lunedì 6 luglio 2015

Per il bis romano, NIENTE FUGA

Kiave di lettura n° 142

Serviva tempo per mettere in fila le idee evidentemente, cosa che ormai mi capita di frequente, quello di scrivere di eventi/viaggi/letture dopo un po' che sono "accadute". Il tempo di metabolizzazione evidentemente si allunga con l'andare dell'età, segno della vecchiaia? Del non troppo tempo a disposizione per scrivere? Della penna da blogger un po' senza troppo inchiostro in questo periodo? Chissà.
Sta di fatto che solo con questo caldo "CANE IN QUESTA PALUDE" fiorentina, con Campovolo3.0 che si avvicina e con altri concerti visti/non visti più recenti, mi trovo con l'intenzione di scrivere di un concerto di qualche mese fa.
Era partito in sordina il nuovo appuntamento con il Poeta, con un'organizzazione che sembrava non lasciare spazi di partecipazione almeno inizialmente, ma poi alla fine il bis dell'esperienza ligaromana è arrivato e come da copione è stato un bis di successo.
Sempre difficile in questi casi scindere il concerto dal resto, cioè la trasferta e la compagnia, e soprattutto come dico ormai spesso il rischio di ripetersi è davvero alto; sia per l'ennesimo concerto del Poeta sia per l'ennesima dimostrazione di "validità" di un gruppo affiatato e perfettamente oliato nei suo meccanismi, "così diversi" (cit.) ma "così perfettamente a nostro agio l'uno con l'altro" (cit.) ma soprattutto in gruppo.
foto gentile concessione capitano
Così diventa naturale cercare nel Pantheon il motivo della sua costruzione, di cercare facendo km il caffè più buono della Capitale e dintorni, scambiare venerdì con sabato ed essere tranquilli che "lo sciopero tanto c'è venerdì, a noi che ce frega", andare dello stesso passo anche nel "tunnel dei rumori" meglio ancora se il passo lo dettano dall'estero, cercare il bastoncino del selfie e poi scoprire di avere quello "naturale" in casa, autoprovocarci conoscendo l'esito con "se siamo òmini si entra nel pub a quest'ora", entrare nel triangolo del caffè/ammazzacaffèmedioanzigrande/birraRIbirra diverse volte tanto da farlo diventare un esagono, mangiare una carbonara e pensare a quella dopo, tentare inutilmente di seguire il passo di un capitano improvvisamente bravo nello scatto quanto nel passo, avvicinarsi al Palalottomatica lasciando dietro di sè invece che molliche di pane per ritrovare la strada bottiglie varie per perderla, improvvisare telefonate per camuffare sebach improvvisati seguendo istruzioni balorde, ritrovarsi a contarci e fare la stessa foto per il punto eventuale di ritrovo nel caso ci si potesse perdere, cercare il paninaio migliore e rigorosamente trovare il più "merdoso", commuoversi alla scoperta di aver beccato il pub con la spina della Harp, perdere qualche componente del gruppo per qualche (anche di più...) minuto dopo la faticata di tenere il passo alcolico del capitano in forma splendente o il passo da arrampicata alla vetta del Palalottomatica, impossessarsi di un pub vuoto alle tre di pomeriggio di un tranquillo venerdì romano, non capire il senso di sveglie diverse tra il venerdì ed il sabato che comunque suonano ad orari random e regolarmente svegliano tutti meno che il proprietario del cellulare che suona, apprezzare il jameson a mò di shottino soprattutto negli occhi di chi il whisky non lo può sentire nemmeno nominare, guardare con sentimenti diversi scolaresche in gita e venir tranquillizzati con un "tranquillo, qualche altro anno di pace ce l'hai", trovare decente una colazione dove neanche l'acqua ha il suo sapore, fare un selfie che "nemmeno il manifesto del gaypride", cantare e ricantare il mitico "niente fuga" vera colonna sonora della trasferta.
foto gentile concessione balordo
La cosa più naturale però è quella che accompagna i giorni insieme, quell'essere se stessi mischiandolo con l'essere il se stessi degli altri, come in un gruppo rodato nelle sue differenze e orgoglioso del suo essere così radicato e forte. Forte come quell'abbraccio che arriva sempre al momento giusto, come quella battuta che non manca mai, come quello sguardo misto tra ironia e comprensione. Ed allora davvero il triangolo di persone che ti circondano sembra un esagono tendente a comprendere tutti i vari lati di cui hai bisogno.
Un po' come quando il Poeta capisce che è il momento di regalare anche la colonna sonora ad una trasferta del genere ed inizia con il sale della terra probabilmente a dare con un titolo il senso di quello che provi a spiegare e poi per far pari ti segue con ho perso le parole. In quel momento calano per la prima volta gli occhiali neri sul concerto, oggetto  che sembrerebbe fuoriluogo e fuoricontesto per il buio di un palazzetto ma solo per chi non ha visto un concerto col gruppo a dopo, indicati e perfetti per quelle mani che ti vengono a cercare o che cerchi in quel pezzo e poi più avanti quando il Poeta decide di farsi sentire fondamentali quegli occhiali con la canzone che non posso proprio non vivere diversamente, pensando poi che a questo giro ci si è messo anche il calendario a condirla di altri significati con quel anniversario targato 29 che ti balla davanti a pochi minuti di distanza.
Il concerto ha un'anima rock pesante, tanto che forse non riesce ad essere assorbita completamente neanche dai fonici del palalottomatica visto che in diversi punti qualche suono appare distorto e non totalmente assorbito ed assorbibile dalla realtà del palazzetto. La scaletta lascia sperare per il "pezzo a sorpresa" di vedere finalmente il mago più famoso per i seguaci del Liga, unirsi al gruppo per la gioa particolare di un componente e quindi di tutti noi, appuntamento rimandato visto che a Walter viene preferita Kay.
foto gentile concessione GalgaSan
Per il resto sono sempre i sogni, c'è sempre una canzone, tra palco e realtà ed i grandi classici balliamo sul mondo e urlando contro il cielo rendono l'aria poetica e rock come solo al Poeta riesce e tra un leva e metti degli occhiali si corre via più veloce del solito verso la fine lasciata al con la scusa del rock & roll che ci fa rivedere sullo schermo in pratica ogni concerto fatto dal Poeta negli anni e quindi visto da noi con il commento del capitano "in pratica delle prime immagini molti qui avevano avuto traccia solo su youtube e noi invece ci s'era già all'epoca". Alla fine la "temuta" apparizione del pezzo che in un quasi diciotto aprile avrebbe aperto rubinetti difficilmente richiudibili non si è verificata, quel "per sempre" quindi pensato e usato mentalmente per molti momenti e per molti pensieri del periodo dell'anno meno leggero è rimasto solo dentro o in abbracci condivisi nei momenti giusti.
Tornando al commento tecnico del concerto, il voto comunque positivo risente della durata "stretta", due ore precise, di una scaletta con alcuni vuoti importanti e di un'acustica non sempre inappuntabile e quindi nell'Olimpo dei concerti del Liga questo proprio non può entrare. Difficile quindi bilanciare il naturale voto che mi viene spontaneo ai suoi concerti con le pecche che cercando di essere obiettivi uno vede, diciamo da applausi ma non da ovazione, come invece era stata la nostra precedente esperienza romana.
Ovviamente discorso legato solo al concerto in sè perchè la spedizione in generale porta ad un "niente fuga" che fotografa al meglio qualcosa di difficilmente spiegabile con discorsi più lunghi o complessi.
La solita trasferta con un marchio DOCG sulla schiena, di quelle che puoi dire prima che andrà così e sai dopo che si ripeterà; con frasi diverse, tormentoni modificati, anni che passano e luoghi che si trasformano ma le emozioni che contano restano immutate dentro ed in quegli abbracci con occhiali scuri. 
Grazie Poeta......ma soprattutto Grazie Balordi.

3 commenti:

  1. Da wa:
    Occhiali scuri... Colpo di grazia...
    Ko, Kaputt
    Ma sopratutto, Grazie a voi
    Ghigio

    RispondiElimina
  2. Da wa:
    Sempre speciale il k report... E la compagnia!!
    Letto tutto complimenti per la sintesi dei momenti indimenticabili che come al solito mi avete regalato. Alcune cose era archiviate altre sono sempre li!! Per sempre!! Come al solito!!!!
    Aspettando Walter ho ancora qualche anno per preoccuparmi e perdermi seguendo il capitano
    Galga

    RispondiElimina
  3. Da wa:
    Enzo, un capolavoro...
    Ho riso di gusto, ricordato e pianto...e soprattutto riflettuto su quanto tutto quello che scrivi del gruppo, di noi quando siamo insieme, della sintonia che c'è, sia così vero e meraviglioso...una cosa bellissima e preziosa.
    Vi voglio bene davvero.
    E grazie Enzone perché senza la tua penna, tanti dettagli (vista anche la nostra avanzata età) andrebbero persi irrimediabilmente!
    Gabry

    RispondiElimina