domenica 15 marzo 2020

Per una volta


#KdL - KIAVE di LETTURA n° 379

Queste settimane irreali mi stanno spingendo a cercare quei gesti che nel delirio collettivo, identificano qualcosa di diverso. Quelli che per me rappresentano la migliore modalità di seguire il principio di Vittorio Arrigoni che recita "Restiamo Umani". Qualche post fa ho eletto questo splendido augurio come bussola che possa indicare un preciso nord: quello composto da boccate di aria fresca da respirare in un periodo dove ansie e paure rischiano di prendere il sopravvento e "TUTTO IL VUOTO TROPPO VUOTO DA RIEMPIRE". Due settimane fa (vedi post) la disponibilità spontanea di mamme costrette a casa a fare da babysitter condominiali (quando l'emergenza era appena iniziata). La settimana scorsa (vedi post) le stesse disponibilità di tanti "privati cittadini" per far la spesa ad anziani, tante persone pronte ad impegnarsi per dare una mano a chi è stato individuato come più fragile rispetto a questo virus. Piccoli esempi, ce n'erano e ce ne sono tanti altri per fortuna, lo so. Magari anche più clamorosi, magari anche più importanti. Ma sottolineare quelli che magari ad una lettura sommaria possono sembrare banali me li fa sembrare ancora più importanti. 
Continuando su questa linea, questa settimana guardo vicino. Mi capita molto di rado, quasi mai devo dire, di scrivere qui del mio "mondo lavorativo". Per ragioni di naturale e personale riservatezza e per alcuni altri adesso poco interessanti. Faccio un'eccezione, per una volta. Il mondo delle pubbliche assistenze in questo periodo, come tutti gli altri mondi del resto, è particolarmente interessato da questo stato emergenziale. Non è l'unico ma è in prima linea. Da prima che l'emergenza toccasse direttamente tutti noi con un impegno sempre più necessario ed urgente. Centomila volontari che in modi e forme diverse ci sono ogni giorno: dalle attività sociali di affiancamento alle persone più deboli all'emergenza per situazioni urgenti, covid comprese; dalle attività di coordinamento a quelle di gestione delle turnazioni necessarie. Accanto a questo movimento, uno di affiancamento composto da volontari in Servizio Civile. Giovani tra i 18 ed i 28 anni che hanno fatto domanda per impegnarsi per tutto il 2020 in progetti di pubblica assistenza. Mai si sarebbero immaginati (loro come tutti) che il loro anno di Servizio Civile potesse essere segnato da un'emergenza così. Dopo l'ultimo Decreto dell'11 marzo è stata data a loro la possibilità di prendersi un periodo di licenza straordinaria fino al tre di aprile o di chiedere di poter continuare la loro attività (con le dovute condizioni di sicurezza) vista l'importanza del momento. Bene. Da un'analisi delle prime mille risposte dei volontari in servizio civile di ANPAS, quasi settecento hanno deciso di continuare la propria attività. Ragazzi tra i 18 ed i 28 anni che in molti casi hanno scoperto solo da Gennaio la realtà delle associazioni di pubblica assistenza e che potendo scegliere hanno deciso di impegnarsi in questa attività piuttosto che rimanere a casa. Credo che sia un segnale importante, una scelta in linea con il comandamento ultra centenario delle pubbliche assistenze, quello che recita  "siamo qui per ingentilire i cuori". Ed allora per una volta vado oltre la mia naturale voglia di non mescolare questo blog con le mie "otto ore di lavoro" e di inserire il movimento ANPAS e quello parallelo dei suoi volontari in servizio civile nella ricerca dei modi giusti per "restare umani".

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