mercoledì 29 marzo 2017

Un salto nel passato ma pur sempre viola....

Kiave di lettura n° 228

Si torna alla lettura ed ad una Kiave di Lettura che prende posto nel Katalogo e negli scaffali della mia personale libreria. Libro non scelto ma regalato con tanto di dedica (GRAZIE all'autore del libro e del regalo !!!!!) da chi comunque conosce i miei gusti e le mie passioni.
FRANCESCO RUSSO - "Viola! Viola! Duce! Duce!" - Effequ
L'ambientazione del libro è molto originale e porta "LONTANO DA NOI, LONTANO DALLA GIOSTRA" attuale. Infatti i protagonisti vivono la storia del libro nell'epoca fascista degli anni Trenta. Ad essere raccontate, sono le vicende di quattro ragazzini che, con età diverse, vivono le vicende adolescenziali in modo personale ed appropriato al proprio carattere. A far da sfondo a questa storia la Firenze all'epoca del fascismo della prima fase, quella del "consenso comune" dove "Viola Viola Duce Duce" era slogan comune e sentito più che imposto e politico. Una passione per il calcio che accomuna gli amici ed il loro vivere le giornate colorate di viola con il pensiero all'ideazione "di bandiere viola con il simbolo di Brozzi" ed al vivere la passione così come trasmessa dai genitori "era il babbo che lo portavo allo stadio che lo aveva fatto innamorare della Fiorentina", 'evoluzione e la trasformazione tipica del mondo adolescenziale con la scoperta degli amori "stai male perchè lui non ti vuole bene quanto gliene vuoi tu. l'amore non è questo, l'amore è quando due persone si voglio bene e insieme non soffrono mai" e l'arrivo delle prime delusioni "che brutto prezzo da pagare per la bugia colossale che aveva raccontato. Solo chi è falso riesce a dire bugia senza far del male a se stesso".
La trama è semplice e scorre bene, ed è divertente vedere come la passione comune di un gruppo di tifosi abbia tanti elementi comuni con l'epoca attuale e tanti completamente diversi visti i tempi completamente diversi.Graziano, Barnaba, il Gigli ed il Montini con le loro differenze compongono il gruppo che viene raccontato e si racconta, con la Fiorentina come prima unica passione che poi viene affiancata dai primi battiti di cuore "per la prima volta nella sua vita la Fiorentina era passata in secondo piano" per i primi amori o per altre passioni (politiche o di altro tipo). La storia passa attraverso anche  la voglia di intervenire nella politica dell'epoca in modi e modalità diverse e con vicende che in qualche modo si rincorrono fino ad un incontro direttamente con il Duce al Piazzale dove "si fa la storia".
In alcuni punti la storia sembra un po' fermarsi e si fa in qualche pagina un po' più fatica a tenere l'attenzione alta come in altri punti dove invece i racconti dei protagonisti sono più interessanti e vivi, un po' come l'andamento oscillante dell'amata Fiorentina che anche all'epoca faceva dannare tra alti (pochi ed intensi) e bassi (più numerosi e dolorosi)...ma tu guarda....
BIGNAMI: il colore ben noto della passione dei protagonisti, aiuta sicuramente a far sentire "più propria" la storia del libro e la curiosità di un'ambientazione "originale" spinge ed incuriosisce. Un buon esordio, un'idea "nuova" ed una storia che scorre bene pur con qualche piccola ombra e qualche singhiozzo qua e la che portano la valutazione ad un tre stelle....e mezzo...su cinque.

mercoledì 22 marzo 2017

Zone senza legge


E' un paese allo sbando con vere e proprie zone incontrollate o meglio fuori legge. Zone dove, nel vero senso della parola, l'ordinamento e lo Stato non riescono ad arrivare e si trasformano in una sorta di terra di nessuno, un bronx dove ognuno fa come crede. 
E' triste e vergognoso allo stesso tempo
Allora, da "tentativo di bravo cittadino" segnalo una di queste zone dove la legge non si riesce ad applicare, magari qualcuno può intervenire. E' a Roma, nel centro pieno, Palazzo Madama nello specifico. Qui, nel consenso generale di zona e spalleggiato dagli "amici" ...e dagli "amici degli amici", un condannato a due anni e mezzo per peculato con sentenza passato in giudicato 496 giorni fa con conseguente interdizione dai pubblici uffici, continua a recepire un lauto stipendio pagato (come direbbe il Trio Medusa...ma in questo caso in modo appropriato...) "con i soldi di noi contribuenti" ed a legiferare per tutto il Paese, magari anche sulla Giustizia. Un condannato per peculato che continua quindi ad amministrare la cosa pubblica. Dove potrebbe, se non in una vera e propria zona senza legge?

domenica 19 marzo 2017

Dicono di Sogni di Tricolor - Dodici

Kiave di lettura n° 227
I "Sogni di Tricolor" continuano a girare nell'aria e tra i commenti "CHE VANNO E CHE VENGONO" sul libro, oggi lascio la mia Kiave di lettura ad una bella e completa recensione ricevuta sulla pagina di Qlibri dedicata al mio libro.
Emozionato nel leggere tante parole e tanta attenzione ad ogni particolare del mio testo, a veder analizzato ogni aspetto con interesse cura degna di una vera e propria recensione. Ringrazio davvero di cuore Maria per la cura, gli spunti e le belle parole.
Buona lettura:

IL CAMPIONCINO MALEDETTO
Quella di Giancà non è solo una passione, una fede, è anche un sogno, un obiettivo. Quel pallone con cui ha condiviso gioie e dolori è il suo compagno di vita, colui che segnerà il suo destino e che lo accompagnerà negli anni a venire. Perché il bomber di cui Enzo Susini ci narra oltre che ad essere un devotissimo tifoso viola, quei verdi prati li corre anche, con la grinta e la volontà di chi quella maglia non vuole più soltanto tifarla, ma anche indossarla. Ed è sulle note del Liga che il “campioncino maledetto” percorre la sua strada, tra errori e crescite, tra successi e sconfitte, ma sempre e comunque accompagnato e sostenuto da quegli amici veri che con lui hanno condiviso trasferte, amori, e gol dell’ultimo minuto. Poco importa se l’avventura ha inizio nel B, nel Ravenna, l’obiettivo è sempre li, davanti a lui, immancabile ed implacabile, persino quando le – meritate – risciacquate del Mister incombono per quella succulenta mela di Adamo a cui proprio è impossibile resistere… 
E se all’inizio dell’opera egli è un giovane calciatore impulsivo, irascibile ed anche un po’ immaturo, con il proseguo della stessa osserviamo la sua crescita, lo riscopriamo uomo. Abbandoniamo infatti la figura del sognatore per abbracciare quella di una persona che non vuol buttare via tutto quello per cui ha investito e lavorato (« [..] devo solo continuare a dimostrare che valgo e che voglio davvero quella maglia» p. 51), conosciamo il vero Giancarlo, colui che non si sottrae al richiamo della “grande occasione” riuscendo a rendere – oltretutto – il suo esordio indimenticabile storia. 
Incentrato negli anni d’oro del calcio italiano, anni in cui questo era ancora sport, competizione, anni in cui il mercato e il Dio denaro non avevano ancora fatto ingresso negli spogliatoi e negli stadi tanto che la partite che si disputavano in quegli attesissimi rendez-vous domenicali erano puri e genuini incontri dove all’ultimo colpo di tacco il match veniva conteso, “Sogni di Tricolor” è un elaborato stilisticamente forse ancora un po’ acerbo ma contenutivamente ricco. Susini riesce, infatti, in quello che è il compito più arduo per uno scrittore: trasmettere l’emozione, la passione, coinvolgere. Infausta impresa, questa, soprattutto quando il tema principale di un elaborato altro non è che un mondo complesso – e per taluni sconosciuto – quale quello del calcio è. Ecco quindi perché il testo si rivela essere adatto ed apprezzabile per tutti e da tutti, tanto dagli amanti di questo sport tanto da chi è estraneo a questo mondo. 
In conclusione, esattamente come Giancà, ottimo è l’esordio di Susini che si, con questo suo primo romanzo, ha superato la prova a pieni voti. Non resta altro che chiederci:”A quando la prossima pubblicazione, Enzo?”

«[..] E poi dì soprattutto perché? […] Sul mio atteggiamento, sui miei errori ma anche sulle pugnalate ricevute, sulle delusioni delle persone vicine e su quel giorno di un aprile passato in cui comunque la mia strada ha trovato un dosso di quelli notevoli. 
Di quelli che non possono fermarti, che devi comunque superare, ma che renderanno il tuo cammino comunque “diverso”. In questi momenti di riflessione, colonna sonora e pensieri hanno un percorso noto che porta ad abbinare quel “ci dovrà essere un motivo o no?” proprio a quel dosso» p.46-47.

Lettura consigliata: SI






E voi? Avete letto "Sogni di Tricolor"? Vi è piaciuto? Lasciate il vostro commento qui, sui social, ai miei contatti, ricordandovi di usare il riferimento #sogniditricolor.

lunedì 13 marzo 2017

Applausi oltre la paura

Kiave di lettura n° 226

Dall'ultima è passato un po' di tempo e soprattutto si sono modificati diversi elementi. L'ultima volta era un libro di un autore molto noto, oggi quello di un esordiente per il mio personale Katalogo. Quella scorsa era stata una battaglia anche se vinta, non stravinta, mentre questa vi anticipo che è una kiave di lettura ampiamente stravinta. Parlo di:
GIUSEPPE CATOZZELLA - "Non dirmi che hai paura" - Feltrinelli 
La partenza è stata a sorpresa. Non tanto e non solo per la non conoscenza dell'autore e della storia, ma anche perchè ho acquistato questo libro "a scatola chiusa", con l'iniziativa che da un po' c'è in tutte le librerie Feltrinelli dove vengono messi su uno scaffale libri già impacchettati con solo poche righe di presentazione senza far apparire testo ed autore.
L'inizio è stato un po' tosto per inquadrare bene argomento ed ambiente, piano piano poi la scrittura ha aiutato ad entrare nel percorso e nelle vicende dei protagonisti o meglio della protagonista del racconto, Samia. La sua storia è reale e Catozzella si immerge nella sua vicenda, costruendo un racconto avvincente e toccante. In uno scenario niente affatto facile come quello di una Somalia scossa da armi ed attentati, una giovanissima ragazzina instaura un rapporto solidissimo e fraterno "la guerra non poteva toglierci l'unica cosa importante: quello che lui era per me e quello che io ero per lui" con un compagno di giochi prima e di allenamento poi con la figura dell'amatissima e quasi simbiotica sorella "ci siamo sempre addormentate mano nella mano, le teste che si toccavano. mentre la stringevo sentivo che a poco a poco la sua presa si faceva meno forte, più docile" a far da spalla solida per sogni e vita. Questi rapporti e la passione per la corsa portano Samia ad accrescere la fiducia nei propri mezzi atletici/sportivi tanto da sentire nascere in sé voglia e convinzione di poter partecipare alle Olimpiadi di Pechino per poi puntare a vincere quelle successive di Londra "era la prima volta che lo dicevo eppure appena l'ho detto niente mi è sembrato più vero di quello".
La vita ed i suoi percorsi non lineari, accentuati dallo stato di povertà e terrore che sempre più occupa Mogadiscio, portano purtroppo la stessa Samia a veder allontanare il compagno di sogni Alì ed anche se il pensiero è quello che "legati per la vita da una parola, si rimane" in certi momenti certe assenze pesano di più "davanti a tutta la mia famiglia festante in mio onore, ho pianto perchè ero diventata grande e per la mancanza di Alì. La persona al mondo che più si era impegnata perchè vincessi le gare che quel giorno avevo vinto. E che non lo sapeva neppure".
La situazione ambientale, la fuga della sorella che la costringe alla solitudine, l'allenamento notturno ed accidentato le fanno maturare la voglia di seguire l'esperienza della stessa sorella e del suo tentativo di raggiungere  l'Europa "il viaggio è una cosa che tutti noi abbiamo in testa fin da quando siamo nati". Samia prende coraggio, "la paura è un lusso della felicità", ed organizza il suo viaggio verso l'Europa per sperare di trovare il modo più consono per "TUTTO QUEL FUTURO DA GESTIRE" con le prospettive ed i sogni a cinque cerchi olimpici. Dal momento in cui la protagonista si mette in marcia, anche il libro la cambia, si fa paradossalmente più pesante per le difficoltà che incontrerà e più spedito nello stile narrativo. Samia vive km e giorni di un mondo che poteva aver solo vagamente immaginato con le sofferenze e le privazioni a cui "non ci pensi, pensi solo alla meta". Ed imparando un po' dal modo di Alì di rinchiudersi e raggiungere  "il posto in cui nessuno poteva raggiungerlo. Il suo posto. Forse l'unico.", affronta il viaggio con l'obiettivo di non perdere mai di vista il risultato finale: Londra e le sue Olimpiadi. Catozzella entra nella vita di Samia quasi da cronista e fotografo, spiandola nelle sue emozioni ed amplificando i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Corre l'autore con la sua penna, con un passo deciso come nei duecento metri dei sogni di Samia, corre e tiene attaccati alla storia, rendendola romanzo vero ed intenso fino al finale della storia, del libro e di quella splendida e romantica corsa.
BIGNAMI: da molto tempo non leggevo un libro così scritto bene, per il quale la definizione "davvero un gran bel libro" è perfetta. Passione, sofferenza, sogni, emozioni il tutto senza mai cadere nel patetico o nello scontato. Davvero un giudizio di cinque stelle (su cinque) STRAmeritato.

mercoledì 8 marzo 2017

Non solo oggi...ma anche...oggi...

Non è solo oggi, ma è anche oggi. E' uno spunto, quello di questa giornata, per tenere l'attenzione viva su quello che in maniera ipocrita troppo spesso ci ricordiamo solo per ventiquattr'ore ad inizio marzo. E' un modo per evidenziare le troppe impostazioni sessiste del nostro sistema, per denunciare i mancati diritti che ancora di pari hanno ben poco e soprattutto per ricordare, impegnarsi e sostenere tutte le azioni possibili per combattere ogni tipo di violenza e sopruso.
Se allo scoccare della mezzanotte andrà tutto in cavalleria per altri 364 giorni, sarà stato solo oggi. Se nel piccolo di ognuno, questa giornata, questo impegno e questo rispetto di questa "mobilitazione" sarà percorso comune e mantenuto tanto da diventare (parola orribile ma necessaria) normale, allora vorrà dire che piano piano questa giornata si fonderà negli altri e restanti giorni dell'anno e forse davvero diventerà superflua. 
Adesso in realtà è indispensabile che ci sia e che diventi la base e l'inizio per contaminare gli altri giorni dell'anno, e se è più semplice, automatico e comunque carino avere il pensiero di donare un rametto di mimosa, credo che la foto ed il logo più giusto per questa giornata siano quelle tante, troppe scarpe rosse che indicano e pesano ben altro.
"LE DONNE LO SANNO" che di questi propositi ce ne dimenticheremo troppo presto, che dovranno farci da promemoria su tutto quanto doveva diventare abitudine comune e che invece troppo spesso, quasi sempre, resta bel pensiero e parole vuote marchiate ottomarzo
Toccherà a tutti noi invece, provare a non aver bisogno di quel promemoria, portare avanti quei propositi e farli diventare banalmente "normali". La sfida sarà quella e sarà il più bell'augurio che potremo fare da domani fino al prossimo 7 marzo, per adesso....
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al limite del piacere
al limite dell'orrore
conoscono posti in cui non vai
non vai
le donne lo sanno
che niente è perduto 
che il cielo è leggero
però non è vuoto
le donne lo sanno
le donne l'han sempre saputo
Magari portandosi e portandoti al limite, arrivano e ti portano in posti in cui da solo non arriveresti mai, facendoti capire che il cielo che immaginavi vuoto e perduto in realtà era soltanto mancante di altre presenze che lo illuminassero, un cielo che quindi si trasforma da senza piacere ed un pò vuoto ad un cielo semplicemente LEGGERO
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lunedì 6 marzo 2017

Vota Valdirose

Vi ho parlato spesso della mia amica speciale Irene e del suo essere "VIVA COSI' COME" in pochi riescono ad essere nel rincorrere i propri sogni e nel cercare di rendere sempre più speciali le sue qualità e le sue capacità. 
Oggi, o meglio in questi giorni, segna tra i suoi successi quello di essere stata inserita nella finale di un concorso del Corriere della Sera, il "Cucina Blog Award 2017".
E dopo aver votato, indovinate per chi!?!?, come posso non farle di nuovo i miei più sinceri complimenti? Davvero dal cuore complimenti IRE, mentre a voi dico, se avete un minuto votate il suo blog del Valdirose al concorso che trovate qui sotto.

sabato 4 marzo 2017

Ciao Fabo

Kiave di lettura n° 225
A pensarci bene, mi sono sembrati decenni quelli passati senza riuscire ad ascoltare con attenzione e quasi trasporto le parole di un esponente politico e forse la definizione di decenni non basta per ritrovare quella sensazione. Mi è capitato mercoledì sera guardando l'intervista delle Iene a Marco Cappato. Ho trovato una profondità ed una semplice totalità nelle sue parole che ne sono rimasto davvero colpito.
Non sono mai stato  un simpatizzante dei Radicali, non li ho mai votati e sinceramente anche lo stesso Cappato non l'ho mai trovato così "politicamente" attraente.  L'altra sera invece ne sono rimasto affascinato per impegno e profondità; è stato intervistato prima di andare ad autodenunciarsi dai carabinieri per aver accompagnato Dj Fabo in Svizzera ad essere finalmente e di nuovo libero. Da qualche tempo avevo seguito la storia di Fabo e quando la sua vicenda ha preso un po' di campo mediaticamente, ho rivisto mentalmente i giorni in cui era la vicenda di Eluana ad essere tra gli argomenti principali. Ho cercato nella memoria qualche riferimento di quei giorni e mi sono ricordato che avevo creato da poco questo blog e che mi ero ritrovato a scrivere sull'onda dell'emozione e della rabbia uno dei miei primi post.
Sono passati otto anni e non è cambiato niente. NIENTE, in un paese che sempre meno riesco a capire, accettare, sentire giusto. Ed è per questo che ho apprezzato le parole di Cappato, la sua forza non protagonista di dare una risposta agli occhi di Dj Fabo che dicevano "IO CHE ASPETTO UN PASSO" "per poter essere libero".
Ha accettato la sua richiesta, dopo che Fabiano aveva chiesto un intervento del Presidente della Repubblica, al Governo, al Parlamento. Ha accettato di declinare la parola politica nel senso di rispetto dei diritti personali, umani e sociali e delle stesse esigenze coniugate con il diritto di libertà. Sapeva e sa che andrà in contro ad (auto)denunce e procedimenti penali ma ha visto il suo intervento come "quello che doveva fare una persona che ha a cuore i diritti dei cittadini, come italiano e come politico". Non ne faccio un santo, ne un idolo. Ho apprezzato la coniugazione di politica, la forza di responsabilità e la dolcezza nel commuoversi pensando a Fabiano. Ha avuto il merito, in un paese che ti vuole in vita a tutti i costi non permettendo nella pratica di abortire e non consentendoti di scegliere di andare quando lo ritieni giusto, di andare oltre la finta morale cattolica che infesta uno stato laico solo a parole vuote.
Adesso Fabo è libero, di nuovo e finalmente. Marco ne ha il merito ed invece pagherà. Mattarella che non ha avuto neanche la decenza di parlare la prenderà come un altro capitolo da mettere nel cassetto, indegno del suo interesse. Il Parlamento tornerà a fingere di interessarsene per un po' per poi passare a vergognosi dibattiti su argomentucoli che interessano sostanzialmente il loro portafoglio e quello di lobby di amici o banalmente importanti. La Chiesa continuerà a condannare e riceverà il continuo bene placito di politici che al predicar di sacerdoti e simili si inchinano. E questo Paese continuerà a lasciare l'amaro in bocca, la voglia di urlare, la sensazione infinita di schifo.
Ciao Fabo, un saluto grande e libero, lo stesso che Marco è riuscito a darti e permesso a te di ottenere.