Kiave di lettura n° 296 |
Dopo un po' di tempo dall' ultimo post con etichetta libreria, ecco il mio nuovo capitolo per il Katalogo di questo blog.
ROBERTO SAVIANO - "La paranza dei bambini" - Feltrinelli
Partiamo dal facile: regalo azzeccatissimo (GRAZIE!). Era un bel test quello di capire se, tornando ad argomenti noti dopo la parentesi di ZeroZeroZero (clicca qui per leggere il mio parere su questo libro), Saviano potesse creare di nuovo quel legame speciale coi suoi testi seguendo la scia di Gomorra.
Ed il test è stato ampiamente superato. La paranza dei bambini è un testo duro nei contenuti ma clamorosamente affascinante, per lo stile e la trama. La penna del Saviano romanziere e non saggista è ugualmente carica e piena di spunti e descrizioni affascinanti. La storia arriva clamorosamente a bersaglio con il soggetto fatto di tanti piccoli/grandi bambini "quelle voci così ridicole sembravano assai più appropriate delle voci impostate che cercavano di avere fingendosi adulti" che hanno in comune la ricerca della strada più breve per diventare "rispettabili", che nella lingua del loro rione è sinonimo di capo, di boss. "meglio tenere la fama di essere un maestro di crudeltà che di pietà".
Da Dentino a Lollipop, da Tucano a Drone, tutta la paranza ha il motto "ORA CHE NON HO PAURA" impresso come uno dei tanti tatuaggi del gruppo "veloci, strafottenti, maleducati, violenti". Ma è davvero così? Davvero ognuno di loro non ha paura "se non provi paura non vali più un cazzo" della fine che in qualche modo è prevedibile per la vita che conduce? Saviano riesce a far capire anche questo. Fa emergere l'ambiente dove la paranza nasce e cresce "dobbiamo costruire una paranza tutta nostra. Nun amm''a appartenè a nisciuno, sulo a nuje" non dimenticandosi mai di fotografare al meglio anche gli aspetti personali "sa manovrare il rumore del mondo e trovare la lingua giusta per raccontarlo" di ogni singolo componente, inquadrandolo e mettendolo in qualche modo nella giusta prospettiva "matrimonio collettivo che sanciva la fedeltà per il resto della vita". Per chi ha visto la serie di Gomorra (la terza in particolare) rivedrà tratti noti di alcune puntate nelle descrizioni e nelle azioni dei protagonisti del libro. La lotta per guadagnare spazi, territori e potere è direttamente proporzionale alla necessità di crearsi un nome che incuta rispetto, paura e onore. Il tratto della penna di Saviano non si perde mai in ripetizioni o in fotografie che non abbiano una logica ed un'utilità nella trama del libro. Anche la moltitudine di nomi e nomignoli mixati al dialetto napoletano, che possono (specie inizialmente) rappresentare un freno alla scorrevolezza della storia, sono elementi distintivi che rendono ancor più l'idea del panorama che fa da sfondo e da protagonista del libro. A dar rilievo alla storia ed ai percorsi dei bambini sono invece le contraddizioni sia del territorio che degli stessi protagonisti.
La voglia di sembrare invincibili "diventare feroci, solo così chi ancora incuteva timore e rispetto li avrebbe presi in considerazione" e grandi nelle loro debolezze ed insicurezze di bambini si abbina perfettamente ad una realtà che vuol mostrarsi forte e potente nella sua totale fragilità "bambini sì ma con le palle, creare scompiglio e regnare su quello, disordine e caos per un regno senza coordinate..teniamo arme e palle questo era il concetto". E Saviano ne fa una perfettamente mixata fotografia. Interessante, cruda, reale. Come sempre. Come non poteva non fare.
Da Dentino a Lollipop, da Tucano a Drone, tutta la paranza ha il motto "ORA CHE NON HO PAURA" impresso come uno dei tanti tatuaggi del gruppo "veloci, strafottenti, maleducati, violenti". Ma è davvero così? Davvero ognuno di loro non ha paura "se non provi paura non vali più un cazzo" della fine che in qualche modo è prevedibile per la vita che conduce? Saviano riesce a far capire anche questo. Fa emergere l'ambiente dove la paranza nasce e cresce "dobbiamo costruire una paranza tutta nostra. Nun amm''a appartenè a nisciuno, sulo a nuje" non dimenticandosi mai di fotografare al meglio anche gli aspetti personali "sa manovrare il rumore del mondo e trovare la lingua giusta per raccontarlo" di ogni singolo componente, inquadrandolo e mettendolo in qualche modo nella giusta prospettiva "matrimonio collettivo che sanciva la fedeltà per il resto della vita". Per chi ha visto la serie di Gomorra (la terza in particolare) rivedrà tratti noti di alcune puntate nelle descrizioni e nelle azioni dei protagonisti del libro. La lotta per guadagnare spazi, territori e potere è direttamente proporzionale alla necessità di crearsi un nome che incuta rispetto, paura e onore. Il tratto della penna di Saviano non si perde mai in ripetizioni o in fotografie che non abbiano una logica ed un'utilità nella trama del libro. Anche la moltitudine di nomi e nomignoli mixati al dialetto napoletano, che possono (specie inizialmente) rappresentare un freno alla scorrevolezza della storia, sono elementi distintivi che rendono ancor più l'idea del panorama che fa da sfondo e da protagonista del libro. A dar rilievo alla storia ed ai percorsi dei bambini sono invece le contraddizioni sia del territorio che degli stessi protagonisti.
La voglia di sembrare invincibili "diventare feroci, solo così chi ancora incuteva timore e rispetto li avrebbe presi in considerazione" e grandi nelle loro debolezze ed insicurezze di bambini si abbina perfettamente ad una realtà che vuol mostrarsi forte e potente nella sua totale fragilità "bambini sì ma con le palle, creare scompiglio e regnare su quello, disordine e caos per un regno senza coordinate..teniamo arme e palle questo era il concetto". E Saviano ne fa una perfettamente mixata fotografia. Interessante, cruda, reale. Come sempre. Come non poteva non fare.
BIGNAMI: di nuovo da applausi convinti. Di nuovo da cinque stelle su cinque di valutazione. Da non perdere.
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