sabato 18 dicembre 2021

Questa volta ci riusciremo?

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 466
Purtroppo non ci sono storie di Natale più attuali di quella che oggi è stata tragicamente vissuta a Torino. Eppure si parla di un evento clamoroso per molti motivi: per la modalità, per i danni, per l'impatto. Chiaramente ogni tragedia sul lavoro "pesa" ugualmente, ogni ferito o  peggio ancora morto durante lo svolgimento del proprio "dovere" ha pari dignità e dovrebbe avere un risalto tale da far interrogare tutti in modo non banale e soprattutto efficace. 
Quella di oggi però arriva ancora di più dritta al bersaglio. Ancor maggiormente avendo un triste abbinamento al periodo di festa. Niente colori rossi o luci natalizie però ma solo il dramma di un evento improvviso e crudele. 
Una gru che improvvisamente si accartoccia su stessa crollando sul palazzo che doveva ristrutturare, portandosi dietro "TUTTO IL SANGUE ANDATO A MALE" dei lavoratori coinvolti che non ci sono più e dei passanti feriti dal crollo. Una scena da film drammatico che probabilmente anche gli sceneggiatori e gli autori più esperti avrebbero avuto difficoltà a rendere così impattante. Una delle città più importanti d'Italia, una zona non lontana dal Lingotto e dal Salone del libro, il sabato prima di Natale, un crollo, le persone che ci lavoravano che restano sotto alla gru, passanti coinvolti. Lo scenario di questo crollo ha certamente qualcosa di romanzesco ma anche di tragicamente consueto.
Parlavo infatti di storia attuale perché problemi, incidenti e tragedie sul lavoro sono argomenti tristemente sempre presenti nelle cronache praticamente quotidiane del nostro Paese, così come i commenti successivi.  "Dolore, sconcerto, cordoglio". Parole certamente "sentite" da chi le pronuncia ma che iniziando a rimbalzare su tutti i mezzi hanno addosso la consuetudine e la ripetitività delle considerazioni sentite mille volte ma che tornano di moda costantemente ritrovando tutto immutato.
Per certi versi sembra di ascoltare le considerazioni che seguono ogni femminicidio. Due tipologie di tragedie che hanno percorsi drammaticamente paralleli. La mobilitazione a parole quando arriva la notizia, le parole di sdegno/rabbia e vicinanza ai colpiti, la promessa che qualcosa cambierà, il triste oblio della cosa e il passaggio ad altro argomento. E poi di nuovo il giro riparte con la costanza tragica che niente si modifica nella concretezza di gesti e/o interventi. Che sia Natale, Pasqua o Ferragosto.
Le scene sono orribili, il pensiero di quei tre lavoratori angoscia, la rabbia cresce. Ma il passo successivo? Cosa viene davvero fatto perché per il prossimo Natale, o tristemente molto prima, non accada di nuovo qualcosa di simile? Come si accertano quelli che oggi piangono lacrime di commozione che è stato fatto tutto per evitare simili tragedie? 
Quando dall'esprimere cordoglio passeremo a rispondere a queste tre domande forse avremo davvero fatto qualcosa di nuovo e concreto per interrompere quel loop continuo di cui parlavo. Ci riusciremo questa volta?

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