sabato 4 dicembre 2021

Tutto cambia

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 464

Capita di guardare sbadatamente un servizio del telegiornale e trovarsi catapultati non si sa di preciso in quale anno.
Il sindaco di Benevento (sigh..) Clemente Mastella infatti ha organizzato per questi giorni una "convention" per la nascita di un nuovo partito politico (se ne sentiva in effetti la necessità) che dovrebbe raggruppare il famoso "centro ago della bilancia" della situazione politica italiana. 
In prima fila Francesco D'Onofrio, ex ministro di governi andreottiani e della Pubblica Istruzione del Governo Berlusconi noto per la sua capacità di non distinguere una congiunzione da un congiuntivo. Un paio di fuoriusciti da Forza Italia (Quagliariello noto per arringare la folla contro Peppino Englaro e Giorgio Lainati noto....ah no....) ed una serie di nomi improbabili di cui la mia ignoranza ha fatto tabula rasa nella memoria appena sentiti pronunciare.
Sarebbe un fattore secondario se attorno in realtà non si fossero mosse anche le attenzioni dei media e di qualche partito che pur di prendersi "I MIEI QUINDICI MINUTI DI POPOLARITA'" e collocarsi farebbe carte false con chiunque. Ogni riferimento alla presenza di Ettore Rosato, figura di spicco (ri-sigh....) di Italia Viva  non è puramente casuale. 
Ma soprattutto mi ha fatto riflettere sul fatto che poi alla fine, dall'epoca di massimo fulgore di Clemente, non ci siamo poi mossi molto. Sì sì per carità son cambiati partiti e (alcuni) nomi di riferimento, ma di fondo i ragionamenti sono gli stessi. "Il centro da aggregare" "l'elemento dirimente per il confronto politico", "gli equilibrismi da trovare tra partiti interessati a confluire" ma soprattutto il solito alchimista Mastella che è oscillato negli anni tra tutte le parti politiche che hanno calcato i terreni governativi.
Ed ovviamente abbinato a questo, per le dichiarazioni dello stesso Clemente ma soprattutto per quella sorta di costante dejà-vu che impregna la politica italiana, c'è anche quella simpatica boutade che ormai circola con una certa costanza da qualche tempo. Quella che vede la candidatura di Re Silvio (Berlusconi) alla Presidenza della Repubblica
Da sempre quando ho sentito parlare di questo ruolo ho sentito descriverlo con più o meno queste parole "figura che sia in grado di essere super-partes, che abbia una moralità/storia riconosciuta come intaccabile, che sappia essere di unione e non divisivo, che abbia la capacità di gestire i momenti di difficoltà con saggezza". Ecco basterebbe pensare a questo e verrebbe da ridere, a crepapelle se uno si prendesse la briga di leggere anche gli articoli della Costituzione sui compiti del Presidente della Repubblica (articoli da 87 a 91 per gli interessati). Ed invece la candidatura c'è. Non arriverà magari al Quirinale, ma c'è. Di uno indagato/coinvolto/processato/prescritto/condannato per p2/mafia/prostituzione/evasione/compravendita parlamentari/tangenti/corruzione in una sorta di abbina il verbo giusto al reato in questione. Si parla di candidatura di bandiera/di facciata. Direi che si commenta da sé che tipo di bandiera/facciata possa essere per chi la propone e che qualsiasi tipo di candidatura sia, se va oltre l'autocandidatura è una discreta vergogna aggiungerei impensabile. 
E qui il ragionamento del "alla fine è cambiato ben poco rispetto a 25 anni fa" (quando Mastella faceva il ministro) ha un sussulto. Perché forse una candidatura del genere era considerata eccessivamente di parte all'epoca, mentre adesso viene venduta come quella di uno statista (sì sì c'è anche chi lo chiama così) o di un leader in cui riconoscersi tutti (no comment). Siamo quindi messi peggio di 25 anni fa? Bella domanda. Non resta che aspettare gennaio per avere la risposta e capire se davvero ReSilvio avrà ottenuto l'ennesimo trono.

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