#KdL - KIAVE di LETTURA n° 556 |
Sembra un lento ed inesorabile peggioramento di una situazione ormai drammatica da tempo. Non è più un'emergenza è un clamoroso virus costante, determinato dalla sciagura che riusciamo a mettere in atto. Tutti con il proprio grado di responsabilità.
Mentre infatti ancora tocca sentir dire che "le donne devono evitare certe condizioni e non mettersi nelle situazioni più pericolose" il numero delle vittime di femminicidio aumenta con progressione matematica inarrestabile.
"Ogni volta è una vergogna ed un fallimento miserabile: per le vittime, per le famiglie delle vittime, per i figli delle vittime, per tutte le altre donne" sono le parole che ho letto qualche giorno fa e mi piace usarle per inquadrare quello che continua a succedere. Con risvolti drammatici determinati da un susseguirsi di vicende nelle quali le vittime restano le donne e la vita umana. Ma il dramma non può e non deve essere solo loro, non è solo loro. E' anche di tutti noi che siamo costretti a vedere una figlia, amica, moglie, compagna, sorella, cugina, conoscente, vicina come vittima di brutalità e schifo. E' di tutti noi che non dobbiamo permettere al mondo di cui facciamo parte di prevedere una cosa del genere.
"CERTE DONNE CHIAMANO DI NOTTE" cercando di far arrivare il loro grido di aiuto a destinazione. E cosa facciamo tutti noi per dare a questa richiesta il giusto punto d'ascolto? Cosa riusciamo a mettere in atto affinché da quelle preoccupazioni, minacce, prevaricazioni non si passi a cose drammaticamente peggiori? Perché se è vero che sono schifosamente tante le donne vittime del gesto estremo di barbari maschi miserabili è purtroppo altrettanto drammaticamente vero (ed ancora meno evidente numericamente e sulla ribalta mediatica) che ce ne sono tantissime di più che stanno in questo momento cercando di non essere le prossime:
Teresa, Giulia, Martina, Oriana, Teresa, Alina, Giuseppina, Yana, Margherita, Antonia, Santa, Melina, Cesina, Rosina, Chiara, Sigrid, MariaLuisa, Giuseppina, Caterina, Rosalba, Iolanda, Iulia, Rossella, Petronilla, Rubina, Maria, Pinuccia, Francesca, Agnese, Zenepe, Alessandra, Carla, Brunetta, Sara, Rosa, Anila, Stefania, Barbara, Wilma, Antonella, Rosanna, Daniela, Jessica, Anica, Yirelis, Ottavina, Pierpaola, Giulia, Giuseppina, Maria, Floriana, Cettina, Rosa, Svetlana, Margherita, Laura, Michelle, Ilenia, Benita, Mariella, Norma, Vera, Marina, Angela, Mara, Sofia, Iris, Maria, Celine, Anna, Vera, Francesca, Rossella, Marisa.
Donne che non hanno avuto nessuna responsabilità nè diretta nè indiretta. Che non si sono messe in condizioni difficili. Che non se la sono andata a cercare. Che non dovevano non accettare l'ultimo invito. Che non dovevano denunciare. Che non dovevano essere forti. DOVEVANO VIVERE. E molti bastardi gliel'hanno impedito. Ma non sono bastardi isolati purtroppo, sono bastardi contro i quali non si fa a sufficienza.
Non si permette a tutte quelle donne che ne hanno bisogno di denunciare senza subire una sorta di esame/interrogatorio sulle responsabilità. Non si permette alle stesse di avere facile accesso a percorsi di autonomia da situazioni familiari pericolose. Non si permette a chi ne abbia voglia di essere libere di uscire, vestirsi, sorridere e scegliere in base ai propri desideri ed il proprio cuore.
La condanna di questo schifo deve essere punto prioritario per tutti. Non la ricerca di eventuali responsabilità di chi non ne ha, non i consigli su come evitare situazioni di pericolo, non le finte lacrime dopo. Azione decisa su aspetti formativi, culturali, repressivi, investigativi e giudiziari. Non tra un minuto, ora.
un bel cazzotto nello stomaco.
RispondiEliminaQuando ci vediamo ti stringo la mano.
Complimenti.
Checco, uno che si vergogna
Allora è vero che hai commentato!!!
EliminaGrazie per i complimenti e condivido la vergogna