giovedì 30 giugno 2022

Passione e gioia

 #Klibro Giugno 2022
qui il mio intero
Katalogo
SANDRO BONVISSUTO
"La gioia fa parecchio rumore"
Einaudi

Il mio personale inviato romano spesso si trasforma anche in "procacciatore" di letture. La cosa bella ed interessante è che avendo gusti molti diversi ed una sconfinata conoscenza (lui) di autori e testi, molto spesso riesce a farmi uscire dalla mia cosiddetta "comfort-zone" di lettura
In questo caso, anche se può sembrare paradossale, diciamo che è andato più sul sicuro. Per lui e per me. In modo personale consigliandomi una lettura che dalla copertina si intuiva essere nelle sue corde e nel suo DNA. Verso di me perché il racconto di una passione non poteva che colpirmi, a maggior ragione se calcistica. Certo i colori non sono quelli "miei" ma lo stile ed il cuore descritto hanno infatti in molti punti delle analogie con quello che ho provato a raccontare in "Una passione da 10"
Bonvissuto racconta la sua storia, legando la sua biografia agli eventi e le vicende calcistiche che negli anni la sua Roma ha vissuto. Vittorie, sconfitte, gioie, acquisti, pianti, idoli. Una "GABBIA DI NERVI E GUSTO E BUON ODORE" che viene abbinato a percorsi familiari e di amicizie. La capacità più evidente del libro è quella di far immedesimare nell'autore/protagonista chi sta leggendo. Magari in quella maglia numero 5 di Falcao così appassionatamente raccontata da Bonvissuto io ho rivisto il 9 di Bati (o altri ci rivedrebbero il 10 di Antonio) ma quello che la maglia trasmette è identico.  Certo ci deve essere alla base la "conoscenza" di cosa significa quella passione (forse l'unico "limite" del libro per una diffusione ancora più generale) ma per chi ce l'ha, i racconti e le vicende diventano subito praticamente personali. 
La capacità dell'autore è quello di raccontare il tutto in modo coinvolgente e completo. Dettagli, sfumature, ironia. Ingredienti mai usati in modo eccessivo ma dosati perfettamente. Così come è azzeccata la scelta di "calare" questa passione nella propria vita in modo da abbinare i due percorsi (personali e calcistici) in un mix riuscito. La trama infatti permette di affezionarsi agli amici/parenti del protagonista (il mio preferito il papà che "era un produttore di silenzi, incamerava parole e restituiva silenzi") come in un romanzo ed allo stesso tempo leggere i racconti della storia calcistica, in questo caso giallorossa. Vivere nei racconti dei protagonisti, le loro vite da tifosi rende la lettura più interessante e permette di far cogliere il giusto significato degli eventi raccontati in modo più passionale: dalla realizzazione della bandiera come cimelio e motivo di vanto al rito della visione delle partite come spirito di unione e condivisione. E' un libro che si legge quindi con il sorriso e con il trasporto. Direi che di più Bonvissuto non poteva ottenere. 
Consigliatissimo per ogni tifoso, anche dai colori diversi da quelli dell'autore.

CINQUE CITAZIONI

1 - "...la vita non inizia quando uno nasce, la vita inizia nel momento in cui si comincia ad amare....tutto il tempo precedente al giorno in cui si comincia ad amare, dunque, non si può calcolare come vita vera..."
2 - "...avere un figlio di un'altra squadra per un padre dei nostri sarebbe stato davvero troppo..."
3 - "...i tifosi tiepidi erano gli stagionali o peggio ancora gli occasionali. Quelli che avevano scelto un'altra squadra più vincente erano i trenta denari d'argento. Gli agnostici invece li chiamavamo disertori o fuggiaschi..."
4 - "...la domenica pomeriggio senza la Roma mostrava appieno la sua inutilità: un giorno passato nell'attesa di qualcosa che non sarebbe arrivato..."
5 - "...il dolore per le sorti della squadra del cuore è come le pene d'amore, qualcosa che nasce proprio dall'amore stesso e che quindi è perpetuamente rigenerato dall'amore..."

Mia personale valutazione: ****° - quattro stelle e mezzo su cinque

domenica 26 giugno 2022

Sentenze catapultate indietro

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 493

Così, in una sorta di indifferenza velata da indignazione q.b. come nelle ricette, dagli USA arriva una sentenza che dovrebbe invece sconvolgere in modo clamoroso e totalizzante.
La Corte Suprema ha di fatto abolito la legge che fino ad oggi rendeva legale l'aborto in America, rendendo i singoli Stati liberi di decidere. Anche di cancellare un diritto riconosciuto da quasi cinquant'anni dalla stessa Corte.
Così Missouri e Texas, in tempo zero, hanno dichiarato illegale l'aborto nei loro stati e Louisana, Idaho e Michigan sono pronti a far diventare legge bozze e proposte in tal senso.
Ci sono state reazioni di vari Paesi ed anche di una parte di Stati Uniti, ma la decisione non ha visto una vera sollevazione popolare rispetto alla scelta fatta. Da giudici indicati e scelti dalla precedente amministrazione Trump. Scelta dei componenti che al momento della decisione stessa non ha mosso alcuna reazione da parte di nessuno (magari perché impegnati a pensare e parlare alle leggi sulle armi ed alla possibilità di acquistarle nel supermercato sotto casa) e che adesso si trova a diventare fondamentale per la "rivoluzione" attuata. 
Ovviamente il precedente presidente adesso si vanta della scelta fatta rispetto ai giudici e della loro decisione, invocando anche l'aiuto di Dio nella strada intrapresa. A Trump si è subito accodato il Vaticano sfruttando la scia e chiedendo una riapertura del dibattito indicando questa come "l'ora giusta per riflettere insieme". Questo perché la visione della chiesa sotto Papa Francesco è moderna ed aperta, tu pensa se era antica e chiusa.
La decisione presa apre quindi un pericolosissimo spiraglio e scenario su un argomento che dovrebbe essere tra quelli intoccabili e riconosciuti come grande e legittima conquista civile. Invece evidentemente l'abbiamo colpevolmente dato per scontato questo diritto. Un po' tutti ed in generale nel mondo. Negli Stati Uniti ma anche qui da noi.
In Italia stiamo pericolosamente imboccando la stessa strada, quella del dare per assimilato ed intoccabile qualcosa che nella realtà si sta piano piano (e nemmeno così lentamente) sgretolando. Un pezzetto alla volta e con un'inapplicabilità della legge 194 sempre più evidente tra i silenzi colpevoli di chi la dovrebbe garantire o vigilare sulla stessa. "LE DONNE LO SANNO" quanto il cammino per loro possa essere impervio o addirittura impossibile in molte zone d'Italia. E leggere quella richiesta di "apertura di riflessione" da parte del Vaticano non credo che porterà a miglioramenti a breve, anzi.
Per questo, ogni giorno dobbiamo ricordarci tutti di quanto certi diritti siano importanti e fondamentali. Di quanto debbano essere messi sotto protezione da attacchi più o meno improvvisi. Di come siano da considerare la base su cui costruire qualcosa in più e non il terreno per scavare le fondamenta e creare crateri. Perché la sentenza americana ci ha catapultato all'indietro di molto più dei cinquant'anni di riferimento della precedente sentenza Roe vs Wade proprio sull'aborto. Adesso sta a tutti noi cercare di muoverci da lì. Andando oltre ed impostando la marcia verso la parte opposta rispetto alla direzione data dalla Corte americana ed auspicata dal Vaticano.

domenica 19 giugno 2022

Livelli di siccità

#KdL -KIAVE di LETTURA n° 492

L'arrivo dell'ennesima ondata di caldo sopra le medie, ha di fatto dato il colpo di grazia ai livelli di siccità già adesso clamorosamente preoccupanti pur essendo solo a giugno. 
Un inverno senza "PIOGGIA NEVE TEMPESTA" ha portato ad una primavera subito bollente con i fiumi che son diventati ben presto la parvenza dei corsi d'acqua abituali, per trasformarsi in scheletri secchi e senza troppa vita.
Stati di crisi, razionamenti dell'uso dell'acqua, raccolti a forte rischio. Tre delle tante conseguenze del problema esploso e che si sta ampliando sempre più. Una preoccupazione sempre più crescente per i prossimi mesi estivi, una delle tante prove per l'arrivo del tanto temuto surriscaldamento globale.
Ma i livelli di preoccupazione generale in realtà sono più vicini a quelli della succitata siccità: minimi storici. Niente sembra infatti attirare davvero l'attenzione di chi deve decidere di attivarsi per realizzare una modifica nei comportamenti, nelle reali attività e nelle successive e relative leggi necessarie per la svolta che mai come adesso sembra necessaria ed urgente.
Nel frattempo, quello che invece non accenna a diminuire o a scarseggiare sono le tragiche notizie che riguardano i femminicidi. L'ultimo questa notte nel Salento dove Donatella è stata uccisa a coltellate dal marito, sembra per la gelosia senza controllo di quest'ultimo.
Donatella viene dopo Elisabetta che veniva dopo Renata e Gabriela. Questo solo per le vittime di questa ultima settimana appena conclusa. L'osservatorio sui femminicidi in Italia conta 31 donne morte da inizio anno. Fenomeno che in pratica non conosce crisi di nessun genere e rimane negli anni tristemente "rigoglioso" alla stessa maniera. Tragedia che non tocca mai la siccità di numeri inesistenti e di scomparsa di fiumi di sangue, tragica costante dei racconti giornalistici di cronaca. Anche in questo caso niente sembra scuotere davvero interesse ed attività di chi dovrebbe aver il compito di provare a far qualcosa, oltre il rilasciare le solite dichiarazioni di facciata a cose avvenute.
Così due fenomeni così diversi tra di loro diventano sostanzialmente sulla stessa lunghezza d'onda. Quella di tragedie (di tipo diverse) annunciate, arrivate da anni e mai davvero combattute. Frutti di cialtroneria, povertà culturale e delinquenza che non conoscono scarsità o livelli minimi.

domenica 12 giugno 2022

Vado al (circo) Massimo

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 491
E con una doppietta in una settimana dopo due anni di assenze e posticipi, si è chiuso il cerchio.
Per un 40esimo atteso oltre due anni e che ha visto il festeggiato compiere prima i 41, poi i 42 per arrivare finalmente a quaranta il gruppo si è modificato un po' nella composizione ed ha fatto tappa in quel di Roma. Circo Massimo per la precisione, posto perfetto per chi ha fatto di "vado al massimo" uno dei suoi cavalli di battaglia.
Forse per qualcuno "STONA FUORI CORO" pensare ad un seguace totale di Liga al concerto di Vasco, io invece non ci ho mai visto niente di troppo strano. Soprattutto quando ascoltarlo vuol dire condividere una passione con chi per te conta e conta tanto. O quando diventa oggetto di regali.
Nella "fresca" atmosfera della capitale "semideserta" anche grazia alla presenza del contemporaneo pride, abbiamo avuto modo di apprezzare la solita perfetta organizzazione capitanesca ed abbiamo portato in giro la nuova "magliettata" creata per l'occasione. Con i tempi "senza correre" che ci contraddistinguono, abbiamo fatto il nostro ingresso al Campo Massimo in tardo (quasi tardissimo) pomeriggio trovando posto non proprio in fondo ma neanche vicinissimo al palco e dietro un'ingombrante albero apparso per tutto il concerto come un bosco. Tra token, birre e polvere abbiamo aspettato le fatidiche 21.15 e l'ingresso del Kom con il suo speciale comandamento. 
Arrivo ed inizio che hanno messo subito in luce un'acustica ed una sistemazione davvero speciale dell'evento. Il contorno e le note sparate da Vasco hanno reso dal minuto uno giusti sia evento che clima. Gli esperti del ramo vaschiano, già spettatori di alcune tappe precedenti (Trento e Firenze), hanno unanimemente infatti definito come di altro livello il concerto romano. 
Da inesperto ho trovato Vasco in palla, in senso buono. Avevo letto/sentito di stanchezze e pause ma onestamente non me ne sono troppo accorto. Certo lascia spazio ai suoi splendidi musicisti, certo ci sono dei momenti in cui dal palco si prende un attimo di congedo ma a 70 anni (ripeto settanta) io l'ho trovato in gran forma e capace di far cantare, ballare, commuovere e sorridere (magari questo non proprio sempre/sempre). Le sue parole e le sue note non sono mai riuscito a fare così mie (fattore personale) come quelle della settimana scorsa (rileggi il post su Campovolo IV) ma su "eh già" "stupendo" "siamo qui" e "siamo soli" le fitte interne le ho sentite eccome. Così come quando il ritmo ha virato verso le melodie dolci delle sue canzoni dai contorni romantici che come direbbe lui "non importa che mi tocchi, basta che mi stai vicino io sto fermo e non respiro": "Toffee" "Canzone" ma soprattutto "Sally", la cui capacità di arrivare dentro resta clamorosamente immutata negli anni.
Due ore e mezzo di spettacolo con piccole sbavature e qualche meritato respiro sono volate via per un concerto che ho apprezzato davvero, anche da "intruso".  
Luogo e giornata che ho apprezzato ancora di più. Cerchio dei concerti "sospesi" finalmente chiuso con il festeggiato che dopo i 42 ha potuto finalmente godersi i suoi quaranta..."dentro una canzone".




lunedì 6 giugno 2022

Ritorno a Campovolo

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 490
Novembre 2019. Ho riguardato qualche giorno fa l'email della conferma di acquisto dei biglietti e mi è sembrato quasi impossibile leggere quella data. Ma così è. Oltre due anni e mezzo. Di lockdown. Di posticipi. Di annullamenti. Di restrizioni. Di limitazioni. Di "vediamo e speriamo". Di musica solo negli auricolari. Di organizzazioni e logistiche modificate e rimodulate.
Per questo ieri, forse per la prima volta, andare ad un concerto del mio Poeta è stato così diverso. Sembra impossibile dopo gli "enne" concerti visti (prima o poi li conterò...), sembra fuoriluogo vista la quarta presenza (su quattro) a Campovolo, invece la sensazione di novità è stata fortissima. Per l'attesa, per qualche timore da mega evento, per gli incastri di un'organizzazione non facile. 
Ma soprattutto per la sensazione del "ritorno a" che in qualche modo ti mette alla prova e ti prospetta una valutazione di qualcosa che accade adesso e che è messo a confronto a cose simili già accadute in passato. Facendo l'errore di considerarle appunto paragonabili. Ed invece non lo possono essere, perché nel mezzo è "cambiato il mondo" (cit.)
Per questo l'arrivo in quel di Reggio Emilia non poteva essere paragonabile agli altri e non per il mezzo di trasporto (treno) mai usato prima.  Perché toglieva un tappo fatto di lontananze da ritrovi di questo tipo e restituiva dopo un tempo lunghissimo un'abitudine che prima era abbastanza naturale; forse anche sottovalutata nella fortuna di averla con una certa regolarità. Quegli abbracci inizialmente timidi e poi più sciolti lungo la camminata verso l'arena dopo il pranzo improvvisato, hanno restituito qualcosa che ci era stato tolto e che forse ancora non sappiamo quanto "abbia davvero fatto male". Quell'attesa condivisa tra bottiglie e risate, risate e bottiglie è tornata ad essere finalmente protagonista di un gruppo che a quel punto sembrava davvero fosse solo stato messo in pausa e che in quell'istante stava ripartendo dallo stesso punto.
Per questo, quando dopo code interminabili nella zona rossa colpevolmente e clamorosamente disorganizzata a livello di approvvigionamenti, il sole è cominciato ad essere meno cattivo anche distendersi ed un po' appisolarsi sul prato nello spazio trovato è venuto spontaneo. Quasi come fosse il segno dell'arrivo del sentirsi finalmente a proprio agio. Le lancette hanno fatto il loro lavoro e puntuale come sempre alle nove è arrivato il primo attacco: quel "NON CAMBIEREI QUESTA VITA CON NESSUN’ALTRA" allo stesso tempo non ancora nei nostri cuori ed invece così attesa come apertura.
L'abbiamo preso come un inizio soft per farci riabituare al tutto, mentre per Luciano è stato un buttare fuori tutto quello che si era accumulato in questi anni. Si sentiva dalla forzatura della sua voce e si vedeva dai suoi sguardi e dalle sue lacrime a stento trattenute al termine del brano con la successiva ovazione. Anche nei pezzi successivi il suo "buttare fuori" è emerso abbastanza prepotente portandolo a scegliere pezzi di impatto, per di più caricati con voce e toni. Con l'andare della scaletta è arrivato evidente il conto che c'era da pagare. 
Forse non mi è stato del tutto chiaro fino a quando non sono partiti i pezzi su cui mi sento più a "mio agio" che sono arrivati nell'andare del suo percorso e della celebrazione dei suoi trent'anni di carriera. Lì invece è arrivato tutto. Tutto insieme. C'erano due anni e mezzo di attese che sono esplose. In salti, abbracci, occhiali scuri e gioia nel vedere che accanto a me c'era un circolo perfetto. Non disegnato da Giotto ma costruito negli anni da persone che per mia fortuna costituiscono il gruppo. Non quello di Liga, una delle tre band che si sono alternate, ma quello che orgogliosamente definisco mio. Quello che si è preso lo spazio nell'arena a suo modo e col suo passo, tanto per citare il Poeta. Che si è perso in risate e ritrovato in abbracci. Quello che quando è arrivato il pezzo che mi mette KO mi ha fatto capire che quel pezzo prima o poi sarebbe finito e loro.....banalmente no e sarebbero rimasti lì. Su ogni pezzo c'è stato un attimo di condivisione, piccolo/medio/grande/sorridente/commovente. Le attese sono esplose in mille forme ed hanno cercato complici, trovandoli presenti e perfetti. Come sempre.
Ma "musicalmente" tutte queste attese son state ripagate? Risposta di getto: SI
Certo, la scaletta l'avrei fatta diversa. Alcuni pezzi Luciano li ha vissuti troppo, altri li ha spinti da paura e, tocca dirlo, sono apparse evidenti alcune imprecisioni per tonalità e/o parole un po' "ciancicate". MA. Alla fine per quello che sai che è e che ti ha sempre dato, accetti anche le imperfezioni, proprio perché rendono il tutto ancora più "vicino a te". Non solo. Per tre ore ha svuotato tutto quello che aveva dentro e lo ha messo a disposizione. Ha tenuto la scena senza sosta e fatto da star, presentatore, spalla, autore e chitarrista d'appoggio. Ma soprattutto ha regalato momenti che non passeranno. "Buonanotte all'Italia" con De Gregori, "Il mio nome è mai più" mai come ieri così piena di significato compresa la dedica a Gino Strada con un sorprendente (per me) Mauro Pagani come cantante, l'intensità di "Non è tempo per noi" e "Ti sento" da sempre tra le mie preferite che mi hanno così scavato dentro a questo giro da farmele sembrare quasi inedite e/o con nuovi significati, il finale con "Urlando contro il cielo" suonato e cantato da quattordici musicisti contemporaneamente sul palco, il saluto con la sua prima canzone "Sogni di Rock&Roll" tanto intenso e tanto intimo. Ma soprattutto il duetto con Elisa su "A modo tuo". Era atteso come momento clou ed è riuscito ad andare oltre, entrando così dentro da stordire e da diventare incancellabile per tutti i presenti e non solo. 
Era difficile tornare a Campovolo. Per mille motivi. Liga ed un meraviglioso "gruppo a dopo" hanno reso questo ritorno come qualcosa da tenere stretto stretto. Intensamente. Orgoglioso di aver fatto "quattro su quattro"










Ps. ho trovato sul Fatto Quotidiano la scaletta del concerto e la voglio mettere "a piè di post"....per tenerne traccia...
La scaletta di “30 anni in un giorno”: 
1 Non cambierei questa vita con nessun’altra 2 Balliamo sul mondo 3 L’odore del sesso 4 Niente Paura 5 Il sale della terra 6 Ho smesso di tacere con Loredana Berté 7 Marlon Brando è sempre lui 8 Bar Mario 9 Non è tempo per noi 10 Musica Ribelle con Eugenio Finardi 11 Ho messo via 12 Piccola stella senza cielo 13 A che ora è la fine del mondo 14 L’amore conta con Gazzelle 15 Luci d’America 16 Il giorno dei giorni 17 Buonanotte all’Italia con Francesco De Gregori 18 Il mio nome è mai più con Mauro Pagani 19 I ragazzi sono in giro 20 Ti sento 21 Eri bellissima 22 Il giorno di dolore che uno ha 23 Quella che non sei 24 Certe Notti 25 Sulla mia strada 26 A modo tuo con Elisa 27 Questa è la mia vita 28 Tra palco e realtà 29 Urlando contro il cielo 30 Sogni di Rock ‘n Roll.