (spiazzato e nemmen poco) siamo sotto. "Donnarumma non segnava da settembre". E infatti: tac. 0-1.
Chiesa prova a riprendere subito il match con un tiro al volo bellissimo ma impreciso e subito dopo con un sinistro forte che però è troppo centrale. Poco altro fino a quando Pulgar dà il primo segnale di vita battendo bene un calcio d'angolo ed apparecchiando un bel cross per Pezzella che stacca e porta la partita in parità. Mentre Ribery sembra trovare finalmente la confidenza giusta col campo (sua l'azione da cui nasce il calcio d'angolo del gol viola), Dalbert si fa prima ammonire e poi rischia su altri due interventi. Sul primo soprattutto viene letteralmente graziato da un rosso che avrebbe meritato. Finisce il primo tempo sull' 1-1
Nella ripresa la partita sembra giocata da altre squadre. Il Brescia comincia aggressivo e con Skrabb impegna il nostro Drago. Poi si accende Franck e Castrovilli diventa un trascinatore. Assediamo il Brescia, due gol annullati (giustamente), un paio di buoni interventi di Joronen ("echiccazz'è?") ed un salvataggio sulla linea di Papetti ("chi!!?!?!?"). Chiesa insiste ma trova solo i centimetri vicino al palo, Vlahovic i piedi del portiere bresciano e Lirola in superiorità numerica in contropiede si mangia l'occasione giusta. Quando ormai vien da dire "l'è maturo", Caceres decide di farsi buttare fuori e il povero Ghezzal appena entrato (a sorpresa) esce dopo pochi minuti (altrettanto a sorpresa) e probabilmente " 'unfanemmen la doccia ". Sembra comunque che si possa continuare a tenere alto il nostro ritmo e Pezzella colpisce la traversa sfiorando la doppietta. Comincia a prevalere la stanchezza e mentre i cambi a disposizioni ce li spendiamo al 93' (sigh) andiamo avanti più con i nervi che non con la testa o il gioco. Chiesa e Castrovilli ci provano ancora ma alla fine è Dessena a farci sudare freddo al 95', bravo e "scenico" il nostro portiere barbuto. Finisce così in parità.
Un primo tempo da calcio con le ciabatte ed un secondo più o meno all'arrembaggio. L'impressione è stata quella di una squadra orgogliosa e con elementi di qualità che nella ripresa hanno cominciato a giocare "divertendosi". Secondo tempo spaziale del Castro che continua la sua crescita esponenziale ed un FranckFranck che (anche se con poca costanza) ha fatto stropicciare gli occhi per un paio di giocate. Continua a mancare sostanzialmente il centrocampo e la capacità di concretizzare le occasioni create.  Sembra sempre che si vada avanti più per individualità e nervi che non per gioco ed organizzazione. Ma avremmo comunque meritato i tre punti per le tante occasioni del secondo tempo. Peccato perchè l'avversario era onestamente quello più facile per ripartire (ultimi in classifica, decimati e con uno spirito non proprio da coltello tra i denti). Si poteva ripartire con tre punti importantissimi per chiudere a chiave i brutti pensieri e cominciare a programmare qualcosa di diverso. Peccato davvero.
FORZA VIOLA...sempre...
LE PAGELLE
Dragowski 6+
Caceres 4
Pezzella 6,5
Ceccherini 6 -
Chiesa 6 +
Duncan 5 -
Pulgar 5
Castrovilli 7
Dalbert 4,5
Ribery 6,5
Vlahovic 6
Lirola 5,5
Ghezzal SV
Milenkovic SV
Sottil SV
Cutrone SV
All. Iachini 5 +
IL MIGLIORE: CASTROVILLI
Il peggiore: Caceres
 "TAKKO AI' GIRO" - Spazio tecnico Bollins gestito
"...comunque vada l'è calcio d'estate...la prossima è col Piancastagnaio per trovare la condizione...l'importante è non essere in forma subito sennò a novembre siamo già scoppiati....son quelle amichevoli che partono male ma poi tu dilaghi, tipo Fiorentina - Santa Fiora 13-1....le indicazioni di Iachini sono gioca gioca gioca gioca gioca gioca a volte giocala...fine....la flemma di pulgar invece è imbarazzante...ma semprini chi l'è? Ma Ghezzal che pole rientrare? ...due punti buttati....e ora a lazio, muah...."

Dicesi voucher



"....per gli abbonati ai servizi di impianti sportivi è previsto il rilascio di un voucher...." 
Appena ho letto questa parte dell'articolo 216 del decreto-legge 19/05/2020 ho cercato con molta attenzione il significato della parola voucher.
Visto che oggi il comma suddetto è "presente" in vari comunicati, vi "allego" la definizione corretta del termine, scovata dopo un'attenta ricerca. Dicesi...

sabato 20 giugno 2020

Una scorta necessaria

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 393

Oltre quattro anni fa veniva prima rapito e poi ucciso Giulio Regeni. Sono oltre cinquanta mesi che i genitori cercano di non far abbassare la luce e l'attenzione sulla drammatica vicenda di loro figlio. Aiutati da una parte di opinione pubblica o meglio da una serie di persone che hanno dato il loro contributo in vari modi affinché sulla storia di Giulio non cadesse il silenzio. In Italia nel frattempo, si sono avvicendati vari Governi, ma i risultati son sembrati abbastanza simili tra di loro. Il denominatore comune dei quali è la tristezza più assoluta. A cui però i genitori ed i promotori delle varie campagne o delle varie iniziative non si sono mai rassegnati. Non ottenendo finora quanto sperato, ma riuscendo almeno a far emergere alcune cose.
Ad esempio un coinvolgimento che non deve essere così a basso livello, visti gli interventi che si sono succeduti. Ad esempio che il primo tentativo di indagine era in realtà un vero e proprio depistaggio o tentativo di. E' una vicenda molto complessa. Dai mille aspetti e dai mille risvolti. Che negli anni abbiamo imparato non riguardano fattori di poco conto. Ma che hanno tutti alla base una cosa disarmante nella sua semplicità. La verità sulla morte di un ragazzo non ancora trentenne. Che continua ad essere richiesta ma che allo stesso tempo continua ad essere in qualche modo nascosta ed ostacolata. Per questo i genitori di Giulio pochi giorni fa hanno invocato una sorta di "scorta mediatica" per questa vicenda. Che li possa accompagnare e possa dar forza alle loro richieste. Evidentemente quello che percepiscono, anzi sanno, è che senza la presenza accanto di fari e luci sul caso, l'interesse per la verità resterebbe solo il loro. Sentirli, con la signorilità e lo spessore che non può che essere portato ad esempio, chiedere una scorta mediatica per Giulio sancisce due cose. La loro statura morale e la loro forza. E la sconfitta totale di chi fino ad oggi li ha costretti a non avere risposte ed a preoccuparsi di avere una scorta al loro fianco. 
Un altro caso dove "LA VERITA' E' UN'IMPRESA". O meglio un caso dove per riuscire ad ottenere chiarezza serve l'impegno stoico di parenti e la loro costanza di non mollare mai la presa. Vengono in mente, con le differenze evidenti, i casi di Stefano Cucchi e di Federico Aldrovandi. Dove solo grazie all'impegno di sorelle e genitori che non hanno mai mollato la presa si è potuto ottenere qualche cosa di simile alla verità, abilmente occultata al momento iniziale. Lo stesso impegno che è ancora necessario ai parenti di Riccardo Magherini che nei giorni scorsi hanno tentato di nuovo di portare alla ribalta la vicenda di Riky, proprio nel giorno del suo compleanno, con una manifestazione nella piazza del fermo che ha portato alla morte del ragazzo fiorentino. 
Queste situazioni che costringono chi ha subito degli atroci dolori ad ulteriori sforzi per ottenere la dovuta verità mi lasciano addosso un senso di rabbia e di smarrimento davvero unici. A chi ha dovuto piangere un figlio, un fratello, un fidanzato in circostanze violente non solo si chiede di non abbandonarsi al dolore ma gli si impone anche di impegnarsi in ricerche, in manifestazioni comunicative ed in una sorta di scudo naturale rispetto alle voci critiche o accusatorie così come alla voglia di far passare in secondo piano la cosa. 
"Giustizia ritardata è giustizia negata" (cit.). A queste vite non solo la giustizia è stata negata più volte ma la negazione è tutt'ora in corso, violentemente occultata. Per questo non dobbiamo mai far sì che la famiglia di Giulio (così come le altre) si possa sentire senza una scorta.  

domenica 14 giugno 2020

Ripartenze e nostalgie

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 392

E' ricominciato il calcio. Alè. Pre-partite, formazioni, dibattiti. Tutto cerca la sua naturale ricollocazione partendo da un fine-settimana dedicato al ritorno delle semifinali della sempre avvincentissima Coppa Italia. Programmone proprio. Una due giorni dove vanno in scena o meglio in campo la favorita solita e le (solite) squadre che rincorrono e sognano. E da appassionato quale sono.....quasi nemmeno me ne sono accorto. Sarà che di quattro squadre "non se ne fa nemmeno mezza" per la simpatia o la possibile vicinanza di tifo. Sarà che "la mia di simpatia" anche per quest'anno ha deciso di regalarci un'annata mediocre senza obiettivi e quindi, al solito, non rientrava nel lotto delle semifinaliste e delle sognatrici. Mix di motivi che hanno fatto sì che delle due partite dei giorni scorsi abbia seguito con un "PASSO STRISCIATO STANCO" più o meno una ventina di minuti: una decina di minuti del match di venerdì giusto come intrattenimento rispetto all'appuntamento fisso con Propaganda. Ed un'altra decina di minuti ieri sera prima di preferire un vecchio film di Hitchcock. Sicuramente lunedì prossimo alle 19.30, tipico orario per il campionato di serie A, non mancherò all'appuntamento in viola. Portandomi dentro la giusta dose di nostalgia e tristezza per quel Franchi e quella Fiesole desolatamente vuoti e soprattutto per quel pre-partita che ancor più del match mi mancherà. 
In generale però questo balletto infinito di posizioni, tra l'altro inutili e con poco senso, tra algoritmi, quarantene e sospensioni hanno raso al suolo quel minimo di entusiasmo che, come già detto ma tocca ripetere l'ammissione, l'ennesima stagione viola senza obiettivi aveva già minato. Un campionato che forse era giusto riprendere ma che senza pubblico, con un calendario ancora più incomprensibile del solito e con regole modificate, allontana ancora di più i nostalgici come me. Niente tifo, partite spalmate su sette giorni senza interruzioni tra una giornata ed un'altra, cinque sostituzioni che significano cambiare metà squadra e quindi cambiare anche il senso di partite e significato proprio dello sport. Non è roba da poco quella che tutta insieme arriva come una novità. Per molti versi necessaria visto il momento, per altri molto discutibile.  A tutto questo si è affiancato il tira e molla solito delle varie fazioni su quando ricominciare e come che hanno fatto riflettere su quanto sembrasse tutto anacronistico rispetto a quello che il Paese stava passando per altro. Direte, proprio tu che da sempre segui il calcio non te n'eri mai accorto che vive in una bolla fatta di regole proprie? No, no per sapere l'ho sempre saputo. E quando ragionavo senza la testa del tifoso e dell'appassionato l'ho anche sempre riconosciuto, di essere complice di qualcosa che faceva abbastanza ridere. Ma in questo periodo mi è banalmente parso più evidente. "A volte basta distaccarsi un po' dalle cose per vederle meglio" (cit.). Forse è stato questo. O forse quel volersi attaccare a qualcosa di bello per pensare ad altro nel periodo di quarantena e non averlo trovato nella vecchia passione che da sempre mi accompagna. Perché magari sarà anche solo un momento ma di bello in questo pallone non ci vedo nulla o davvero pochissimo.  Pensare ai soliti noti che litigano sul coefficiente dell'algoritmo che assegnerà o meno lo scudetto in caso di chiusura anticipata che verrà stabilita in base a non si sa ancora quale numero/percentuale di contagiati e/o di squadre in quarantena mi fa davvero tristezza. Ed è solo un esempio di una serie di motivi che potrebbe essere lunghissima e che riflettendoci accentua ancora di più quello stato d'animo pieno appunto di tristezza. Per quanto questa parola possa essere abbinata ad un argomento del genere. 
Detto questo, la macchina è ripartita. E magari il mio sarà solo un momento passeggero, derivante dalla lontananza da quei pre-partita, dallo stadio dipinto del giusto colore, dal mio fedele "gruppo a dopo - sezione Fiesole", da quel "garrisca al vento". La nostalgia per certe domeniche resta, magari è  un segno buono per volerle ritrovare.

martedì 9 giugno 2020

A volte ritornano...



Quando il DNA è comune lo si nota anche dalle piccole cose. I fratelli Bollusini non fanno eccezione a questa regola.
Appare questa notizia su violanews:
quasi in contemporanea la condividiamo l'uno con l'altro e quasi in contemporanea scriviamo i due commenti:
K: finalmente l'è guarito....si mette accanto a Badelj..
Bollins: ma che tornerà anche la sua pubalgia?

sabato 6 giugno 2020

Dall'isolamento alle manifestazioni

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 391

L'allentamento prima e l'annullamento poi del lockdown hanno lati positivi innumerevoli. Inutile elencarli. Pur con le attenzioni relative al distanziamento ed al mantenimento di precauzioni da vicinanze "obbligate", la vita ha ripreso alcune abitudini che erano diventate impossibili da marzo. Certamente secondarie (specie in certi momenti leggendo di situazioni e zone colpite massicciamente dal virus nella forma peggiore) ma che a lungo andare erano diventate vere e proprie mancanze. Il parrucchiere, il caffè al bar, un acquisto in un negozio, il saluto agli amici davanti ad un bel boccale di birra. Con uno spirito diverso, certo. Con un'attenzione al rispetto di certi aspetti che comunque fanno riflettere, ovviamente. Ma riprendere in mano anche un aspetto "LEGGERO NEL VESTITO MIGLIORE" come quello di ordinare una bella Harp media ed un panino in buona compagnia, mette sulla strada più indicata per raggiungere un posto tranquillo chiamato "leggerezza". Finalmente.
Ovviamente ogni aspetto ha il suo rovescio della medaglia. La possibilità di "tornare in piazza" ha permesso anche di rivedere scene che purtroppo questo periodo di quarantena ha solo sospeso e non annullato. E neanche ha modificato nelle modalità o nelle distanze. Sono di qualche giorno fa infatti le immagini della doppia "sfilata" delle piazze di destra che con magliette arancioni e tricolori srotolati hanno colorato (sigh) le strade di Milano prima e Roma poi. La prima guidata da un generale. E questo metterebbe anche qualche brivido e qualche pensiero se non il generale non si chiamasse Pappalardo ed esprimesse le idee che, purtroppo, tutto il mondo ha ascoltato. Dal "virus non esiste" al "la mascherina non mi permette di vedere quanto è bella una donna". Tanto per citarne due. Zero distanziamento e pochissime mascherine orgogliosamente rifiutate perché....chi segue il generale evidentemente sa cose che noi umani non possiamo capire.
Seconda manifestazione quella del nuovo patriota Salvini (si si quello di "Roma Ladrona" "senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani" "Padania is not Italy" e leader del partito che prima si chiamava lega lombarda e poi Nord e che da sempre ha usato il tricolore come strofinaccio) e della madrina del motto "ordine e disciplina" Meloni (basta leggere le cronache locali per giudicare la coerenza con cui vengono scelti i candidati rispetto a questa fierezza) . Come dite? C'era anche l'ex monarchico Tajani a festeggiare la giornata della Repubblica? Ah già avevo omesso...ed in una manifestazione del genere è tutto dire.
Anche in questo caso assembramenti, distanze minime che da un metro si riducono ad un centimetro e mascherina diventata un optional in base alle esigenze primarie, quelle cioè di selfie abbracci e strette di mano con i passanti. Inoltre, già in queste due manifestazioni erano emerse (come se non bastasse il resto) espressioni ed atteggiamenti di ostilità (più o meno indiretta) verso la stampa. Ma oggi nella terza manifestazione di quell'area politica si è raggiunto la vetta. 
Oggi toccava a Casapound, Forza Nuova ed una non ben nota frangia di tifo organizzato scendere in piazza. Si, avete letto bene. Manifestazione fascista. Evidentemente autorizzata. Dove l'assembramento e le mascherine sono passate tristemente in secondo, ma anche terzo piano visto gli incidenti, gli scontri e la caccia all'uomo inscenata verso i giornalisti. E continuo a chiedermi quello che da sempre resta un mio punto interrogativo. Ma davvero è giusto dare risalto mediatico, luci della ribalta e attenzioni a simili figuri? Cioè "ma davvero pensate ci possa essere qualcosa d'interessante in quello che dice o manifesta un fascista?".
Per fortuna, per chiudere con il dolce e non con l'amaro, in giro ci sono anche "riunioni di persone" che fanno del colore nero qualcosa di lucente. Di solare. Che apre il cuore. Continuano infatti le manifestazioni di solidarietà, ricordo e vicinanza a George Floyd, l'uomo di colore ucciso a Minneapolis (di cui ho provato a scrivere la scorsa settimana qui). Tra le tante, bellissima quella di Piazza Castello a Torino dove i manifestanti (a distanza...o almeno nel tentativo di mantenerla...evidentemente si può..) per otto minuti (gli stessi in cui Floyd è stato riverso a terra con il ginocchio del poliziotto sul collo) si sono seduti ed hanno mantenuto il silenzio per ricordare che certe cose non possono passare.....appunto sotto silenzio. Dimostrando che tornare a manifestare dopo un isolamento come quello che abbiamo vissuto può essere una cosa bellissima. 
A differenza degli esempi precedenti dove la clausura era stata nettamente rivalutata, quasi rimpianta.

giovedì 4 giugno 2020

...'nonno...

Stretta di mano. Sorriso di chi conosce "il fatto suo". Sciarpa bianca e viola d'ordinanza. 
Le tre S sono assicurate e le frasi da copione pure. Un cliché a cui ormai chi segue il calcio è assuefatto.
"Il comunicato dell'acquisto è figlio dell'intervista rilasciata dal presidente del Porto... 'nonno ci siamo lasciati ingannare dal primo comunicato di smentita e ne abbiamo fatto uno specifico che ricordava il nostro stile e le nostre condizioni" . Mi guardo intorno e mi sento catapultato in un mondo parallelo che in realtà corre lungo una strada già percorsa. Dalla maglia viola già vista (qualcuno direbbe "vista e rivista") alla sensazione stranamente familiare dell'intercalare del bravo presentatore che di fiorentino ha solo l'adozione.....tremendamente temporanea.
"Era il centrocampista che inseguivamo da tempo, le voci su altre trattative sono state costruite ad arte da chi 'nonno vuole il bene della Fiorentina". Appunto. Sento il brusio di chi come me si trova ad assistere alla presentazione del nuovo faro del centrocampo. Quello che rincorriamo per sostituire un Badelj dalle pile scariche ed un Pulgar che a Firenze ha fatto intravedere solo molto raramente doti da condottiero e regista.
Arriva questo ragazzone dall'occhio lungo ed azzurro alla Paul Newman che fa ben sperare. Almeno le ragazzine innamorate del format "altobiondoecongliocchiazzurri"
"Se 'nonno conoscete la carriera del Gringo è un problema vostro" sento tuonare il signore paffuto dai capelli brizzolati e la cravatta viola che sta presentando il nuovo arrivato. Signore che ovviamente ho riconosciuto ma che non capisco cosa ci faccia qui....di nuovo "SEMPRE LI' LI' NEL MEZZO".  E' vero che non c'è due senza tre ma qui mi pare davvero si esageri. Fuori luogo mi viene da dire. Proprio come me che sono catapultato per la prima volta in una conferenza stampa. 
Nella sala il colore viola fa bella mostra di sé sui muri, le cartelline d'ordinanza e le sciarpe. Ma non c'è solo quello. C'è anche molta gente attorno a me che si muove e cerca di farsi notare. Un assembramento si direbbe in questi giorni.
Ci sono Romizi e Di Tacchio rimasti in prima fila dopo essere stati presentati come acquisti per la squadra primavera anche se già pronti per il grande salto. "Nuove pianticelle da coltivare, 'nonno escludo siano già....rigogliose" il commento a margine della loro presentazione. Indovinate testo e musica ad opera di chi? Esatto, dell'immancabile ds. 
Poco più indietro riconosco Kharja con la pettorina di Italo che in realtà è qui per vendere promozioni per la tratta CampoDiMarte-RhoFiera. 
Non lontano da lui c'è Kubik in versione molto appesantita, presente come inviato di una televisione ceca; "seguirà le mie orme" gli sento dire....come se conoscessi il ceco. 
Più impegnato nei selfie che nelle domande c'è anche Luis Helguera che fa il social media manager del fratello famoso ed è qui per far partecipare il nuovo acquisto ad una diretta Instagram con appunto il fratello Ivan. 
Infine ai margini della sala c'è Salifu che sta rilasciando un'intervista a Tele Granducato sul suo nuovo-rinnovo di contratto fino al 2042 con opzione fino al 2045. Ed accanto Gaetano Fontana che lo intervista per l'emittente regionale. 
Comincio ad impaurirmi, mi sembra di essere finito nel cerchio dell'inferno dei centrocampisti viola accidiosi.
"Bolatti 'nonno sarà velocissimo ma è centrocampista di qualità indubbia" ....passo lento....mezzo tempo...
Mi sveglio. Ed intorno non c'è traccia né del mago di Vernole né della pletora di centrocampisti dalla gamba svelta. Vicino a me c'è solo il comodino, immobile proprio come i protagonisti del mio sogno. O dovrei dire incubo? Sorrido ripensando alla frase di Benedetto "una giocata di stile di un Bolatti versione lenta". E mi viene da (semi)citare Verdone alle prese con la Buy "e sia maledetto il momento in cui me l'hai rammentato".