sabato 14 maggio 2022

Occhio alla penna

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 487

Capita che incredibilmente nel 2022 si debba ancora leggere determinate cose. Frase che onestamente mi ritrovo a pensare ogni settimana in cui dedico la mia #KiaveDiLettura ad attualità mista a comunicazione (e solo perché di politica ormai scrivo poco o niente). Questa settimana è ancora più accentuata la sensazione di stupore mista a contrarietà rispetto a quanto accaduto nello scorso fine settimana a Rimini.
Nella città romagnola si è infatti svolta l'adunata degli Alpini, "imperdibile" occasione di festeggiamento per il corpo dell'esercito italiano con la penna sul cappello. Come sa chi ha avuto modo di passare di qua, in generale non sono un amante delle divise "DA METTERTI ADDOSSO", ma in questo caso molti "gentiluomini" che si sono dati appuntamento in riviera hanno reso ancora più facile la mia suddetta poca predisposizione.
Sono emerse infatti sin da subito varie situazioni che hanno messo in mostra tutto lo "splendore" di un atteggiamento noto da tempo ma troppo spesso lasciato nascosto sotto il tappeto come la polvere fastidiosa. In realtà di intangibile e leggero come la polvere non c'è proprio niente. Anzi.
Quello che si è provato a tenere lontano dagli occhi pubblici sono in realtà una serie di comportamenti molto pesanti e concreti. Ed allo stesso tempo deprecabili. Fatti che una bella fetta di partecipanti all'adunata ha messo in atto nei confronti del genere femminile e del buon gusto. 
Inizialmente, rispetto a tutto questo, è emersa qualche segnalazione che si è portata dietro ed ha dato coraggio ad altre vittime che hanno raccontato la loro esperienze. A queste si sono aggiunte testimonianze, racconti e filmati ai quali si sono sommati anche dei veri e propri reportage giornalistici.
Apprezzamenti grevi, parole pesanti, inviti espliciti, approcci sguaiati, tentativi di effusioni, cori di scherno, provocazioni da branco, epiteti misti a minacce.
Se avete tempo e voglia cercatele in rete, tanto per farvi un'idea. Dai racconti e dai video emerge palese quello che si è registrato: una sorta di "bomba libera tutti" del gusto e della decenza. Si leggono e si vedono alpini che incuranti di tutto approcciano in modo becero e spesso violento ragazze che hanno la "solita" colpa: quella di essere donne. Il campionario del becerume (si dirà così?) è completo: dai riferimenti sessuali agli apprezzamenti o dileggiamenti fisici, dagli inviti a trascorrere momenti intimi ai tentativi di baci, carezze ed abbracci. Il tutto tra le risate collettive di chi guarda ed in una sorta di goliardia piacevole solo nei gradi alcolici di chi la stava realizzando.
Quando è emerso tutto questo schifo (e pare che non sia neanche la prima volta a questo tipo di raduno visti i precedenti emersi) non si è levata una voce che sia una forte che "senza se e senza ma" abbia condannato qualcosa di talmente evidente che non dovrebbe neanche essere oggetto di un dibattito. 
Si sono tutti sin da subito schierati con gli alpini. Ovviamente lo stesso corpo "con la penna sul capello" che si è affrettato a dare la responsabilità alla goliardia di alcuni, fisiologica in un numero così elevato di presenti. Inutile commentare questo senso della proporzione degli altissimi responsabili del corpo alpino; chissà quindi cosa dovrebbe succedere secondo il loro ragionamento in situazioni dove le persone che si riuniscono sono di più. Altro che forza pubblica, assetti da guerra. 
Ma il tentativo ridicolo di autodifesa della categoria ci poteva anche stare. La totale afonia del resto delle istituzioni o la creazione del dibattito da parte degli organi informativi un po' meno sinceramente. Per fare un esempio politico, non solo Salvini e/o la Meloni si sono affrettati a schierarsi dalla parte degli alpini e del loro raduno, ma anche il gruppo donne del PD di Rimini non è voluto essere da meno. "Non ci sono denunce, senza queste non si può condannare il corpo degli alpini che va solo apprezzato per quello che fa da sempre" il senso del loro comunicato.  
In tutto questo ci sono sorelle, mamme, figlie, mogli, fidanzate, amiche che hanno passato due giorni in mezzo al rischio di doversi vedere circondate da una decina di cappelluti ubriachi intenti a proporre nottate fantastiche, sveltine, esperienze indimenticabili o a bloccare loro il passaggio tentando di baciarle, toccandole o strattonandole nel sorriso accondiscendente dei presenti. 
Una, dieci, cento, duecento…ed oltre testimonianze. Di ragazze e donne che per due giorni hanno vissuto così. Ma tutto sommato non si può dire. Perché gli alpini hanno la penna sul cappello e sono bravi. A prescindere. Ed anche un po' goliardici. Già. Chissà cosa ne pensano di questa definizione di goliardia quelle centinaia di donne che hanno vissuto quel fine settimana. 
Purtroppo fin quando passeranno per espressioni colorite certi atteggiamenti, per accettabili certe molestie, per "esistenti da sempre" certi approcci, non ne usciremo. Da questo e dal passaggio successivo. Che si chiama violenza. Che si chiama femminicidio. Per i quali, con lo stesso miope metodo, qualcun altro troverà altre scuse, altre motivazioni, altre attenuanti. Poi però lì tutti a piangere. O quasi.

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