venerdì 31 ottobre 2014

La ragione di Sorrentino

Kiave di lettura n° 107

In realtà da tempo lo puntavo, per la copertina che mi affascinava, per l'autore che mi incuriosiva e per la quarta di copertina che raccontava comunque di un libro con spunti interessanti ed una trama che mi sembrava "spendibile". Così, "CON LA SCUSA" dell'opinione positiva che mi sono fatto su di lui con "La grande bellezza" ho preso l'ultima e decisiva spinta all'acquisto e quindi questa settimana la Kiave di lettura è dedicata a:
PAOLO SORRENTINO - "Hanno tutti ragione" - Feltrinelli
C'ho messo un pò, sia per leggerlo che per commentarlo, perchè il suo stile non è esattamente quello che preferisco, soprattutto quando si tratta di libri.
Non potevo certo immaginare uno stile molto diverso, conoscendo il "Sorrentino regista", ma con lo scritto sembra emerge ancora di più il suo modo "molto personale" di rappresentare le cose "sembra una banalità ma non lo è, visto che quando ci piace qualcuno l'emozione viaggia ad alta quota e quando l'emozione si comporta in tale guisa ecco che il cervello riesce ad elaborare solo frasi fatte".  Uno stile che racconta e dipinge ma che spesso, senza un'attenzione totale o un calarsi perfettamente nei panni esistenti, fa perdere un pò il filo "uno sta nel posto più rumoroso del mondo e poi per un complotto di assoluta casualità per uno spazio ridottissimo di tempo, incredibilmente si presenta il silenzio inaspettato". Il libro non è un vero e proprio romanzo ma una sorta di analisi/autoanalisi del protagonista "stavo capendo un sacco di cose in una volta sole", i personaggi si susseguono tra il fantastico ed il sopra le righe e spesso creano un'atmosfera tra il fantasioso e l'esagerato. Lo stile apprezzato del filmOscar è ampiamente rintracciabile anche nel libro (che cronologicamente viene prima) quasi fino ad esserne preannunciato "la morte della bellezza non è stata la bellezza della morte", nel libro però non c'è lo stesso effetto, sembra mancare qualcosa "però su questo sospetto che tutti coviamo non gli chiediamo mai niente, chissà perchè". In certi punti lo stile non troppo scorrevole e la passione per la rappresentazione dei particolari nel suo stile rendono Tony Pagoda molto meno affascinante del Jep Gambardella cinematografico ed anche se i personaggi nascono e si realizzano in maniera totalmente diversa, mentre il secondo non perde mai attrattività il Pagoda del libro sfiora spesso il ripetitivo e quasi il noioso, nonostante la capacità "di penna" per descrizioni e veri e propri "affreschi" "amare è un sacco di cose, così tante che le definizioni definitive e sintetiche sfuggono da tutte le parti come fanno i topi". Con l'andare delle pagine, il giudizio nato sul libro si consolida ed il mio voto basso sul "personale taccuino" ne è conseguenza: la trama è troppo intrecciata e "smarribile" per essere seguita totalmente e completamente e non per la difficoltà dovuta ad eventi che si susseguono ma per uno stile che resta troppo lontano dai miei "canoni". Evidentemente la ragione di Sorrentino si avvicina molto meno alla mia a livello di libri .....

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