venerdì 30 dicembre 2022

Un boh di sorpresa

#Klibro Dicembre 2022 
qui il mio intero
Katalogo
JOVANOTTI
"Il grande Boh!"
Feltrinelli

Quando mi è stato regalato mi è stato detto "lo so che lo consideri un po' troppo guru ma in questo libro letto un po' di tempo fa avevo trovato diversi spunti interessanti, magari se ti limiti a quelli piace anche a te". E la previsione è stata totalmente azzeccata.
Sono partito da questa premessa, oltre che per ringraziare del regalo, anche perché cercare di fare una recensione di un libro del genere non è affatto facile. Tutt'altro. E la definizione di raccolta di spunti molto interessanti invece mi piace molto e credo possa essere utile per provare a raccontare "il grande Boh!".
Il titolo è già una bella indicazione. Una sorta di ? messo come incipit a tutto il libro che avvisa il lettore che non troverà in quelle pagine qualcosa di troppo instradabile in percorsi precostituiti. 
In questo libro infatti Jovanotti banalmente prende la penna e scrive. Dei suoi pensieri, dei suoi viaggi, dei suoi dubbi, delle sue arrabbiature, dei suoi felici stupori. Dandogli più o meno la struttura di un diario, in parte etichettato dalle date di eventi che racconta, in parte dal luogo o dalle persone di cui racconta.
Alcuni capitoli hanno un percorso seguibile nel loro sviluppo "pezzo dopo pezzo", altre devono essere prese pagina per pagina. In tutte traspare una clamorosa voglia di comunicare ed in moltissime il segno che viene lasciato è bello intenso. Dal modo in cui scrive emerge la sua età più giovanile; nello stile e nei concetti che esprime emergono le passioni da quasi trentenne con tutta la loro forza. Coinvolgenti ed intense ancora adesso, anche più di quelle attuali.
Anche quando si tratta di raccontare viaggi e percorsi, in bici o con il gruppo per la realizzazione di un disco, le sue pagine non sono mai finalizzati ad "UN BEL SOUVENIR, UNA FOTOGRAFIA" . Visti i posti raccontati sarebbe stato anche logico: Sudafrica, Patagonia, Brasile, Cuba tanto per citarne alcuni. Il tentativo invece è quello di scavare oltre, quello cioè di trasmettere al lettore tutto quello che è arrivato a lui attraversando quei posti e vivendo quei luoghi, provando a tenerne traccia nel suo taccuino di pensieri. E leggendoli l'obiettivo è realizzato. 
In me infatti qualcosa si è smosso. Non solo per i racconti di viaggi, anzi principalmente per altro. Non tanto per lo stile. Spesso "arruffato" o con poca voglia di apparire preciso, consecutivo o elegante. Ma per la forza con cui certi concetti sono scritti, in certi punti quasi urlati. Quel richiamo a cercare di viverle davvero le cose che si fanno e/o le persone a cui si tiene perché altrimenti appassiranno o spariranno. La sicurezza che deve albergare in tutti di non guardarle e basta le belle "fotografie" ma di provare a scattarle ed a immergersi dentro altrimenti restano fini a se stesse. L'impegno necessario nel tentare di rendere concrete e reali le considerazioni poetiche e sentimentali che ognuno di noi ha dentro per non rischiare di trasformarle in vuoti esercizi di stile. Concetti anche forti che arrivano così diretti forse proprio perché non immersi in una storia o in un romanzo ma unici reali elementi protagonisti del "diario".
E' uno di quei libri che mi trovo a valutare più per quello che mi ha lasciato che per quello che propone sulle pagine. Probabilmente uno di quelli che mi ricapiterà di andare a cercare per sfogliarlo di nuovo in cerca di qualche pagina specifica. Un'alta valutazione, una bella sorpresa.

CINQUE CITAZIONI

1 - "...l'estetica vale solo se serve a comunicare. Sennò è vuota e piace a chi cerca il vuoto.."
2 - "...i rapporti umani si sviluppano con la conoscenza profonda, che è faticosa, e non è mai scultorea, anzi è una pianta che va seguita giorno per giorno, innaffiata, curata..."
3 - "...il viaggio è la forma più antica di realtà virtuale. Tornare a casa vuol dire affrontare il confronto con un progetto di vita e questo fa paura, specialmente quando non si è da soli ma bisogna organizzarsi pensando alle esigenze delle persone che sono con te..."
4 - "...oggi non ho più sicurezze, non ho più certezze, l'unica certezza è che la vita va vissuta, va affrontata, che la musica è bella e che una bella canzone può far molto..."
5 - "...non posso lasciarla bianca questa pagina..."

Mia personale VALUTAZIONE: ****°  - quattro stelle e mezzo su cinque

venerdì 23 dicembre 2022

Vittoria mondiale

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 519
Finalmente! Per l'Argentina. Per Messi. Ma anche per me. Era dal 1982 infatti che non assaporavo la vittoria di un mondiale e visto che anche la mia squadra di club non è così avvezza ad alzare trofei, direi che è una vita che non mi godevo la soddisfazione di urlare per un gol con relativo inserimento della squadra del cuore nell'albo d'oro.
Partito in sordina a livello di interesse (vedi post che ho scritto ad inizio manifestazione circa un mese fa), strada facendo, "VOLENTE O NOLENTE", il Mondiale è entrato di più nei miei radar, più o meno contemporaneamente alla speranza che l'albiceleste mi potesse regalare una gioia.
Non era iniziata benissimo da questo punto di vista. Proprio l'Argentina infatti aveva steccato completamente l'approccio al Mondiale, perdendo contro l'Arabia Saudita e regalando la sorpresa (negativa) più grande di questa edizione. Poi però la squadra si è affidata al suo capitano. E lo stesso, con un talento secondo solo a quello del D10S Diego, ha portato l'undici argentino in testa al girone. Una volta arrivati alla fase ad eliminazione diretta, scontro diretto dopo scontro diretto, la squadra è stata condotta alla vittoria finale passando da due sfide interminabili con Olanda e Francia in cui l'ultimo rigore ha premiato proprio Messi e compagni.
In particolare, la finale di domenica scorsa, è stata probabilmente la più bella partita della storia dei mondiali o almeno delle edizioni recenti. Settantacinque minuti di dominio assoluto per la nazionale argentina che, inaspettatamente per il divario in quel momento in campo, ha messo in un angolo la Francia. A quindici minuti dalla fine, un rigore di Mbappé, ha riaperto la gara e lo stesso campione francese l'ha pareggiata con un'altra magia; addirittura nei minuti finali proprio quello è stato il capocannoniere del Mondiale stava per portare la coppa a Parigi. Poi i tempi supplementari dove ci sono stati continui capovolgimenti di fronte con due squadre mosse dalla voglia di vincere e non con la paura di perdere, come quasi sempre accade in partite così importanti. 
Nel secondo tempo supplementare ancora Messi in gol ed ancora Mbappé a rispondergli fino alle occasioni finali. Clamorosa quella francese quando il portiere ha compiuto un vero miracolo. Sul successivo attacco argentino, nuova occasione per Lautaro Martinez, sprecata, poi il fischio finale. I rigori. E quella mano de D10S che questa volta non ha dato un pugnetto al pallone per fare un gol ma ha "annebbiato" la mira francese per la vittoria del suo erede. Per i festeggiamenti di un popolo. Per la realizzazione di una giustizia calcistica, quella di far vincere la coppa più importante al fenomeno "moderno" più grande e riportarla a Buenos Aires dopo 36 anni.
Così quello che è sicuramente stato il mondiale più sbagliato - per la modalità di assegnazione, per la scelta del Paese, per la rivoluzione delle stagioni dei campionati e dello spirito sportivo, per il non interessarsi della mancata presenza di diritti dei lavoratori e dei diritti civili nel paese ospitante, per la considerazione del pallone come solo macchina da soldi - ha avuto nel suo ultimo atto il risultato più giusto: far alzare all'erede di Diego quella coppa. Anche se si è tentato di macchiare pure questo unico bel risultato, con la "vestizione" dello stesso Messi con il bisht (la mantellina tipica del paese ospitante). 
L'esperienza quindi è da catalogare come una totale sconfitta della FIFA per tutta la parte organizzativa e realizzativa di un evento che è stato completamente svuotato del suo significato sportivo. Ma come grande vittoria del secondo giocatore (con distacco verso il primo - il suo padre calcistico - e con ancora più distacco verso il terzo) più forte della storia. Meritatissima ed attesissima. Quasi come la "mia" vittoria....mondiale. ;-)

sabato 17 dicembre 2022

Il costo di obiettare

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 518
Nei giorni scorsi ho avuto l'opportunità di ascoltare una serie di interventi di persone apparentemente lontane anni e chilometri ma vicine da quello che un tempo si sarebbe definito un ideale.
Storie di un tempo, storie di adesso. Uomini e ragazzi che hanno dato il testimone a donne e ragazze accompagnandole in un percorso di impegno. 
Si respirava aria di partecipazione, di condivisione, di volontà di sentirsi importanti per la collettività partendo dalla voglia di seguire i propri percorsi valoriali.
Dagli obiettori di coscienza che hanno preferito affrontare il carcere per manifestare il proprio diritto di svolgere un servizio diverso da quello militare alle prime volontarie in servizio civile che circa venti anni fa hanno partecipato ai primi progetti sperimentali basati sull'adesione volontaria. Da chi negli anni si è impegnato per vedere sempre di più riconosciuto prima il diritto e poi l'opportunità a chi oggi, non lontano da qui, rischia la vita nel proprio territorio ucraino o in quello del Paese invasore per la convinzione contraria a quella della difesa o l'attacco con le armi.
"I NOMI DI CHI HA MENTITO DI CHI HA PARLATO DI UNA GUERRA GIUSTA" è un concetto che negli anni ha percorso molti paesi europei e non solo e che qualche giorno fa ho avuto modo di ascoltare nei percorsi e nelle ragioni di chi di questo concetto ha fatto appunto ideale di vita. Con strade diverse in nazioni differenti ma tutti tornando alla radice di due parole: servizio civile.
A costo di "perdere mesi", a costo di passare processi, a costo di impegnarsi in attività di solidarietà per un basso rimborso invece che percorrere altre strade molto più redditizie, a costo di considerazioni non sempre lusinghiere per chi preferisce appunto parlare di obiezione all'uso delle armi e della violenza invece che farsi "rispettare" con la forza.
Giorni importanti che hanno evidenziato e ricordato che non sempre è utopia vedere lontano e non chinare il proprio capo. Che a volte impegnarsi in qualcosa di collettivo invece che personale aiuta tutti, per primo chi lo fa, fornendo formazione e competenze che non si trovano in altre attività o modi di affrontare altri percorsi. Che ricordarsi che una bandiera di pace non è solo un'accozzaglia di colori per far risaltare una maglietta o un balcone ma un ideale da difendere anche mettendoci del proprio. Non abbassando la testa ma tenendola alta ed alzando anche il tono, come da Kiev ha fatto un ragazzo ucraino in collegamento mercoledì facendo vibrare bene la sua voce ed il nostro cuore. "La soluzione è il disarmo. Totale. L'abolizione delle armi nucleari. Il divieto della guerra".
Facendo scattare l'applauso sincero ed i brividi veri. Ma soprattutto accendendo il ricordo di chi quelle cose le ha dette per tanti anni e tanti anni prima dell'inizio di questo conflitto. Per commentare altre guerre e cercare di evitarne ulteriori. Quel Gino Strada che manca sempre ed infinitamente sempre di più.
Questi giorni hanno scaldato il cuore ed evidenziato storie, intime motivazioni e passioni che potrebbero sembrare di un tempo ma che invece sono ancora attualissime ed ancora ben vive. Basta cercarle. Basta "curarle”. Basta farsele scorrere dentro e non sulla pelle, lasciandogli spazio e non scacciandole.

sabato 10 dicembre 2022

Tristezza mondiale

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 517
Durante la partita mondiale ricca di gol, emozioni, botte e sfottò dell'altra sera tra Olanda ed Argentina è andata in onda in realtà una tragedia. 
Non sportiva, ma di vita.
Mentre Messi e Van Gaal se le dicevano di tutti i colori e l'albiceleste metteva a dura prova le coronarie del paese sudamericano tutto e di Adani in telecronaca, nelle tribune dello stadio accadeva purtroppo un evento che ha fatto passare tutto in secondo piano.
Infatti, Grant Wahl, cronista americano della CBS, durante i tempi supplementari di questo quarto di finale è caduto in terra in tribuna stampa a causa di un malore. A nulla sono servite la mobilitazione dei colleghi e l'assistenza sanitaria chiamata ed arrivata. Evento tremendo che, oltre per la drammaticità dell'evento, mi ha colpito anche per un altro aspetto.
Lo stesso Grant infatti aveva fatto parlare di sé perché durante una partita precedente sempre di questo triste mondiale era riuscito a far valere la propria idea. Quella di difendere dei diritti. Quella di manifestare la contrarietà al regime "ospitante" attraverso un piccolo/grante gesto, quello di mantenere addosso la maglietta arcobaleno a sostegno dei diritti LGBTDopo le difficoltà a causa dei divieti della vigilanza era riuscito nel suo intento, andando però incontro a minacce per il suo sostegno alla causa.
Dal punto di vista clinico, Grant Wahl aveva accusato malesseri da stress (già evidenziati in passati evidenti particolarmente intensi) e difficoltà di tipo respiratorio che erano stati ricondotti (dall'ambulatorio presente negli stadi di riferimento) ad un inizio di bronchite da curare con sciroppo ed antinfiammatori. 
Il fratello ha commentato invece il fatto in modo molto diverso. Accorato e personale è stato il suo intervento per comunicare la vicenda, rivendicando il motivo della vicinanza alla causa da parte del giornalista come un gesto di sensibilità nei suoi confronti, gay dichiarato. Lo stesso Eric, fratello della vittima, ha anche aggiunto che aveva sentito Grant e che nonostante i malanni accusati era in salute, aggiungendo infine "non credo sia morto, credo l'abbiano ucciso"
Io non mi voglio accodare a quelli che "NE SANNO UNA LORO VERSIONE". Credo che le cause saranno evidenti a breve e voglio credere e sperare che sicuramente sarà stato solo un triste e tragico evento ed una casualità altrettanto drammatica. 
Comprendo però a pieno il dolore sordo del fratello che in un attimo ha visto spegnersi la luce di qualcuno che amava e che gli aveva dimostrato pochi giorni prima impegno e sostegno. Totale anche a costo di rischiare del proprio. Le sue accuse le motiverà, se ne avrà la forza. Ma quel dolore invece non lo consolerà nessuna motivazione che gli verrà data.
Per questo credo che ad Eric debba arrivare il nostro abbraccio ed a Grant, nel giorno di Messi, un sincero applauso ed un gran bel ricordo in un mondiale ancora più triste dopo questo evento.

sabato 3 dicembre 2022

Ma dai?!!?

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 516

E chi l'avrebbe mai detto?
Una vita di favori arbitrali fatti passare sempre come casualità che poi si compensano ma intanto partite e scudetti negli anni sono andati in un verso solo creando in tutta Italia lo stesso rammarico e la stessa sensazione di "sottrazione illecita". Da Graziani a Cagliari a Turone a Torino, da Ronaldo al Delle Alpi alla mancata espulsione di Pjanic nella partita decisiva che poteva lanciare il Napoli. E vado solo a memoria immediata.
Esempio di non sportività conclamata e fatta diventare motivo di orgoglio, dal "conta solo vincere" ai giri di campi e caroselli nella notte tragica dell'Heysel.
La protagonista principale del trasloco degli armadietti degli spogliatoi dai magazzini di abbigliamento sportivo a quelli farmaceutici.
Il coinvolgimento diretto a livello di organizzazione e coordinamento di un gruppo di potere e gestione di classe arbitrale e poteri decisionali, con relative conseguenze come dirigenti squalificati/radiati, penalizzazioni, scudetti revocati e retrocessioni.
Il riconoscimento delle scorrettezze realizzate con relativa accettazione con soddisfazione della condanna alla B con penalizzazione rispetto a sanzioni più pesanti.
La continua scorrettezza informale e formale di esporre nel proprio stadio due scudetti impropri perché revocati dalla giustizia sportiva per comportamenti riconosciuti come illeciti da tribunali e la stessa società.
Il tentativo di imbonire i giudici per far ottenere la cittadinanza italiana al possibile acquisto Suarez con il relativo percorso processuale successivo per frode.
L'attività come possibile fondatrice di una superlega di squadre europee dove il merito sportivo viene spazzato via e sostituito da parametri finanziari di riferimento. 
Continui scambi di mercato con alla base sopravvalutazioni di bilancio o favori societari e non interessi o meriti sportivi.
Ma nel "RECORD DI AUTOGOL" di sportività e decenza questi precedenti e questo CV evidentemente non erano sufficienti. E così di nuovo uno scandalo "inatteso" e di nuovo la stessa squadra protagonista. Intercettazioni che al solito fanno emergere il reale concetto di attività sportiva dei suoi dirigenti. Chat di gruppo che mettono per scritto accordi illeciti. Elenco infinito di operazioni di acquisto/cessione con alla base valutazioni di fantasia miranti solo a coprire buchi di bilancio creati da gestioni folli. 
Ed ovviamente già partito il distinguo "eh ma son operazioni che fanno tutti" "eh ma ci sono stati anni difficili" "eh ma punendo loro viene punito l'immagine del calcio italiano e ne risente il movimento". Anche questo molto nuovo, visto che è il solito ritornello ascoltato nel 2006. Sempre con loro nel mezzo. Sempre ad insegnarci la vita ed il mondo. Loro.
A sorpresa come allora. Curioso no?
ps. come avrete notato non ho citato la squadra nemmeno una volta perché anche solo scriverne il nome mi fa abbastanza orrore. #juvemerda