sabato 7 dicembre 2019

Moduli, polemiche e germi

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 365

La ricerca della polemica quotidiana spesso trova validi appigli. E' indubbio che la frenetica ed ormai costante corsa al caso da dare in pasto alla cosiddetta opinione pubblica ha toccato vette raramente raggiunte o anche solo immaginabili. Altrettanto fuori discussione è che spesso "qualcuno se le cerca". Volutamente? Bah, chi può dirlo...
Da circa una settimana va in onda sul grande palcoscenico della "polemica/indignazione un tanto al kg" un lungo focus sul razzismo, declinato in salsa calcistica con due moduli: la polemica relativa all'audio di un colloquio privato dell'amministratore delegato della Lega Calcio e quella seguita ad una prima pagina del Corriere dello Sport.. 
"Primo modulo". Qualche giorno fa infatti è diventato di dominio pubblico un colloquio privato tra Luigi De Siervo (ad della Lega Calcio) ed un numero ristretto di dirigenti di serie A nel quale lo stesso De Siervo diceva, tra le altre cose, ''faccio spegnere i microfoni in curva così non si sentono i buu''. Dopo lo scontro tra pro/contro e "QUELLI CHE SANNO SPIEGARTI" tutto lo scibile umano, l'ad ha impostato la sua versione dei fatti sul fatto che il colloquio fosse privato, fosse stato "frazionato rispetto ad un discorso più ampio" e sulla diversa finalità del ruolo della Lega rispetto a polizia, ispettori ed altro. Il tutto legato da un principio di base: "dobbiamo vendere il prodotto migliore". Giusto? Bella domanda. Certo che il filo che lega le motivazioni di De Siervo c'è, anche se personalmente trovo che lo stesso tenda ad essere un po' sfilacciato in alcuni punti. Sulla conversazione privata credo che non essendo esattamente un colloquio tra amici al bar, ma in una riunione con dirigenti in ambiente di lavoro, credo si possa solo in parte avvalersi della scusante del "clima informale". E' innegabile poi che la finalità di vendita del prodotto migliore sia chiara e per certi versi comprensibile. Quello che non capisco bene è come il tutto possa sposarsi con le campagne promosse dalla stessa Lega lanciate da dichiarazioni dello stesso amministratore del tipo "La Lega Serie A sta lavorando sodo su questo argomento ed è pronta a guidare la lotta al razzismo all'interno e all'esterno degli stadi. Qualsiasi azione, qualsiasi sforzo sarebbe nulla senza il coinvolgimento, il supporto, la responsabilizzazione di ogni singolo stakeholder". Mi chiedo se l'attività di abbassare i cori razzisti per vendere di più e lasciare ad ispettori e polizia il compito di interessarsi degli stessi sia davvero un segnale di responsabilizzazione di....ogni stakeholder per dirlo con le parole di De Siervo. Io resto dubbioso.
Il "secondo modulo" è ancora più fresco. Di pochi giorni fa infatti la polemica nata a seguito della copertina del Corriere dello Sport - "Black Friday" - a tutta pagina con le foto di Lukaku e Smalling per annunciare l'incontro Inter - Roma. Ovviamente è partito il "tutti contro tutti" sul web e sui social. Ma voci di ben altra forza si son alzate. A sentirsi colpite sono stati ovviamente i due protagonisti che hanno reagito definendo il titolo stupido, negativo e come un modo per alimentare il razzismo chiedendo ai giornalisti di prendersi le proprie responsabilità. A ruota hanno preso posizione le due società dove Lukaku e Smalling giocano attualmente, ma non solo. Altre società italiane hanno criticato fortemente la scelta e fatto sentire la loro voce contraria ed il caso è andato anche oltre i confini. Varie emittenti  e testate straniere hanno focalizzato la loro attenzione sul titolo a tutta pagina, molte le voci che si sono levate in tal senso: "la prima pagina del Corriere dello Sport di ieri è la peggiore che abbia mai visto" ha ad esempio dichiarato Ole Gunnar Solskjaer, attuale allenatore del Manchester United
Paragonando il "primo modulo" al "secondo" credo emergano evidenti differenze. Certamente non è una registrazione né tagliuzzata né non conosciuta; titolista e direttore del giornale sapevano ovviamente benissimo cosa sarebbe andato in stampa. Per di più credo fosse anche facilmente prevedibile che un titolo del genere avrebbe portato i fari della polemica a puntarsi sulla prima pagina in questione. Ed allora, se arrivo a capirlo persino io, perché (indipendentemente dalla considerazione personale) farlo? Viene il dubbio della ricerca del centro dell'attenzione. Altro elemento da considerare è la successiva difesa della scelta contro i polemisti di professione (e fin qui..) ma soprattutto contro le due società (Milan e Roma) che hanno escluso il Corriere dello Sport dalle testate con le quali "parleranno" fino alla fine dell'anno. Difesa che andando oltre il merito e tirando in ballo altro (per il Milan "da anni nella bufera e sta perdendo il contatto con la realtà del mondo calcistico" per la Roma "campioni che oggi nn riescono a vedersi nei gestori del nuovo corso") lascia mille e più perplessità.
La cosa comune invece che i due casi mi lasciano è la sensazione dell'occasione persa e del fatto che nessuno si sia accorto dell'oggetto del contendere. Il problema del razzismo, che solo teoricamente era alla base delle due polemiche e che invece si è maledettamente perso nei meandri di polemiche, indignazioni, pagine e commenti e magari anche nelle righe di questo post. E' diventato tutto, come quasi sempre accade, un dichiarazione - controdichiarazione - personalismo - contropersonalismo. Nella risposta ad esempio di Ivan Zazzaroni (direttore del Corriere dello Sport) di oggi leggo "imperdonabile aver sollecitato l'intervento dei due calciatori che al pari di altri strilloni internazionali si sono fermati al titolo. Se Lukaku e Smalling hanno effettivamente ritenuto offensivo il titolo mi dispiace sul serio". Ecco, do per certo che sicuramente il direttore del CdS non sia razzista, non lo sia nemmeno il titolista, nè tutti quelli che hanno difeso la scelta di quella prima pagina. Però. Al pari di altri strilloni, se effettivamente: mi dispiace sul serio. Magari sono io ma il paragone a strilloni e quel "se" stanno davvero molto male con quel mi dispiace sul serio. E soprattutto, da nessuna parte è stata scritta la parola "scuse" vista la ferita provocata ai diretti interessati. Ho avuto la fortuna di ascoltare proprio ieri una dichiarazione di Agnese Pini (direttrice de "la Nazione") che su un tema più generale diceva "certi germi, come quello della violenza e quello del razzismo, non sono dissimili fra di loro e soprattutto da quelli di periodi molto bui di anni passati. Per non farli crescere e sviluppare servono parole nette e decise, soprattutto da parte di chi ha ruoli pubblici e comunicativi". Ecco, faccio mia questa frase. Credo che contro germi di questo tipo, tutti noi dovremmo avere l'accortezza di pensare sempre all'argomento che trattiamo ed alla delicatezza delle parole che usiamo e quando evidentemente ci "escono male" riflettere e magari semplicemente scusarci.

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