venerdì 29 giugno 2018

Schierato da una parte

Kiave di lettura n° 294
A volte metabolizzare alcune cose è un percorso lento. Altre volte invece la lentezza è dovuta al non voler proprio assimilare degli elementi che ti vengono proposti. 
Nelle scorse settimane non sono riuscito a scrivere il post che avrei voluto per vari motivi, certamente non per la voglia di metabolizzare certe dichiarazioni, parole, frasi. Ma per la difficoltà anche soltanto di ascoltarle certe cose, figuriamoci commentarle. Poi però ho letto di nuovo le parole di Roberto Saviano sulla necessità di schierarsi in certi momenti ed ho capito che, nel piccolo di questo piccolo blog, era giusto scrivere qualcosa.
"SE TI SCRIVO SOLO ADESSO" quindi caro Roberto non è per dubbi o necessità di riflessioni sulle parole del ministro dell'interno, ma solo per la repulsione emotiva e fisica che  mi hanno provocatole sue parole. Sulla vicenda Aquarius avevo trovato perfette le parole di Giulio Cavalli ed avevo lasciato al suo post il mio pensiero (clicca qui per leggerlo).
Sulla necessità invece di aprire le menti ho trovato perfetto lo stile di Saviano: la voglia di spiegare, argomentare e combattere per difendere la posizione della logicità, dell'umanità e della vita. Concetti ahimè troppo alti per chi si è messo in testa invece che ci siano da difendere "prima gli italiani" attraverso la chiusura di porti a donne, bambini e migranti. Che infinita dimostrazione di forza, no? E poi, in effetti, cari italiani che venite prima, non vi sentite tutti migliori, più difesi e più ricchi dopo il no alla nave Aquarius? Parlare di storia, logica ed umanità con chi ha certe premesse è roba dura. Sarebbe come voler parlare con degli juventini di doping e numero di scudetti, impresa impossibile. Non contento, il suddetto (sigh) ministro degli interni ha visto bene di operare la sua ripicchina invocando la revisione della decisione della scorta a Saviano. Che c'azzecca direte voi imitando Di Pietro? Nulla. Così, gli andava e quindi che "dichiarazione di revisione" sia. Perché lo dice lui. (Facendo finta di ignorare quali sono le procedure per assegnare/confermare/revocare la scorta)
Che poi, se ci pensate, sarebbe davvero un successo inaudito. Sarebbe "clamorosamente meraviglioso" sentir dire al Ministro (ipotetico e quindi con la M maiuscola) dell'Interno di una nazione che da anni lotta contro le mafie "non c'è più bisogno della scorta a Saviano". Significherebbe che finalmente un giornalista può liberamente scrivere sui problemi del suo Paese senza rischiare la propria vita. Ed invece quella frase altro non è che una ripicchina inutile di un personaggio noto per le sue felpe ed i suoi cori contro parte dei connazionali che rappresenta come ministro, perché purtroppo Saviano continua a rischiare la vita ogni giorno per quello che ha detto, ha scritto, dice, scrive, dirà e scriverà.
Ed allora in tutto questo, riascoltando proprio Saviano che dice "non possiamo stare in silenzio sempre di fronte a certe cose" mi è sembrato giusto scrivere queste righe. Sicuramente inutili per i più. Ma che servono a me per "schierarmi da una parte". La sua. Quella che è a km di distanza da questo ministro e da chi gli permette di esserlo. Dalla parte di chi vive sotto scorta perché minacciato dai boss che lui stesso ha avuto il coraggio di denunciare. Dalla parte di chi rivendica il ragionamento, l'umanità e la logica. Dalla parte opposta di chi mostra i muscoli contro persone in mezzo al mare o fa minacce sulla pelle di chi da sempre è impegnato in una battaglia che dovrebbe essere invece di istituzioni che perdono tempo in ripicchine e propaganda elettorale costante. Ecco, sto dalla parte di chi afferma convintamente "no, io non mi ci abituo a questa gente qui". Mi schiero. Senza se e senza ma.

sabato 23 giugno 2018

Sogni di Tricolor...ai mondiali...

Kiave di lettura n° 293
Tempo di mondiali. Tra l'altro edizione speciale visto che "si può finalmente guardare senza l'obbligo di dover tifare contro" come dice il saggio Bollins, vista l'assenza della nazionale guidata da Buffon. Tempo di mondiali e tempo di incremento della passione per la palla che rotola, tanto che iniziative, promozioni ed offerte sull'argomento nascono e si moltiplicano, come dicono quelli "CHE SANNO SPIEGARTI" le cose nel modo corretto.
Tra le tante eccone una che IBS ha previsto per gli amanti del calcio e delle sue storie, dei racconti e dei suoi protagonisti, delle squadre dei mondiali e delle squadre di club. Una speciale offerta nel periodo "mondiale" per alcuni libri con appunto il pallone come protagonista o coprotagonista.
Clicca qui per saperne di più
E' davvero un piacere quindi dirvi che a rappresentare Goware in questo "speciale mondiali" è il mio "SOGNI DI TRICOLOR" che quindi potete acquistare in offerta fino al 29 giugno.
Per questo un grazie davvero grande a IBS ma soprattutto a Goware per questo lusinghiero "onore" ed anche per permettermi in qualche modo di partecipare a questa speciale edizione dei mondiali. Sogni di Tricolor....e guai a chi ci sveglia....
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domenica 17 giugno 2018

Un sogno che continua...

Kiave di lettura n° 292
E "COSI' ANCHE IL" mercoledì al Bar Gradisca 1973 è andato così. Ad un anno e mezzo di distanza dalla magica serata al Caffè Letterario Le Murate (clicca qui per rivedere foto e video di quella serata), il libro dalla meravigliosa copertina è "espatriato".
Sogni di Tricolor infatti è stato presentato in quel di Prato, in una bella serata fatta di sorrisi, chiacchiere e birre. E' un parere di parte ovviamente ma la serata è andata veloce veloce tra sorrisi e buona compagnia, nel tentativo di raccontare un po' di cose di Giancarlo, dei suoi sogni, dei suoi amici, della sua passione viola e delle note musicali come sottofondo alla sua storia.
Devo ringraziare ovviamente, nuovamente e volutamente Goware che da quasi due anni mi permette di portare in giro i miei Sogni di Tricolor e chi ha dato un'immagine così bella a questi sogni, immagine fonte d'ispirazione per altri, ma che rivendico come mia o meglio come splendido regalo di Lorenzo, che non smetterò mai di ringraziare. Grazie Ciccio. Ovviamente devo e voglio ringraziare anche il Bar Gradisca e soprattutto Lorenzo che ci ha ospitati, messi a nostro agio con la disponibilità totale del pub e permesso di fare quattro chiacchiere con tranquillità in un ambiente molto familiare.
Ambiente familiare generato dal solito pubblico dal buon cuore, che ha seguito senza addormentarsi o dare segni di cedimento; per questo grande merito è da dare a chi la serata l'ha condotta con il solito stile speciale e la solita capacità di non essere mai banale. Parlo di Andrea, che oltre ad essere amico speciale, si è ancora una volta meritato il mio applauso più sentito ed il ringraziamento più GRANDE. GRAZIE.
Grazie infine a quel pubblico dal buon cuore presente ed a quelli che non sono potuti venire ma che in realtà so bene essere stati presenti in un tavolino....un po' più decentrato.
Per concludere qualche foto e brev(issimo) video della serata per i quali ringrazio Monia, Raissa, Gabriele, Andrea (sempre lui) e Marco.
Ancora grazie a tutti per potermi far portare in giro i miei Sogni di Tricolor e come sempre "...guai a chi ci sveglia..." 
In attesa di cominciare...
Due chiacchiere...
Un bel gruppo a seguire i racconti di Sogni di Tricolor...
Ben nascosto...
Altri punti di vista sulla serata...
E comunque sia... Guai a chi ci sveglia...

Due parole del "bravo presentatore"...


Quella stagione...


Quel "nove"....

martedì 12 giugno 2018

Sogni di Tricolor al Gradisca

Se domani sera non avete niente da fare, vi suggerisco un giretto in centro a Prato con sosta al Bar Gradisca 1973. Locale carino, la possibilità di mangiare e bere "protetti" dallo sguardo speciale dell'Unico Dieci che certo "MALE NON FARA'" anzi regalerà al tutto qualcosina di magico.
Dopo l'apertivo o durante l'assaggio del tagliere, alle 21,30 "termina il ricreativo e principia il cuRturale" o viceversa ora vediamo.
Infatti il Gradisca ha deciso di ospitarmi e farmi presentare Sogni di Tricolor (per chi ha Facebook, cliccando qui, trovate l'evento sulla pagina del Gradisca).
Prometto che cercherò di non rovinarvi l'aperitivo e la serata e cercherò (..remo) anche di non annoiarvi troppo, ma su questo proprio non garantisco.
Se venite a trovarmi mi fate davvero piacere, a domani e .....guai a chi ci sveglia.....

lunedì 11 giugno 2018

Chiusura

Partiamo dal facile. Che poi evidentemente lo è solo (o quasi) per me. Una cosa di una totale e completa evidenza che fa orrore dover sottolineare ma che invece sembra diventato elemento eccezionale. Allora giusto sottolinearlo "COL SOLE DRITTO IN FACCIA" e in modo netto: la gestione della vicenda Aquarius, fa schifo, orrore e non lascia spazio a motivazioni o altre cose similari
Fa orrore il modo, fa orrore la sostanza, fa orrore lo stile (quale?) comunicativo e la propaganda che sta dietro e dentro questa orribile scelta. La chiusura dei porti, ed una disputa di infimo livello tra le competenze e le attribuzioni di impegno ed attività in tal senso, sulla pelle delle oltre 600 persone presenti sull'imbarcazione è una decisione che non dovrebbe aver bisogno di commenti ma solo di SDEGNO da parte di tutto il mondo civile.
Cercavo le parole giuste per dirlo da ieri e non so se ci sono riuscito. Ne cercavo anche altre oltre a queste. E mi sono imbattuto in quelle perfette che Giulio Cavalli ha usato in questo post (clicca qui per leggere). Vi invito a leggerle ed a riflettere bene, attivando il cervello insieme al giusto e dovuto sdegno rispetto all'ignobile chiusura dei porti. Buona (triste) lettura.

Alla fine, inevitabile, è successo. Ora bisogna vedere se accadrà davvero, come andrà finire, ma è piuttosto stolto credere che Salvini ministro dell'interno non avrebbe usato i respingimenti come strumento di propaganda. Attenzione: di propaganda, mica di governo, poiché respingere le 629 persone a bordo della nave Aquarius non può essere nulla di più di una pressione politica verso l'Europa, quell'Europa che il premier Giuseppe Conte ha promesso di rivoltare come un calzino e che invece ha bisogno di 629 vite per provare a essere intaccata dalla diplomazia italiana del governo del cambiamento. Sull'eticità della modalità scelta ognuno può farsi la propria idea.
Eppure peggio di Salvini che fa esattamente il Salvini ci sono le lacrime di coccodrillo che in queste ore gocciolano nelle dichiarazioni, nei comunicati stampa e nei tweet. Piangono coloro che urlavano allo scandalo per il ministero dato a Savona e sono stati capaci di soprassedere in scioltezza su Salvini ministro dell'interno.  Piangono coloro che per settimane ci stanno dicendo che il Movimento 5 Stelle non è stato usato da Salvini regalando i propri voti alle mire nazionalista di una guappo riuscito a prendersi il potere (a proposito: la chiusura dei porti esattamente a che punto è del contratto di governo, gentilmente?). Piangono quello che hanno scritto per settimane che la maggioranza degli italiani li ha votati dimenticandosi che Salvini parte da un 17% che tutto è tranne che una maggioranza, se la matematica non è un'opinione. Piangono quelli a cui è bastato vedere quanto è distinto e educato questo professor Conte che cita Dostoevskij per sentirsi tranquillizzati da un'immagine preconfezionata secondo le peggiori e più banali logiche del marketing pubblicitario di bassa lega.
Ma soprattutto piangono quelle componenti del PD che per anni ci hanno spiegato che il pugno di ferro di Minniti era buona cosa e giusta. Incredibile, lo so, ma ora piangono anche loro e gridano allo scandalo. Loro. «La politica del precedente ministro dell’Interno era un atto di guerra contro i migranti che ha prodotto dei morti. E Salvini vuole portarla avanti. Ora che ho più di settant’anni non avrei mai pensato di vedere ancora dei ministri razzisti o sbirri nel mio Paese»: l'ha detto oggi ospite della trasmissione "Mezz'ora in più" Gino Strada, fondatore di Emergency. E ha completamente ragione. Ascoltare oggi i minnitiani che danno lezione di umanità a Salvini e al Paese è una'ipocrisia che non si può sopportare: i morti di Minniti (quelli figli dei sanguinosi accordi con la Libia) non li abbiamo potuti vedere perché sono stramazzati dopo le angherie, le violenze, le privazioni e gli stupri nei lager libici.  «Il progetto di Minniti – ha spiegato Gino Strada – era quello di pagare gli assassini per dire: ‘Uccideteli pure, ma a casa vostra. Non li vogliamo qua’. Su questo c’è unità di intenti e continuità di azione nei propositi di Salvini». Del resto anche Minniti pensò di chiudere i porti ma allora si oppose il ministro Delrio. Le lacrime di oggi davvero non si possono sentire.

sabato 9 giugno 2018

Conferme

Kiave di lettura n° 291
E' cominciato il calcio mercato. Voci che cominciano ad uscire e trattative che oltre ad essere annunciate iniziano a partire; alcune si realizzeranno, alcune svaniranno "TRA PALCO E REALTA'"
Ed allora Kappaviola è lieta di annunciare che ha ricevuto un sottointeso ok da parte del suo commentatore tecnico di fiducia. Proprio ieri, mentre nei giornali impazzava e proseguiva il toto nomi alla ricerca dei sostituti di Sportiello, di Badelj e si ipotizzavano scenari sul gioiello Chiesa questo blog riceveva l'indiretta firma sul rinnovo contrattuale dell'autore di "TAKKO AI' GIRO"
Indiretta, perché bisogna sempre interpretare la sua estemporaneità, ma abbastanza chiara per chi conosce il suo stile "ai' giro". Ed allora mi pare giusto completare lo scoop della conferma del fantasista di questo blog con il suo personale autografo al prolungamento contrattuale, con tanto di video aggiunto alle parole/firma. 
Come sempre, applausi Bollins.
"...e ci si strappa i capelli per il possesso palla di Badelj..."

martedì 5 giugno 2018

Bersagli

Kiave di lettura n° 290
2018. Il tiro a segno. Contro un essere umano. 
Rileggere. 
2018, il tiro a segno, contro un essere umano.
Rileggere. 
2018 il tiro a segno contro un essere umano.
Non riuscire a farsene un'idea. Non una ragione che è un passo ancora più avanti. Proprio un'idea. La storia di Sacko Soumayla lascia sbigottiti, senza parole. Prova a descriverla in modo molto chiaro e comprensibile Lucio Musolino con questo articolo (clicca qui per leggerlo). Ci riesce nella sua capacità di chiamare il tutto col suo nome. Non era un tentativo di furto, non era una minaccia di possibile violenza a qualcuno e quindi non era legittima difesa. E' stato un tiro al bersaglio contro una persona considerata non tale, ma considerata appunto un bersaglio mobile. Da mettere nel mirino di un fucile
Il problema è che ormai ci stiamo abituando tutti, e troppo, a non meravigliarci più. "IL MONDO CHE TI DICE TU PENSA ALLA SALUTE" esclusivamente a quella tua e dei tuoi cari, ormai è la colonna sonora che ci accompagna, maledettamente tutti. Tanto da portarci a non far fare più di tanto caso a cose del genere. Un accompagnamento musicale che ci porta a non reagire. A non trovare disgusto, quello vero.
In fondo ci siamo "acclimatati" all'atmosfera che accetta la situazione in cui era Sacko e sono gli altri Sacko d'Italia. Ai margini, in baraccopoli, irrisi con paghe da vergogna, umiliati, considerati il problema, presi di mira. Bersagli. Ed allora il passaggio poi all'orribile tiro a segno è un passaggio "naturale" che può provocare qualche parola di circostanza, un po' di indignazione tanto per non sfigurare e poi la pagina si chiude senza interrogarsi più di tanto o veramente a fondo. 
Calerà il silenzio come quello colpevole e stomachevole di tutte le istituzioni di questi giorni (interrotto dal presidente del consiglio tardivamente e un po' ipocritamente soltanto oggi). E magari i Sacko di turno verranno riproposti in prima pagina giusto quando qualche tizio annuncerà la "fine della loro pacchia" prima di giurare in giacca e cravatta da ministro o quando qualcun'altro si accorgerà delle condizioni orribili che sono "regalate" ad una parte di società/di mondo e magari chiederà anche conto di "cotanta magnanimità" nei loro confronti.
Nei confronti di essere umani che in fondo ogni giorno sono considerati solo e soltanto bersagli.