venerdì 26 settembre 2014

Il solito destino piacevole

Kiave di lettura n° 102

Un porto sicuro quello di Vichi versione "bordellato", quasi un amico un pò come Camilleri con Montalbano. Nuova puntata, nuovo successo? Risposta intuitiva per chi conosce questo blog ed i miei gusti in campo di libri, per gli altri e comunque per conferma....buona lettura....
MARCO VICHI - "La forza del destino" - Teadue
Vichi riporta alto l'interesse per le vicende del commissario fiorentino, tornando dopo le meraviglie nere dell'alluvione ed è segnato dalle avventure che i casi del '66 si sono portati dietro come conseguenze e legami Bordelli è un commissario cambiato "gli sembrava di essere finito in una storia già scritta e non poteva far altro che girare la pagina" ma forse solo in gesti e modalità, tanto che pur uscendo dalla sua identità di commissario, tutti continuano a chiamarlo così "buonasera commissario - non sono più commissario - il lupo perde il pelo..".
Il tempo passa per Bordelli "più invecchio più mi piace non avere risposte" e per le storie intorno a lui, per il giovane Piras che piano piano diventa meno giovane, per i suoi amici che prendono strade nuove "di solito chi aveva diversi motivi cercava di nasconderne uno solo" e per un percorso ad ostacoli che si mostra davanti a lui. La vera novità è che il libro non è basato su un vero e proprio caso ma su una strada chiamata destino che si dipana davanti agli occhi del commissario "era questa la prossima mossa proposta dal destino". E' come se questo percorso portasse ad una sorta di pausa di riflessione del commissario, necessaria per affrontare le sfide che il destino gli mette davanti una volta decisa la propria svolta personale e professionale.
Come nelle altre puntate, "CIO' CHE RIMANE" è il fascino del passato, sempre ben presente "quei ragazzi possono permettersi di divertirsi perchè qualcuno è morto per loro" così come la passione di Bordelli per il fascino femminile "era davvero una donna eccezionale anche il grembiule le donava, poteva fare qualsiasi cosa senza perdere la sua eleganza" e la passione meno accentuata per quelle cose preghiere ed ambiti religiosi "pregate per voi, io sono già morto". Ritornano anche quasi citazioni di suoi libri "non chiamare mai fortunato un uomo prima di averlo visto morire" e piccole/grandi perle "tutto si può far meglio, questo il bello della vita".
Rispetto alla quasi laurea con lode di "Morte a Firenze" la forza del destino è qualche piccolo passo indietro, ma lo stile e le pagine di Vichi restano comunque passi spediti e piacevoli.

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