lunedì 11 giugno 2018

Chiusura

Partiamo dal facile. Che poi evidentemente lo è solo (o quasi) per me. Una cosa di una totale e completa evidenza che fa orrore dover sottolineare ma che invece sembra diventato elemento eccezionale. Allora giusto sottolinearlo "COL SOLE DRITTO IN FACCIA" e in modo netto: la gestione della vicenda Aquarius, fa schifo, orrore e non lascia spazio a motivazioni o altre cose similari
Fa orrore il modo, fa orrore la sostanza, fa orrore lo stile (quale?) comunicativo e la propaganda che sta dietro e dentro questa orribile scelta. La chiusura dei porti, ed una disputa di infimo livello tra le competenze e le attribuzioni di impegno ed attività in tal senso, sulla pelle delle oltre 600 persone presenti sull'imbarcazione è una decisione che non dovrebbe aver bisogno di commenti ma solo di SDEGNO da parte di tutto il mondo civile.
Cercavo le parole giuste per dirlo da ieri e non so se ci sono riuscito. Ne cercavo anche altre oltre a queste. E mi sono imbattuto in quelle perfette che Giulio Cavalli ha usato in questo post (clicca qui per leggere). Vi invito a leggerle ed a riflettere bene, attivando il cervello insieme al giusto e dovuto sdegno rispetto all'ignobile chiusura dei porti. Buona (triste) lettura.

Alla fine, inevitabile, è successo. Ora bisogna vedere se accadrà davvero, come andrà finire, ma è piuttosto stolto credere che Salvini ministro dell'interno non avrebbe usato i respingimenti come strumento di propaganda. Attenzione: di propaganda, mica di governo, poiché respingere le 629 persone a bordo della nave Aquarius non può essere nulla di più di una pressione politica verso l'Europa, quell'Europa che il premier Giuseppe Conte ha promesso di rivoltare come un calzino e che invece ha bisogno di 629 vite per provare a essere intaccata dalla diplomazia italiana del governo del cambiamento. Sull'eticità della modalità scelta ognuno può farsi la propria idea.
Eppure peggio di Salvini che fa esattamente il Salvini ci sono le lacrime di coccodrillo che in queste ore gocciolano nelle dichiarazioni, nei comunicati stampa e nei tweet. Piangono coloro che urlavano allo scandalo per il ministero dato a Savona e sono stati capaci di soprassedere in scioltezza su Salvini ministro dell'interno.  Piangono coloro che per settimane ci stanno dicendo che il Movimento 5 Stelle non è stato usato da Salvini regalando i propri voti alle mire nazionalista di una guappo riuscito a prendersi il potere (a proposito: la chiusura dei porti esattamente a che punto è del contratto di governo, gentilmente?). Piangono quello che hanno scritto per settimane che la maggioranza degli italiani li ha votati dimenticandosi che Salvini parte da un 17% che tutto è tranne che una maggioranza, se la matematica non è un'opinione. Piangono quelli a cui è bastato vedere quanto è distinto e educato questo professor Conte che cita Dostoevskij per sentirsi tranquillizzati da un'immagine preconfezionata secondo le peggiori e più banali logiche del marketing pubblicitario di bassa lega.
Ma soprattutto piangono quelle componenti del PD che per anni ci hanno spiegato che il pugno di ferro di Minniti era buona cosa e giusta. Incredibile, lo so, ma ora piangono anche loro e gridano allo scandalo. Loro. «La politica del precedente ministro dell’Interno era un atto di guerra contro i migranti che ha prodotto dei morti. E Salvini vuole portarla avanti. Ora che ho più di settant’anni non avrei mai pensato di vedere ancora dei ministri razzisti o sbirri nel mio Paese»: l'ha detto oggi ospite della trasmissione "Mezz'ora in più" Gino Strada, fondatore di Emergency. E ha completamente ragione. Ascoltare oggi i minnitiani che danno lezione di umanità a Salvini e al Paese è una'ipocrisia che non si può sopportare: i morti di Minniti (quelli figli dei sanguinosi accordi con la Libia) non li abbiamo potuti vedere perché sono stramazzati dopo le angherie, le violenze, le privazioni e gli stupri nei lager libici.  «Il progetto di Minniti – ha spiegato Gino Strada – era quello di pagare gli assassini per dire: ‘Uccideteli pure, ma a casa vostra. Non li vogliamo qua’. Su questo c’è unità di intenti e continuità di azione nei propositi di Salvini». Del resto anche Minniti pensò di chiudere i porti ma allora si oppose il ministro Delrio. Le lacrime di oggi davvero non si possono sentire.

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