sabato 30 maggio 2020

Mancanze d'aria

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 390

Spesso in questo periodo surreale mi è capitato di arrivare ad un certo punto della giornata e trovarmi col fiato un po' corto, a causa di questa maledettamente benedetta mascherina. L'allergia "di stagione" sicuramente non ha semplificato le cose in questi giorni, anzi ne ha accentuato gli effetti, complicando la gestione dello starnuto cadenzato allo sfilare dell'oggetto di moda per centrare il gomito.
Anche in giro mi è capitato spesso di sentire frasi più o meno comuni sulla traccia del "ohiohi con questa mascherina 'unrespiro". Date dalla novità e dalla voglia di condividere, in una sorta di frase tormentone stile "'uncisonpiùlemezzestagioni", di quello che sostanzialmente resta l'argomento "di moda".
Il pensiero di quella frase in questi giorni è andato di pari-passo con una frase molto simile ma per niente di moda o conviviale. "Non riesco a respirare" è la frase che ha urlato più volte un uomo americano del Minnesota, George Floyd, mentre un poliziotto lo teneva faccia a terra con un ginocchio ben piantato sul collo. L'uomo, fermato per un controllo dopo una segnalazione ed accusato di non sa ancora bene quali tremendi reati, ha più volte chiesto di essere liberato perché non respirava. Il poliziotto ha continuato nella sua dimostrazione di "potenza". Il risultato è purtroppo noto a tutti. Negli Stati Uniti,  soprattutto a Minneapolis dove il caso è avvenuto, si è scatenata una vera e propria manifestazione ininterrotta di protesta per il fatto, per i metodi usati da una parte delle forze dell'ordine e per la costante "casuale" presenza di persone di colore tra le vittime di queste situazioni. Un fiume continuo di manifestanti e di dimostrazioni di indignazione che si sono anche trasformate in violenza e gesti di vera e propria guerriglia, con minacce da parte del sempre inquadrato Trump "la polizia comincerà a sparare sulla folla" oppure "libereremo i cani feroci contro i manifestanti". Tanto che le violenze sono aumentate, sono arrivati anche gli arresti di giornalisti manifestanti (anche qui casualmente di colore) e spari sui manifestanti da parte di macchine non troppo identificate. 
Ho visto i video dell'arresto come quasi tutti e come quasi tutti non posso ovviamente sapere cosa è accaduto quando la ripresa non c'era o aver capito tutte le sfumature dell'arresto e delle diverse conseguenze. Nella ripresa video però evidente c'è un poliziotto che tiene il proprio ginocchio sul collo di una persona inerme e non si preoccupa minimamente delle lamentele e delle richieste del fermato. Ne' di quelle dei passanti che attirati dalle urla di George Floyd chiedono al poliziotto stesso di allentare la presa. Credo sia sufficiente. Serviranno autopsie, processi, sentenze. Ma quelle immagini hanno già fatto il giro del mondo e del mondo intero hanno percorso la rabbia. Per la sensazione assoluta di sopruso e violenza che hanno dentro. Per la vergogna che fanno provare. Per la rabbia che scatenano. Per la totale e completa ingiustizia che quelle immagini mettono a fuoco ed evidenziano clamorosamente.
"QUANDO QUESTA MERDA INTORNO SEMPRE MERDA RESTERA' RICONOSCERAI L'ODORE PERCHE' QUESTA E' LA REALTA'". E la mia memoria ha continuato la sua corsa arrivando a Patrizia Moretti ed alla sua famiglia. Che anni fa hanno pianto il loro Federico Aldrovandi per un fermo di polizia. Per una gestione folle del fermato. Per una violenza che ha portato alla morte di un innocente che ha avuto solo la sfortuna di essere fermato da poliziotti sbagliati. Memoria che corre ancora e si ferma alla famiglia di Riccardo Magherini che ancora sta lottando per avere giustizia ed una risposta sul perchè il loro Riky non c'è più, dopo un fermo in Piazza Santo Spirito a Firenze. Entrambi come George Floyd, messi proni per terra con poliziotti sopra a tenere bloccati i "pericolosi fermati" ed a dimostrare il loro "peso e la loro forza". Entrambi, come George Floyd, oggi non ci sono più. E qualcuno dovrebbe spiegarci oltre che il perché cosa si sta facendo affinché non accada ancora. Per questo la mobilitazione generale è da applaudire (ovviamente quella che non si scatena in violenza e razzie). Per questo alzare la voce è d'obbligo. Per questo andare oltre la mancanza d'aria nel vedere quel video è fondamentale. Per far sì che queste storie non finiscano in piccole o grandi sentenze ed in brevi o lunghe condanne. C'è molto altro dietro e non può essere nascosto. Non ancora, non più.

sabato 23 maggio 2020

Piccoli passi...subito contestati...

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 389

Si comincia la settimana del "riapriamo tutto" con una notizia che trasuda ottimismo per questo nuovo modo di lavorare che l'emergenza Covid ha imposto un po' a tutti. 
Nell'ottica del "questo periodo deve essere un modo per farci capire qualcosa e per farci migliorare" la notizia che meglio rappresenta questo nuovo stile arriva da Terracina. Protagonista un operaio indiano. La sua vicenda parte dalla richiesta al proprio datore di lavoro di una mascherina per svolgere il proprio lavoro. Ed arriva come prima risposta un licenziamento per un'evidente incompatibilità ed insensibilità rispetto al momento di difficoltà della sua azienda nel periodo di emergenza e come conclusione un'aggressione avendo "osato" chiedere il saldo del suo stipendio arretrato. 
Scenario della storia un'azienda agricola dove è stato accertato poi che le condizioni di lavoro fossero molto più pericolose del virus del Covid. Dodici ore al giorno di turno, quattro euro l'ora la paga, nessuna previsione di tutele contrattuali e pagamenti "a gusto" del datore di lavoro.  In una situazione del genere, la richiesta della mascherina per svolgere al meglio il proprio lavoro e rispettare la salute di tutti deve essere stata considerata proprio come un privilegio "ESAGERATO PROPRIO IMPOSSIBILE". Comprensibilmente
Mentre leggevo questa notizia ho ripensato alla presentazione delle novità introdotte dal DPCM in tema di lavoro e regolarizzazione. Mi sono venute in mente le parole della ministra Bellanova che annunciava il successo della sanatoria (...parziale...) di lavoratori sommersi e/o irregolari. Un provvedimento contestato da molti e che anche per me non corrisponde ad un qualcosa di cui andare totalmente fieri e per il quale festeggiare. Ma per motivi opposti rispetto a quelli gridati ed urlati dalla sempre elegantissima (mi riferisco esclusivamente ai modi ed alle espressioni) Giorgia Meloni ed al sempre efficace (mi riferisco esclusivamente....a tutto quello a cui c'è da riferirsi) Matteo Salvini. Ritengo infatti che gridare al successo per una regolarizzazione, in tempi di pandemia mondiale, parziale nei tempi e nella tipologia/numero di lavoratori non possa essere considerato un successo in nessun territorio di una nazione civile. Ma capisco che rispetto al niente assoluto esistente, per una donna che ha fatto da sempre della lotta per la tutela di chi lavora il suo credo e che ha vissuto sulla propria pelle l'interpretazione della parola "diritti dei lavoratori", ottenere un riconoscimento del genere abbia portato emozione e commozione. Lo dico senza voler "tirare la volata" a Teresa Bellanova che non posso dire di conoscere così bene e soprattutto senza volermi schierare politicamente essendo distante anni luce dal suo attuale partito di riferimento (per non parlare del suo leader). Lo dico perchè nelle sue lacrime si è voluto vedere (specie da chi ha il quoziente intellettivo pari alle percentuali di realizzazioni del Tanque Silva in maglia viola) qualcosa legato all'evidenziare un successo politico (sigh...) oppure ad una debolezza femminile (RIsigh...) o al vedere solo l'interesse di stranieri irregolari a scapito degli italiani (STRAsigh...). Ed invece dovevano essere interpretate solo come un "finalmente qualcosa si muove" e la contestazione che semmai si poteva muovere era quella che ho sentito fare a Don Ciotti, fondatore di Libera "a furia di mediazioni politiche viene mortificato il diritto e la giustizia....quello realizzato è certamente un passo avanti...ma solo un passo...visto che la sanatoria esclude una buona parte di chi deve essere fatto emergere....questo percorso deve essere una conquista di civiltà per tutti....dobbiamo alzare la voce quando in molti scelgono prudenti silenzio...è nostro dovere e nostra precisa responsabilità..".
Fin quando non realizzeremo che i piccoli passi civili per i più deboli vanno nella direzione di una strada più accogliente per tutti non ci evolveremo mai davvero, restando recintati in piccoli orticelli che piano piano non saranno più così verdi. Ed evidentemente il Covid non è servito a farcelo capire.

sabato 16 maggio 2020

Onere della prova

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 388

In un periodo in cui trovare buone notizie è sempre più una caccia al tesoro con pochi indizi, sabato scorso ne era arrivata una (clicca qui per leggere). Sembrava potesse esserlo per tutti. Sembrava potesse esserlo davvero visto che si parlava della liberazione di una ragazza di ventiquattro anni, rilasciata dopo diciotto mesi di prigionia.
Occasione ovviamente persa. Stranezze. Ma neanche poi più di tanto.
E' bastata qualche voce di corridoio sull'ipotetica somma pagata dal Governo per il suo rilascio per far alzare le solite parole strabordanti vergogna. Poi l'attenzione si è spostata sul rientro di Silvia e la sua "VOGLIA DI CASA VOGLIA ORA" salutata da commossi abbracci di chi la inseguiva nei propri sogni da oltre cinquecento giorni. Ma ovviamente non ci potevamo limitare a quello. Anche questo momento romantico e pieno di sentimenti è stato affiancato da chi ha visto nel suo abbigliamento e nelle sue scelte personali motivi validi per definirla "nuova terrorista", "fiancheggiatrice", "venduta". E non solo dietro l'account anonimo di un social o dalla prima pagina dei soliti giornali "boni manco per incartarci il pesce guasto" ma da uno scranno del Parlamento italiano. Anche in questo caso "bono manco per buttarci il pesce guasto" lo scranno e chi lo occupava. Ennesima conferma che il tormentone "questo periodo permetterà a tutti di migliorare" verrà ricordato come una delle più grandi fake-news di questo periodo.  
Ma non solo. Questo splendido clima ha portato alla creazione artistica di altre illuminate teorie come la richiesta di arresto per la stessa Silvia Romano (per concorso esterno in associazione terroristica), prodotta da un signore di cui mi vergogno anche a fare il nome a differenza di chi da circa trent'anni ce lo propina in ogni salsa ed in tutte le trasmissioni con la motivazione "eh ma come spiega l'arte lui...". Per finire con tutti quelli che hanno visto bene di passare dai commenti alle minacce o peggio ancora ai cocci di vetro, rendendo necessaria la valutazione da parte di chi di dovere della necessità o meno di una protezione per la stessa ragazza. Salvata dai biechi ed incivili rapitori islamici per essere riportata nel suo democratico Paese......dove per tutelarla dai civili connazionali si valuta se sia il caso di metterla sotto scorta.
Ed è più o meno qui che si è fatto strada in me una piccola reminiscenza scolastica del tempo che fu. Ho sentito il mio piccolo neurone abbandonato che cercava tra i file di archivio giuridico il concetto di "inversione dell'onere della prova". Un po' come se a doversi scusare della prigionia fosse proprio Silvia Romano, così come delle sue scelte durante il rapimento. Di fondo infatti riecheggia quella frase non detta ma sottintesa "in fondo...se l'è un po' cercata...". Vergognosamente abusata per le donne con le gonne considerate troppo corte o per le scollature definite troppo provocanti. Oppure per quelle che denunciano ex e stalker per molestie.  Oppure per chi denuncia (più o meno formalmente) segnali di violenza di genere a vario livello.
Per tutte quelle donne che troppe volte vengono "accolte" da quel sorrisetto che dice "beh, se lui si comporta così...in fondo in fondo qualche ragione deve pur averla..." e che quasi sempre è sulla bocca di uomini che ritengono di essere illuminati e che invece danno vita al peggior qualunquismo sessista e violento.
Per Silvia la frase è stata declinata sulla scelta della sua attività in Kenya, per il suo vestito al ritorno, per le sue scelte personali. Scavando ed inventando particolari e segreti quando ancora era sulla scaletta di quell'aereo che la riportava finalmente ad abbracciare la sua famiglia. Pochi giorni fa ha scritto "vi chiedo di non arrabbiarvi per difendermi, il peggio per me è passato. Godiamoci questo momento insieme". Silvia continua a mantenere il suo stile ed a cullare i suoi sogni declinandoli anche in aspetti (il peggio che è passato) che dovrebbero essere "banali". Ma che tragicamente diventano, anche questi, tutti da conquistare. Ci proveremo Silvia a non arrabbiarci ma non so se sia la scelta giusta. "Ad uno stronzo devi dirgli stronzo, non puoi dirgli sciocchino o si monta la testa" (cit).

mercoledì 13 maggio 2020

Due possibili spiegazioni


Se per motivare una mancanza che qualcuno ti segnala dai la responsabilità prima alla sua troppa sensibilità e poi, nello stesso discorso qualche capoverso dopo, alla sua scarsa sensibilità....beh ci sono solo due possibili spiegazioni. Uno: "ce stai a provà". Oppure due: "ce stai a provà"
In entrambi i casi, se gli argomenti son questi, "nun ce provà" che fai più bella figura.

sabato 9 maggio 2020

Congiunti

KdL - KIAVE di LETTURA n° 387

Situazione di stallo. I numeri brutti del contagio continuano lentamente a diminuire ma sono ancora molto lontani dallo zero sognato, nonostante un marzo ed un aprile serrati. Le situazioni altalenanti di molte regioni non permettono ancora una visione rosea a breve. I discorsi si attorcigliano su loro stessi e tra limitazioni e provvedimenti siamo "TUTTI  SEMPRE PIU' IMPUTATI TUTTI SEMPRE PIU' GIURIA".  Ma da lunedì un po' lo scenario è cambiato. Comunicativamente parlando è partita la "fase due". Più oggettivamente la fase si sarebbe dovuta chiamare uno virgola qualcosa visto che alla fine dei conti la situazione non si è modificata più di tanto. Ma tant'è.
Quella che invece si è modificata di molto è stata la possibilità per molti di riabbracciare qualcuno che da un paio di mesi era diventato soltanto una voce telefonica o un'immagine virtuale. I famosi e tanto ironizzati "congiunti".
Chi non ha fatto una battuta o non ha girato un meme/video sulla definizione prevista dal DPCM ultimo alzi la mano. Ecco, bene, ora che siamo tutti a mani basse pensiamo per un attimo a qualcosa di buono rispetto al termine. Nonostante l'ironia (meritata) sulla definizione e le successive specifiche ed interpretazioni (....meglio sorvolare ogni commento....), questa settimana di fase...nuova...ha portato dei raggi di sole. Non tanto per la primavera simil estate esplosa ma proprio per qualcosa legato a quel termine tanto discusso. Per quella nuova tipologia di abbracci che si sono visti in giro. Dai tocchi con i gomiti ai baci lanciati da un metro e ottantasei (almeno in Toscana). Rigorosamente (almeno per la maggior parte degli italiani che seguono le regole) alla dovuta distanza, senza capannelli o "mucchi selvaggi" (cit Sandro Piccinini). Ma soprattutto con le dovute mascherine sotto le quali, e sotto quel triplo strato di sicurezza con elastici, finalmente si sono anche aperti dei sorrisi. Nonni impazienti di rivedere i propri nipoti, fratelli e sorelle finalmente nella stessa stanza, genitori che avevano impostato da giorni il conto alla rovescia per rivedere i propri figli. Non tutti purtroppo sono riusciti a farlo con tutti gli affetti, per le distanze elevate, per le interpretazioni e le definizioni del termine congiunto, per motivi logistici. E certamente sono conquiste "relative" rispetto a molto altro che ancora manca. Finalmente però lo squarcio di umanità è emerso evidente e ha fatto da brillante sfondo ad una settimana nuova. Allontanando per un attimo polemiche su assembramenti e ritardi nelle procedure di aiuto ed aprendo inoltre la strada ad una meravigliosa notizia che è arrivata proprio oggi. "Commozione! #SilviaRomano è libera". Voglio scriverlo con le parole di Pippo Civati perchè è stato uno dei pochi che ha mantenuto costante il riflettore acceso sulla vicenda della cooperante italiana rapita in Kenya un anno e mezzo fa. Lo immagino senza troppe parole (ne ha spese tante in questi mesi per la vicenda) ma solo realmente commosso dalla splendida notizia che finalmente è arrivata. Mai come oggi quel "restiamo Umani" di Vittorio Arrigoni, che tanto rincorro in queste settimane, è perfetto per salutare il ritorno di SilviaUna congiunta speciale che finalmente potremo riabbracciareBentornata Silvia. 

venerdì 1 maggio 2020

Primo maggio

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 386

Da quando è cominciato questo assurdo periodo ho trovato le cosiddette "balconate" ed il vario rimbalzare di #andràtuttobene vagamente retorico inizialmente e clamorosamente sbagliato successivamente. Ne capivo il senso di fondo ma non riuscivo a farlo mio, specie quando numeri relativi al contagio e corrispondenti a persone (banale dirlo ma sembra spesso sfuggire...) indicavano il contrario di festeggiamenti ed un situazione diretta dalla parte opposta al "bene".  Certo, capisco che non ci si possa abbattere e dire "va tutto male è finita" ma cantare a squarciagola "siam pronti alla morte, l'Italia chiamò" l'ho trovato fuori luogo dal primo minuto. 
Accanto alla preoccupazione ed al dolore per la situazione clinica del Paese (che per me resta la priorità assoluta) si è affiancata quella ugualmente nota e preoccupante della situazione economica. Da qualche settimana, come scrivevo venerdì scorso, c'è la rincorsa a voler riaprire tutto ed a "ripartire". Termine sostanzialmente scorretto a mio avviso dato che non potremo ripartire: la situazione non potrà essere come prima. Almeno al momento. Per questo dovrebbe essere prioritario definire il "come" perché è più che logico ed urgente permettere ad imprese e negozi di aprire ma se non sai per chi potrai lavorare e come tutelarti (lavoratori e possibili clienti) ha davvero senso? Alla stessa maniera servirebbero fossero chiari, oltreché essere in clamoroso ritardo, il come arriveranno quegli aiuti per chi ha dovuto chiudere tutto e da due mesi si chiede appunto come ma anche quando potrà ricevere quanto promesso come contributo. In tutto questo, il calendario ci mette il suo zampino ed arriva il primo maggio. La festa dei lavoratori. Sembra uno scherzo crudele, festeggiare oggi quello che è uno dei problemi principali (ripeto dopo la salute) se non IL problema. Perché sono già tremendamente tanti quelli a cui "HANNO DETTO AVETE PERSO IL POSTO" e tanti rischiano di sentirselo dire a breve. A questi deve andare il primo pensiero e la prima azione ("siamo in attesa, tre le mille difficoltà ma non ci si abbatte"). Insieme a tutti quelli che stanno continuando a lavorare stringendo i denti ed andando oltre i propri compiti e obblighi ("quando entro la mattina mi sveglio alle quattro e mezzo, se faccio la sera non stacco mai prima delle undici"). Insieme a chi non ha smesso un minuto perché certi settori non hanno mai mollato la presa, anzi hanno provato a tenere su salute e vita di tutti noi ("lavorare otto ore...quando bastano...con le mascherine, per dirne una, te lo raccomando"). A quelli che cercano di capire quando potranno alzare di nuovo la saracinesca e quello che troveranno buttandosi in una nuova avventura ("forse il diciotto, forse più avanti...intanto i giorni passano..."). A quanti da lunedì riattivandosi riusciranno in qualche modo a "credere di vivere un po' più normalmente" ed a quelli che "come ormai da mesi anche per il primo maggio si lavora". A chi travestendosi da viaggiatore dello spazio con scafandri e similari ogni giorno cerca di mettere un cerotto a questa bruttissima ferita ("è quello che siamo e che facciamo, non molliamo certo adesso"). Sarebbe bello pensare che i tanti casi degni del "restiamo umani" che tanto cito in questo periodo, potessero far cambiare qualcosa in quelli che dovrebbero decidere come tutelare forza lavoro ed imprenditoria. In quelli che devono decidere se e come mettere risorse per sostenere la necessaria fase di aiuto che stiamo vivendo/vivremo. In quelli che da sempre preferiscono forzare scelte per la rincorsa di un misero zerovirgolaqualcosa in più di ritorno. In quelli che si troveranno a proporre attività/condizioni e stipendi per le persone alla ricerca di un impiego. "Primo maggio, su coraggio" crediamoci, direbbe Umberto Tozzi. Poi mi guardo intorno. Ascolto chi decide e osservo chi prende decisioni. E mi viene spontaneo allinearmi ad un concetto letto ieri da un amico che abbraccio (qui si può...) "quando sento che...questo periodo ci migliorerà come persone...mi scappa da ridere".