sabato 28 marzo 2020

Torneremo...

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 381

Nei giorni scorsi ho sentito dire "la forza di scrivere è scivolata via, come se questo vuoto non solo non si riuscisse a riempire ma non riuscisse nemmeno a parlare, è un vuoto muto" ed ho ripensato a quanto scritto la scorsa settimana (clicca qui).
Mi riferisco a quella scarsa voglia di leggere e scrivere che in questo periodo accompagna le mie giornate. "UN BICCHIERE DI VIGNA" o di birra è l'unica cosa vagamente artisticoculturale che mi stimola un po' d'interesse. Una persona che se ne intende e che sbaglia di rado ha detto che in questo periodo la sua priorità (ovviamente parlando di vita in versione #tuttiacasa) è quella di "tenere alta la concentrazione e l'attenzione in quello che c'è da fare". Ed è lì il bello. 
La concentrazione magari è più facile continuare a tenerla sul lavoro (per chi ha la fortuna di essere in telelavoro o similare) poi però c'è il resto della giornata. In particolare l'orario del tramonto che combacia con quello della conferenza stampa delle 18 ed entrambe le cose portano ad abbassare un po' le luci, le voglie e quei sorrisi che con fatica avevi provato a metterti addosso durante la giornata. Il segreto dovrebbe essere quello di cercare spunti, puntare il proprio sguardo su qualcosa che catturi l'attenzione. Cercare lo spirito di quel "restiamo umani" (cit. Vittorio Arrigoni fatta mia nei post di questo periodo) anche per quanto riguarda la propria "testa". Cercare un qualcosa che catturi l'interesse e che magari tenga impegnato cervello e non solo. Ed a tal proposito......
La persona che se ne intende di cui sopra, detto anche il "mio inviato romano", si è impegnato in tal senso. Per se stesso ma non solo, come sempre gli accade. Ha lanciato infatti una cosa che stimola tutti a pensare a qualcosa di diverso: positivo, liberatorio, ironico, romantico, commovente, malinconico. Qualsiasi sia la declinazione personale, comunque qualcosa lontano da questi giorni. Il progetto si chiama "appena torno" ed in pratica raccoglie i propositi di chiunque abbia voglia di mandare un messaggio vocale pensando al momento in cui questo periodo sarà alle nostre spalle. Semplice ma efficace. Ascoltare pensieri e desideri di ogni tipo di varie persone mette un sorriso, magari amaro, ed aiuta a tirare fuori. Ecco, forse l'esigenza è anche quella. Di riuscire a riempire quel vuoto muto della citazione iniziale di questo post (che trovate tra gli audio raccolti). Potete ascoltare "appena torno" cliccando qui . Ve lo consiglio davvero. Per chi vuol dare poi il suo contributo è possibile mandare un file audio ad appenatornoprimaopoi@gmail.com ; mentre per chi vuol prendere per il culo il sottoscritto, mi tocca confessare che l' inviato romano ha incastrato anche me (della categoria "io ve lo dico vi sciupo i rullini").  Un coro della Fiesole recita più o meno "torneremo torneremo torneremo grandi ancor". In attesa, proviamo a tenere botta restando umani. Anche nei propositi.

mercoledì 25 marzo 2020

Mercoledì...ore 18...

La vocina della tramvia mi avvisa che siamo a "Strozzi-Fallaci", scendo e mi incammino verso lo Student Hotel che poco tempo fa nemmeno sapevo esistesse ed adesso ogni mercoledì mi accoglie per due ore. Le mie due ore.
Mentre mi avvicino all'ingresso con le altalene, ripenso al primo nostro incontro. "Mi sono fatto un regalo" ho risposto a chi mi ha chiesto come mai fossi lì. Ne ero già consapevole il primo giorno, adesso quella risposta la correggerei solo un po'. "Mi sono fatto un GRANDISSIMO regalo, ora posso dire azzeccatissimo". Consapevole fin dall'inizio che lo scontrino per il cambio non avrei potuto averlo, adesso posso aggiungere che anche avendolo avuto l'avrei comunque stracciato dopo quel primo incontro. 
Mi aspettavo stimoli. Ne ho ricevuto tantissimi. Mi aspettavo di ascoltare persone competenti. Ho ascoltato persone molto più che competenti. Mi aspettavo di ampliare conoscenze, di scrittura ed umane. Ho conosciuto molto di più. Mi aspettavo di prendere molti appunti. Ho appuntato pagine e pagine (trovate cliccando qui un brevissimo bignami).
Ho avuto modo di sentir parlare "prof" di alto livello, direttori di giornali, inviate di guerra, telecronisti sportivi, vincitori di premi giornalistici, responsabili di siti d'informazione, editori. Ed era scritto....nel menù. Quello che non era scritto invece erano altri elementi. Ad esempio, la passione e l'innamoramento del proprio lavoro di chi ho avuto la fortuna di avere davanti. Così come la totale disponibilità a metterlo "in comune". "OGNUNO A SUO MODO" , sono stati davvero tanti i "segnalibri" sulle cose importanti da portare con sè che ho ricevuto in regalo. 
Ma come spesso accade è l'aspetto umano quello che è arrivato più "dentro". Due prof. di alto livello che hanno fatto diventare gli incontri come un vero e proprio scambio, mettendo con disponibilità e generosità a disposizione di tutti le loro competenze e le loro qualità per la condivisione di tutti e di ogni spunto comune. Spesso nella vita incontri persone che dall'alto del loro niente si sentono in diritto/dovere di farti pesare un ruolo/etichetta che hanno non si sa bene come ricevuto o si sono autoappiccicati addosso. Ecco, trovare invece due persone che avrebbero anche qualcosa di cui "fregiarsi" e/o avrebbero potuto limitarsi al realizzare il programma ed invece sono andati ben oltre per il gusto di trasmettere e creare davvero un gruppo, non era affatto banale e quindi ancora di più è stato apprezzato.
Insieme a loro una regia organizzativa e logistica che non ha mai fatto mancare la sua presenza, il suo continuo esserci con gentilezza e disponibilità. E poi un gruppo di "partecipanti" variegato, con CV totalmente diversi, aspettative disparate e interessi ancora più distanti. Ma tutti pronti a trasformare quelle due ore in qualcosa di speciale.
Sono arrivato all'ingresso. Alessandra è già lì fuori, la intravedo a prepararsi una sigaretta mentre vedo attraversare la strada a passo svelto Arianna, che ci sorride da lontano. Guido ha appena scritto che arriverà con qualche minuto di ritardo mentre l'altra Alessandra proverà a raggiungerci dall'Osmannoro, coda e lavoro permettendo. Elena sarà sicuramente già dentro ad allestire la stanza, probabilmente con Edo che sicuramente avrà la testa ancora immersa nelle ultime pagine della tesi. Due chiacchiere rapide prima di entrare mentre mi compiaccio ancora una volta della scelta fatta. Sono le 18, la nostra ora nel nostro giorno, dobbiamo entrare o i prof. Benedetto e Francesco, rigorosamente vestiti uguali, ci richiameranno all'ordine. 
Devo ricordarmi di ringraziarli tutti....per questo "corso base". Magari nel nostro finesettimana letterario. Metto un segnalibro....da portare con me:
"Grazie Alessandra
Grazie Alessandra Due
Grazie Arianna
Grazie Edoardo
Grazie Guido
Grazie Benedetto
Grazie Elena
Grazie Francesco"

domenica 22 marzo 2020

Cose semplici

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 380

Sono giorni in cui il maggior tempo a disposizione tra le mura di casa dovrebbe portarti a poter fare tante cose in più. Per alcune cose in effetti è così ma per altre paradossalmente la produzione è diminuita drasticamente. L'inchiostro nella penna e la giusta testa per scrivere qualcosa con un minimo di senso e di qualità infatti scarseggiano.
C'è una grossa cappa su tutto e purtroppo non parlo di una fantasiosa kappaviola ma di un reale tappo sulle nostre teste. Un'unica notizia che, in modi e con importanze diverse, ha portato a stravolgere la vita di tutti. Non solo. E' diventata logicamente l'unica notizia dell'opinione pubblica, della comunicazione e delle nostre ore.
"COSI' PERSI O NO" dietro questa notizia ci trasciniamo nelle nostre giornate, ovattati dal silenzio di strade (purtroppo solo quasi....) vuote e da rapporti che vengono mantenuti solo attraverso una mai così fondamentale "rete". In molti riescono ancora a fare polemiche su un po' tutto: sulle modalità comunicative del Governo, le modalità operative delle decisioni, le scelte sbagliate, la reale entità del virus, le tempistiche, l'intensità dei decreti.....ed anche l'opportunità o meno di abbinamenti cromatici nei vestiti (o quasi). Il "non è tempo delle polemiche" è quasi sempre fatto seguire dal "ma...." che apre l'esatto opposto della premessa.
Sinceramente, da polemico nemmeno troppo nascosto, ho perso anche quello spirito. In questo momento mi sembra totalmente fuori luogo e inopportuno. E quando lo spunto di discutere arriva, scompare quasi subito. Come in una sorta di rispetto per la situazione.
Rispetto che provo a portare avanti nel mio angolo di ricerca dei fatti catalogabili con un "Restiamo Umani" (cit. Vittorio Arrigoni) che da qualche post affiancano la mia KIAVE di LETTURA settimanale. Rispetto ed umanità visti ad esempio in un gesto ed un sorriso per niente dovuto dei giorni scorsi. Di un addetto a rifornire gli scaffali della Coop presa d'assalto nonostante l'ingresso contingentato. Una signora avanti con l'età cercava tra gli spazi vuoti qualcosa che evidentemente non trovava. L'addetto, anche se impegnato in altro "reparto" e  con un diverso  "scaffale" da riempire, ha notato lo smarrimento della signora e dovutamente a distanza e con la mascherina, ha chiesto notizie di quello che stesse cercando. "Vado a vedere se c'è qualcosa in magazzino" le ha detto "finisca la spesa e ripassi tra cinque minuti". Incuriosito, son tornato nei pressi poco dopo ed ho visto la signora che non smetteva di ringraziarlo e mi son sentito di farlo sentitamente anche io appena la signora commossa si avviava alla cassa. Lui, sopreso, ha ricambiato i ringraziamenti a sua volta e quasi meravigliato ha sorriso con gli occhi, visto che la bocca era coperta. Nel suo interessarsi a quella signora ha fatto qualcosa "in più" del suo "dovuto". Qualcosa magari banale ma in un momento come questo, dove ogni giorno per fare il suo lavoro è a "rischio contatto" con centinaia di persone, il giusto senso di contatto ha prevalso e la banalità del gesto si è dissolta.
Fatto magari microscopico, infinitesamente piccolo per lo stato del mondo attuale ma probabilmente grande come il mondo stesso per quella signora a cui si è illuminato il volto quando lo ha visto arrivare con la confezione tanto sospirata. In questo periodo di privazioni per lei, che in questo momento è vista come una dei soggetti più a rischio, ha voluto dire non dover preoccuparsi di tornare a prendere quell'oggetto nei prossimi giorni. "La verità sta nelle cose semplici" scrive Benedetto Ferrara. Non solo la verità mi sento di aggiungere.

domenica 15 marzo 2020

Per una volta


#KdL - KIAVE di LETTURA n° 379

Queste settimane irreali mi stanno spingendo a cercare quei gesti che nel delirio collettivo, identificano qualcosa di diverso. Quelli che per me rappresentano la migliore modalità di seguire il principio di Vittorio Arrigoni che recita "Restiamo Umani". Qualche post fa ho eletto questo splendido augurio come bussola che possa indicare un preciso nord: quello composto da boccate di aria fresca da respirare in un periodo dove ansie e paure rischiano di prendere il sopravvento e "TUTTO IL VUOTO TROPPO VUOTO DA RIEMPIRE". Due settimane fa (vedi post) la disponibilità spontanea di mamme costrette a casa a fare da babysitter condominiali (quando l'emergenza era appena iniziata). La settimana scorsa (vedi post) le stesse disponibilità di tanti "privati cittadini" per far la spesa ad anziani, tante persone pronte ad impegnarsi per dare una mano a chi è stato individuato come più fragile rispetto a questo virus. Piccoli esempi, ce n'erano e ce ne sono tanti altri per fortuna, lo so. Magari anche più clamorosi, magari anche più importanti. Ma sottolineare quelli che magari ad una lettura sommaria possono sembrare banali me li fa sembrare ancora più importanti. 
Continuando su questa linea, questa settimana guardo vicino. Mi capita molto di rado, quasi mai devo dire, di scrivere qui del mio "mondo lavorativo". Per ragioni di naturale e personale riservatezza e per alcuni altri adesso poco interessanti. Faccio un'eccezione, per una volta. Il mondo delle pubbliche assistenze in questo periodo, come tutti gli altri mondi del resto, è particolarmente interessato da questo stato emergenziale. Non è l'unico ma è in prima linea. Da prima che l'emergenza toccasse direttamente tutti noi con un impegno sempre più necessario ed urgente. Centomila volontari che in modi e forme diverse ci sono ogni giorno: dalle attività sociali di affiancamento alle persone più deboli all'emergenza per situazioni urgenti, covid comprese; dalle attività di coordinamento a quelle di gestione delle turnazioni necessarie. Accanto a questo movimento, uno di affiancamento composto da volontari in Servizio Civile. Giovani tra i 18 ed i 28 anni che hanno fatto domanda per impegnarsi per tutto il 2020 in progetti di pubblica assistenza. Mai si sarebbero immaginati (loro come tutti) che il loro anno di Servizio Civile potesse essere segnato da un'emergenza così. Dopo l'ultimo Decreto dell'11 marzo è stata data a loro la possibilità di prendersi un periodo di licenza straordinaria fino al tre di aprile o di chiedere di poter continuare la loro attività (con le dovute condizioni di sicurezza) vista l'importanza del momento. Bene. Da un'analisi delle prime mille risposte dei volontari in servizio civile di ANPAS, quasi settecento hanno deciso di continuare la propria attività. Ragazzi tra i 18 ed i 28 anni che in molti casi hanno scoperto solo da Gennaio la realtà delle associazioni di pubblica assistenza e che potendo scegliere hanno deciso di impegnarsi in questa attività piuttosto che rimanere a casa. Credo che sia un segnale importante, una scelta in linea con il comandamento ultra centenario delle pubbliche assistenze, quello che recita  "siamo qui per ingentilire i cuori". Ed allora per una volta vado oltre la mia naturale voglia di non mescolare questo blog con le mie "otto ore di lavoro" e di inserire il movimento ANPAS e quello parallelo dei suoi volontari in servizio civile nella ricerca dei modi giusti per "restare umani".

domenica 8 marzo 2020

Facciamo gli straordinari

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 378

C'è bisogno di tenere i nervi saldi e di rispettare le indicazioni. "Le catene di comando non si contestano in emergenza" è uno dei principali avvertimenti che chi ha frequentato realtà attive in settori emergenziali impara a conoscere. E senza dubbio questi giorni sono di emergenza.
Il senso è semplice: in periodi come questi non serve aggiungere altre complicazioni con comportamenti fuori controllo o che aumentino la difficoltà di gestione, già complicata per altri motivi.
Così credo che in questo momento il compito di tutti debba essere seguire quello che viene richiesto e "QUELLO CHE MANCA DEVI METTERCELO TU". Senza contrastare le indicazioni che vengono date da chi in quel momento di emergenza ha l'obbligo e l'onere di prendere decisioni, ma aggiungendo solo qualcosa che possa aiutare ed integrare.
La scorsa settimana ho chiuso il mio post (clicca qui) con "Restiamo Umani". Ecco. In questo momento non credo ci sia indicazione migliore. E questo vuol dire cercare di capire che le indicazioni che vengono date sono quelle che sono ritenute le più utili nell'interesse generale e per il bene di tutti devono essere seguite collettivamente o sono inutili. Ieri sera, la corsa al treno per lasciare le zone che sarebbero diventate rosse nel giro di poco secondo la bozza del decreto che girava, inanella una serie di follie inaudite. Dal far filtrare "la bozza" di comunicato e trovarsi impreparati alla reazione della cittadinanza, dal pubblicarlo prima che divenisse ufficiale ma soprattutto da inscenare la corsa al treno per lasciare Milano. Sarebbe bello che, ognuno per la propria responsabilità, potessero essere presi i dovuti provvedimenti per gli artefici ed i protagonisti della suddetta follia collettiva ma già sappiamo che non sarà così.
Alla stessa maniera è ormai riconosciuto e continuamente ripetuto che in questo momento è fondamentale evitare i contatti, la socialità, la possibilità di diffondere ulteriormente un virus che già da sé se la cava benissimo. Chi ritiene che chi è alla catena di comando stia sbagliando in organizzazione e/o comunicazione è più che legittimato a pensarlo (e ne ha purtroppo prove quotidiane...) ma non si può permettere di mettere ora i bastoni tra le ruote o di non fare tutto il possibile per assecondare le norme di contenimento del problema. Passata l'emergenza ci sarà tempo di valutare e far valere le proprie tesi. NON ORA però e soprattutto non mettendo a rischio l'incolumità di tutti. Se qualcuno ha voglia di far sentire la propria prenda esempio da chi si sta offrendo volontario, tanto per citare un caso, per fare la spesa per le persone anziane del proprio palazzo ed evitargli quindi di uscire come da disposizioni. "Senso civico, rispetto, umanità. Tre concetti che dovrebbero essere ordinari diventano fondamentalmente straordinari". Ecco, vediamo di fare gli straordinari nel verso giusto.

mercoledì 4 marzo 2020

...il tuo giorno...


"...
...resta il fatto di aver "PERSO LE PAROLE". Di esser stato colpito in modo improvviso e netto. Di aver visto calare un sipario in un modo talmente fragoroso da rimanere inebetiti e sordi a tutto il resto. Riflesso incondizionato quello di non trovare parole, reazione naturale per me....
...quel tuo sorriso che tutto il suo mondo ti riconosceva come non eccessivo ma puro e totalizzante...
Scusa Davide, ma proprio quel sorriso non mi è uscito, sono sincero. Non ce l'ho propria fatta e ti dirò di più, proprio non sono riuscito a trattenere le lacrime mentre mi univo all'interminabile applauso che la tua, mia...nostra...Firenze ti ha strameritatamente dedicato stamani al "tuo arrivo" in Santa Croce. In silenzio, con le mani impegnate nel tributarti l'ultimo saluto, gli occhiali ben sistemati hanno fatto solo parziale diga. Perdonami.
Ciao Davide, buon viaggio...
..."

Lo scrivevo due anni fa, lo penso oggi. Come quel giorno, più di quel giorno.

domenica 1 marzo 2020

Scaffali vuoti

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 377

Giorni in cui è difficile uscire dalla notizia unica che invade giornali, TV, social, siti...ma anche bar, supermercati, vicini di casa e colleghi. Difficile andare oltre gli aggiornamenti delle diverse situazioni, i provvedimenti, i casi e le raccomandazioni.
Facilissimo invece notare come per giorni la comunicazione tutta ha massacrato lettori e frequentatori della rete con numeri di contagiati, morti, allargarsi di zone e regioni colpite per poi urlare "fermi tutti niente psicosi da Corona Virus". Libero in tre giorni è passato dal titolare "prove tecniche di strage" a "virus ora si esagera" ma testate più "nobili" non hanno fatto molto diversamente titolando per giorni con un clima da apocalisse ed invertendo d'improvviso il taglio rendendo ora faticosa anche sola la ricerca del numero di contagiati o purtroppo defunti. "NESSUNO PUO' FERMARE LO SHOW" comunicativo, lo capisco. Ma poi meravigliarsi delle sindromi della fine del mondo è ammesso solo in parte o meglio solo da qualcuno.
Non entro nel merito dell'epidemia, perchè a differenza degli altri 60 milioni di connazionali non sono nè un virologo nè un esperto di gestione dell'emergenze. Mi limito ad osservare quello che ha scatenato questa settimana di mari mossi con onde alternate tra un "moriremo tutti in un paio d'ore" ed un "niente panico ma lavatevi le mani" che si mescolano con un "ah no ci siamo sbagliati moriremo tutti poveri" ed un "moriremo tra un po' tra il malato con le mani lavate ed il povero". Non valuto nè sottovaluto la gravità dell'emergenza per la mia ignoranza dichiarata, osservo però gli schieramenti che si combattano a suon di dati e di notizie esclusive. E sorrido pensando a che fortuna abbiamo in Italia ad avere così tanta scienza, che dibatte dichiarando inattendibile e folle chi dibatte e dichiara inattendibile e folle la sua posizione. Entrambi però si accalorano nel chiedere, rigorosamente all'altro, di abbassare i toni.
Nel frattempo la gente è corsa ai ripari, facendo diventare più ricco di Bill Gates il signor Amuchina e svaligiando i supermercati. Martedì mattina mi è capitato di passare da una Coop alle otto (è una tappa fissa un paio di volte a settimana, non ero tra quelli della corsa all'acquisto) ed ho trovato scene da fine del mondo. Parcheggio pieno e scaffali vuoti. Entrando non capivo. Ancora a Firenze non erano stati scoperti casi di contagiati (non che la cosa potesse in qualche modo autorizzare al saccheggio eh..) e la notizia dell'assalto ai supermercati l'avevo vista passare di sfuggita riguardo ad altre città, quindi mi è servito qualche istante per realizzare. Scaffali della pasta con l'eco, pareti dove di solito ci sono le casse d'acqua che luccicavano nel loro bianco di solito coperto dalle bottiglie, scatolette introvabili al pari dei tesori delle favole. Uno dei ragazzi che lavora lì, che spesso trovo a prendere il caffè al bar di fronte, mi ha detto scuotendo la testa: "Non hai idea di cosa c'è stato ieri. Non facevo in tempo a riempire il frigo della carne bianca che me lo ri'votavano. Finite anche le scorte di magazzino una signora mi ha anche detto, in tono risentito e puntiglioso "E' una vergogna che la Coop sia impreparata di fronte ad un evento del genere"....a certa gente ikkètuglivoidire? "lo segnali all'informatore signora" le ho detto....e non sai quanto mi son trattenuto".
Altri invece hanno pensato ad altro rispetto alla corsa all'accaparramento. Ho trovato infatti in altri scaffali, quelli di twitter, qualcosa di totalmente diverso. Una serie di piccoli annunci che formavano una bacheca virtuale, di mamme che si offrivano come improvvisate baby sitter gratuite di condominio/gruppo per quei genitori che avevano difficoltà a sistemare i figli rimasti senza scuola nei luoghi dove la chiusura si è resa necessaria per il rischio contagio. "Visto che comunque io sono a casa con il mio, se qualche mamma in difficoltà mi vuol lasciare suo figlio può suonarmi". Questo quello che mi ha colpito di più. Piccoli raggi di sole. Che portano il sorriso. Forse non potranno essere la cura o il vaccino per fermare il contagio, certamente allargano un po' il cuore. Ed in questo momento è aria pura da respirare a pieni polmoni. Vittorio Arrigoni chiudeva i suoi pezzi con "Restiamo Umani". Ce ne sarebbe davvero un grande bisogno.