#KdL - KIAVE di LETTURA n° 591 |
Ovviamente i procedimenti portati avanti in questi giorni dovranno essere valutati e confermati o meno dai processi. Ci sono ancora altre indagini in corso quindi ancora di più ovviamente vedremo anche quelle che fine "faranno". Quello che appare però evidente è che lo scandalo che sta coinvolgendo (tra gli altri) il Presidente della Regione Liguria Toti è di portata non piccola.
Non sono solo accuse o ipotesi. Ci sono infinite pagine di ordinanza, piene di elementi che hanno portato ad un arresto di un presidente di regione che sarebbe coinvolto - secondo i giudici - "in un quadro di allarmante abitualità al sistema corruttivo perfettamente collaudato". Corruzione, ma non solo. Ci sono "ombre" di possibili infiltrazioni mafiose (accuse a collaboratori) ed accuse di "falso" che a questo punto sembrano abbastanza scontate e quasi minoritarie rispetto al resto.
La solita "GIOSTRA CHE NON SI FERMA MAI" di giravolte degli schieramenti porta chi prima voleva le dimissioni per fatti meno gravi ad invocare la presunta innocenza fino al terzo grado di giudizio e chi la invocava prima a chiedere le dimissioni oggi di Toti. Qualcuno invece resta costante sulla posizione che i giudici si divertano a condizionare la politica: ora da un lato, ora dall'altro. Per loro siamo in un continuo tentativo di golpe giudiziario, d'altronde qualcuno la linea berlusconiana deve pur portarla avanti.
Intanto le intercettazioni in parte emergono ed illustrano come la persona più importante di una regione non esattamente microscopica come la Liguria (e se fosse stata microscopica sarebbe stato uguale) si rapportasse con imprenditori (Spinelli nel caso) e mescolasse allegramente attività di concessione regionale, pratiche personali e richieste di sostegno politico. In un mondo normale solo queste sarebbero di un imbarazzo tale per i protagonisti da definire immediatamente la situazione. Senza contare altre intercettazioni in cui con i propri collaboratori lo stesso Toti ipotizza contatti con persone coinvolte in clan di stampo non chiaro per cercare risorse per campagne elettorali.
In questo quadro generale nessuno parla davvero della base di tutto. Chi interviene si spertica sul garantismo necessario, in molti sui tempi sbagliati (come se ce ne fossero mai stati di "giusti" secondo gli stessi politici), qualcuno chiedendo le dimissioni solo perché l'arrestato è dello schieramento diverso dal proprio.
Il punto a mio modesto parere è altro. E' quanto rappresenta e quello che significa il fatto che a carico di un presidente di Regione ci sono accuse, atti e prove tali da far decidere dei giudici per il suo arresto. Non avviso di garanzia, non rinvio a giudizio, non indagini approfondite. Arresto.
Non solo.
Ci sono delle evidenti dimostrazioni di come lo stesso presidente di Regione interpretasse il proprio ruolo. Non parlo di responsabilità penali e/o civili. Le stabilirà chi deve. Parlo di responsabilità dettate dal suo incarico. Di opportunità di comportamenti. Di moralità del suo lavoro. E mi chiedo, ma tutti quelli che si recano a votare e/o l'hanno fatto e/o lo faranno (ovunque venga messa quella "X") come possono giudicare l'operato di chi ha un incarico del genere e amabilmente si rapporta così verso imprenditori privati e propri collaboratori nell'organizzare la "raccolta fondi"? Si sentono davvero tutelati, rappresentati, rassicurati da questa interpretazione della gestione della cosa pubblica? Parlo ripeto indipendentemente dalle eventuali future condanne in sede penale e/o civile. Davvero l'identikit di un presidente di Regione può prevedere queste caratteristiche morali e comportamentali?
Non sono le prime intercettazioni di un certo tipo. Non saranno le ultime. Forse anche per questo da anni provano a vietarne la pubblicazione con tutte le forze, in questo periodo particolarmente.
Non sono quindi ovviamente troppo sorpreso. Ma di nuovo molto schifato sì. Ma anche questa non è una novità. La novità sarà, per circa due minuti, invece per tutti quella del grado di astensionismo alle prossime votazioni. Già. Chissà perché gli italiani sempre di più decidono di non votare. Davvero un enorme mistero questo disamore per la politica.
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