#KdL - KIAVE di LETTURA n° 454 |
Quelli che se ne intendono, non io ovviamente, dicono che le sentenze vanno esaminate soprattutto nelle motivazioni. In particolar modo se quello che determinano è una modifica di quanto fino ad allora stabilito da precedenti decisioni o da indirizzi di indagini e processi.
Certamente quanto stabilito dalla sentenza della Corte di Appello di Palermo è qualcosa che andrà ben analizzato nelle sue motivazioni. Vengono infatti assolti, in quello che è stato definito il processo alla trattativa Stato-Mafia, gli ex ufficiali del Ros e l'ex senatore di Forza Italia Dell'Utri mentre sono confermate le condanne per i boss Bagarella e Cinà.
Anni di processi e di prove accumulate sono stati spazzati via da una sentenza che sostanzialmente, in attesa delle conferme o smentite derivanti dalla lettura delle motivazioni, dice: "la trattativa c'è stata ma è reato per la Mafia e non per lo Stato".
Eh sì, perché le conferme delle condanne dei boss e soprattutto l'assoluzione dei capi del Ros per "il fatto non costituisce reato" fanno dare questa banale ma feroce interpretazione. Per l'ex senatore di Forza Italia invece l'assoluzione è per "non aver commesso il fatto" e qui lo stravolgimento è totale visto che il capo di accusa (e di condanna nelle precedenti sentenze) era quello di aver fatto da tramite tra le minacce e il (nuovo) partito di maggioranza. In questo specifico caso quindi il suo essere "fido consulente" di Re Silvio, ruolo che lo rappresenta da sempre, è venuto meno e quanto ricevuto dai boss come avvertimento/minaccia non lo ha riportato a quello che era il suo capo.
Certo, visto che si parla di trattativa, c'è da capire come possano essere considerati colpevoli i mafiosi e non gli esponenti dello Stato; ma questo dilemma solo le motivazioni della sentenza potranno "SPIEGARE COME SI FA" a risolverlo.
Ovviamente non mi voglio sostituire ai giudici, non ne ho né capacità né competenze. Viene però da riflettere su quanto emerge dalla sentenza e su quanto ha scatenato la stessa. Magicamente il tutto è stato accolto da una "ola" continua di giornalisti/politici/pseudogarantisti che hanno preso ad ironizzare sul "fallimento del processo" e sull'inconcludenza dello stesso. Evidentemente per loro è normale ci sia stata una trattativa Stato - Mafia visto che l'esistenza della trattativa è stata confermata anche da questa sentenza. Chi parla di scuse dovute agli ex generali del Ros, chi parla di promozioni postume moralmente obbligatorie, chi azzarda candidature a ruoli istituzionali tipo quello di senatore a vita. E’ istruttivo anche leggere l'automatica assoluzione da tutto di Dell'Utri. Come scriveva Giulio Cavalli nei giorni scorsi, chissà se i tifosi della riabilitazione dell'ex senatore Dell'Utri hanno vaga memoria/conoscenza delle condanne passate in giudicato dello stesso e di tutto il resto del suo CV.
Ma questo non importa. Quel che conta è ergersi sul pulpito del garantismo e dire che i giustizialisti hanno rovinato questo paese.
Nel frattempo peró altri hanno una visione un po’ diversa di quanto questa sentenza “ha detto” e del suo essere “rivelatrice”. Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ha commentato così la sentenza: “Bagarella e Cinà non possono aver fatto la trattativa da soli. Con le altre assoluzioni si afferma che il fatto che lo Stato tratti con l'anti-Stato non è reato e questo vuol dire che mio fratello è stato sacrificato per nulla. Si ammette che sull'altare di una trattativa, che io continuo a definire scellerata, è stata sacrificata la vita di un servitore dello Stato come Paolo Borsellino, che è stato ucciso perché si è opposto a questa trattativa. E' l'ipotesi peggiore che potessi immaginare perché sull'altare di quella trattativa è stata sacrificata la vita di mio fratello. Questo significa che è morto per niente".
E mi viene il dubbio che forse, forse, chi parla di "successo", di "riabilitazione", di "fallimento delle gogne giustizialiste", di "garantismo" dovrebbe leggere attentamente queste righe. Poi ri-leggerle. Poi di nuovo. E dopo fare silenzio. Rispettoso. Se mai ne fosse in grado.
Nessun commento:
Posta un commento