sabato 20 gennaio 2018

Parole di cui andare orgogliosi

Kiave di lettura n° 271
Avevo già avuto modo di scrivere sulla vicenda di Dj Fabo (clicca qui). Mi era capitato di sentir crescere dentro una forte, e soprattutto nuova per questo periodo, sensazione di stima ed ammirazione per Marco Cappato ed il suo impegno a favore della causa di Fabo. Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni aveva definito il suo coinvolgimento volontario nella vicenda come "quello che doveva fare una persona che ha a cuore i diritti dei cittadini, come italiano e come politico"  ed il farlo mettendo in gioco la propria libertà e sfidando processi e giudizi mi aveva colpito così tanto da farmi vacillare nel mio poco apprezzamento e poca vicinanza all'area radicale (nonostante ne riconosca la bontà di molti "argomenti"). Nel suo impegnarsi per un diritto altrui o meglio di tutti e nel suo rendersi disponibile alla possibile realizzazione, mettendosi in gioco totalmente e senza preoccuparsi di possibili conseguenze, ho visto "LA CHIAREZZA CHE VOLEVA MOLTA GENTE" come me che nella classe politica e dirigenziale ormai da anni non vede impegno e spessore. 
Come già sapeva anche lui quando ha aiutato Fabo a fare il suo viaggio finale in Svizzera, Cappato è andato a processo, a testa alta e con la convinzione di difendere un diritto. Cercando e volendo far risaltare non i suoi meriti ma il suo impegno nella cosa, proprio come Fabo voleva mettere in risalto la sua vicenda non per protagonismo ma per la voglia di creare un caso sperando di smuovere coscienze e cambiare un paese che puzza di vecchio e che risente della solita presenza ingombrante e padrona del minuscolo stato all'interno di Roma. 
Qualcosa si è smosso a livello politico, poco, troppo poco, come spesso accade, e come sempre bisogna solo sperare che sia un piccolo inizio di qualcosa di migliore e più convincente. 
Ma una cosa di cui andare orgogliosi e fieri già c'è. Ed è l'intervento del pm durante il processo. Più precisamente:
“Noi pubblici ministeri rappresentiamo lo Stato, non siamo gli avvocati dell’accusa come in altri ordinamenti, pur civilissimi. Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresentao lo Stato e lo Stato è anche l’imputato Cappato – ha detto poi il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano – . È nostro dovere cercare prove anche a favore dell’imputatoc e anche alla luce del dibattimento che è stato svolto, è nostro dovere sollecitare la formula assolutoria per Cappato”. E anche se la Costituzione italiana non parla espressamente di diritto alla dignità “la carta fondamentale dei diritti della Ue all’articolo 1 parla proprio di dignità umana e recita ‘la dignità umana è inviolabile e deve essere tutelata” ha proseguito l’aggiunto ricordando che “l’autodetermonazione è un principio cardine” della normativa europea e i giudici, nel valutare se assolvere o condannare il leader radicale per aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera, devono tenere conto di quanto “la Cedu ha previsto espressamente in casi analoghi a questo e che non possiamo assolutamente ignorare“.
In queste parole del pm (clicca qui) c'è lo stesso spessore di Cappato, c'è la profondità di una persona di cui finalmente andare fieri, c'è la voglia di applaudire ed ammirare parole e gesti finalmente da usare come esempio e modello. Non capita spesso, quasi mai. Per questo fa ancora più piacere sottolinearlo. Dopo il GRAZIE a Marco Cappato, lo stesso profondo e vero GRAZIE a Tiziana Siciliano. 

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