#KdL - KIAVE di LETTURA n° 421 |
Siamo un paese decisamente bellissimo. Se uno avesse voglia di ridere. Nel mezzo infatti di un cataclisma mondiale noi decidiamo di aprire una crisi di Governo. Ne ho già parlato (qui e qui) e pensavo anche di non parlarne più ma qui le cose ogni volta si superano in modo "ESAGERATO PROPRIO IMPOSSIBILE" anche solo da ipotizzare.
Dopo aver tenuto in scacco il paese con voti di fiducia e successive trattative di acquisizioni di voti/senatori attraverso operazioni di semantica (costruttori/responsabili/europeisti) e di modellamento di gruppi parlamentari a piacimento di una maggioranza traballante e tendente alla minoranza reale si è assistito al passaggio che sembrava scontato sin dall'inizio. Il premier Conte ha rassegnato le dimissioni al Presidente della Repubblica dandogli anche una bella patata bollente. Quella di dover risolvere la situazione particolarmente intricata.
Son cominciate le consultazioni e le posizioni espresse post visita da Mattarella sembravano prenderci per scemi, l'opposizione "voto o voto" mentre l'ex maggioranza "avanti con Conte". C'era bisogna di questo casino per scomodare l'ovvio? Evidentemente il golden boy di Rignano doveva metterci la firma personale. "Non contano i nomi contano i fatti, nessuna preclusione su nessuno ma basiamoci su cosa fare". Bene quindi risolto. Si fanno i fatti e si riparte. No. Perché mentre annunciava questo da un'improvvisata/sconclusionata/NON rispettosa conferenza stampa post-consultazione faceva arrivare a giornali più o meno amici che durante il colloquio con Mattarella la posizione era stata "incarico non a Conte, almeno per ora, poi se ne parla". Ecco. Sì, quello del facciamo i fatti era esattamente partito dai nomi nel suo colloquio istituzionale.
Bene, vien da pensare "figurati se dopo tutto quello che ha architettato lo riprendono". E come da copione: "Nessuna preclusione a Renzi" si affretta subito il M5S a dire mentre il PD più o meno l'aveva già fatto trapelare. Perfetto. Ecco, quindi si riparte? No perché il patto era il mandato esplorativo. Quindi uno che poi non sarà il Presidente del Consiglio che deve esplorare quello che da quindici giorni si continua a sentir dire ovunque. Serviva. Necessarie altre consultazioni per risentire le stesse posizioni: "non è colpa mia son loro che non volevano il MES" "è lui che ha fatto cadere il Governo" "sono inaffidabili si torni a votare" e nel tentativo di creare un nuovissimo esecutivo pari/pari a quello vecchio. Ma con quindici giorni persi, un Presidente della Repubblica che si è consultato con le varie forze, un esploratore attivato e un'incomprensibile ed infinito numero di dietrofront che sono lontani dall'essere finiti.
In tutto questo uno dei protagonisti della Crisi ha visto bene di farsi un viaggetto in Arabia. Una simpatica consulenza pare lautamente pagata dalla famiglia reale del paese. Per i più distratti, Matteo Renzi è senatore della Repubblica Italiana, leader di un partito di governo fino all'altro ieri e che forse tornerà nell'esecutivo domani e membro della Commissione Affari esteri. Pare non ci sia niente di illecito e che il viaggio e la relativa consulenza fosse possibile. Ma mi chiedo, ha vagamente ancora una anche minima importanza la decenza istituzionale? Solo a me pare clamorosamente fuoriluogo che con un ruolo del genere, in un momento simile, sia allucinante che uno voli a raccontare nel suo brillantissimo inglese cosa significa Rinascimento ai reali arabi, debitamente da loro pagato? Per non parlare della coerenza delle sue parole che invitavano in questi giorni/settimane alla serietà ed al rispetto per il momento e per il Paese. Ma anche questa finirà comodamente "in cavalleria" per lasciare spazio alla ricerca degli inediti pareri delle forze politiche che l'esploratore sta certosinamente cercando. Il tutto mentre a breve si "festeggerà" l'anno di restrizioni, mascherine e chiusure per non parlare dei tragici numeri che ogni giorno ci accompagnano.
Ma andiamo avanti così, "facciamoci del male".