#KdL - KIAVE di LETTURA n° 588 |
Pare che questa volta la mannaia dell'imprecisata censura si sia abbattuta su Antonio Scurati. Lo scrittore doveva essere presente ad una trasmissione Rai ("Che sarà" di Serena Bortone) con un monologo sulla giornata del 25 aprile. Annunciata dalla stessa trasmissione, la partecipazione dell'autore (tra le altre cose) dei libri incentrati su Mussolini è stata magicamente e curiosamente cancellata.
"Svampò Signò" diceva un Mazzocca di annata non dando spiegazioni del danno che il suo personaggio (un collaboratore domestico) periodicamente causava. Altrettanto senza troppe delucidazioni la conduttrice della trasmissione ha tenuto a spiegare quanto segue:
"Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io."
Quindi ricapitolando, se Serena Bortone dice il vero e non ho motivo di credere il contrario, una conduttrice (ed il suo staff immagino) organizza una trasmissione, cerca gli ospiti, crea la scaletta, annuncia le partecipazioni e la sera prima di andare in onda, senza spiegazioni, qualcuno "fa svampare" un ospite del quale la partecipazione era stata portata, giustamente, "a vanto" della trasmissione. Come intervento di qualità ed attualità che invece evidentemente non dev'essere interessata poi molto a chi ha preso la decisione diversa ed opposta.
Pare ci sia stato "soltanto" un problema economico. "QUEL TANTO CHE BASTA" chiesto in più dallo scrittore per far saltare la partecipazione. Differenza economica. Su un intervento di pochi minuti. Scoperto la sera prima della trasmissione. Quindi compenso non stabilito a monte. E problema neanche comunicato allo staff della stessa trasmissione. Questa la spiegazione - chiarissima no? - della Rai allo scoppiare del bubbone.
Leggendo questa risposta, a me pare prima di tutto una gigantesca bolla di cialtroneria. Per la gestione, per i metodi utilizzati, per le spiegazioni. Poi, esplosa la bolla della cialtroneria, dentro ci trova molta "casualità". Curioso infatti che la cosa riguardi - dopo aver interessato ad esempio Saviano, anche lui curiosamente ostile e curiosamente tagliato con il suo Insider per motivi avvolti ufficialmente nel grigio mistero di un misterioso codice etico - uno scrittore come Scurati che ha sempre avute parole nette su cosa ha rappresentato davvero il fascismo, Mussolini e quello schifo di ventennio. Lo stesso che con identica chiarezza ha anche evidenziato cosa dalle forze politiche attuali è stato negato negli anni come legame col passato e quanto sia stato difficile per le stesse pronunciare le dovute e civili parole verso liberazione e antifascismo.
Casualità che tende alla censura? Credo che non sia banale chiederselo. Servirebbe intanto ragionare su come questa vicenda è stata gestita e su come sia stato possibile creare questo caso ma poi soprattutto non dimenticare la sostanza. Perché il rischio è quello di perdersi nel dibattito tra "è stata censura o non lo è stata" dimenticandosi cosa c'è alla base: l'intervento di Antonio Scurati che sostanzialmente diceva questo (è disponibile online sul sito agi qui dopo la pubblicazione su Repubblica):
"Dopo aver evitato
l'argomento in campagna elettorale, la presidente del Consiglio, quando
costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si e' pervicacemente
attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha
preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la
persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza
fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della
Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la
parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023). In questa nostra falsa primavera non
si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le
stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la
collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di
Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci
alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili
italiani, tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti.
Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due
concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 -
proclamano che il fascismo e' stato lungo tutta la sua esistenza storica - non
soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica
violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli
eredi di quella storia? Tutto purtroppo lascia
pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le
elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il
suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha
indubbiamente imboccato la seconda via. Mentre vi
parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal
nazifascismo. La parola che la presidente del Consiglio si rifiutò di
pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri
democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella
parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del
fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".
Ecco. Questo tipo di intervento sarebbe saltato per motivi ignoti secondo la conduttrice della trasmissione, per motivi economici secondo i dirigenti Rai, per motivi editoriali secondo delle email trasmesse dalla struttura allo scrittore che nel frattempo circolano in rete. Chi lo sa.
Quello che mi chiedo banalmente è: con questo governo e conseguentemente questa dirigenza Rai e con l'avvicinarsi del venticinque aprile, questo tipo intervento è ancora lecito aspettarsi che sia tranquillamente recitato ovunque e comunque e che anzi sia una base comune di rispetto della nostra attuale libertà e come tale riconosciuta universalmente?
Tanto per saperlo...
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