venerdì 16 novembre 2018

Non era difficile

Kiave di lettura n° 312
Come dicono quelli che sanno parlare e/o scrivere "un conto è fare opposizione, criticare e dire sempre no ed un conto è governare e provare a costruire". Molto più difficile, senza dubbio. Con questo assunto come riferimento, il passaggio "governativo" di un movimento nato come antagonista e di rottura rispetto ai processi direzionali e politici esistenti non poteva che nascondere insidie di varia natura e con vari livelli di difficoltà.
"IL FACILE RIMEDIO" non era tra le possibilità reali, salvo per quelli che (errando clamorosamente) vedevano nel Movimento 5 Stelle una sorta di "sol dell'Avvenire"; più realisticamente erano da mettere in conto: lentezze, compromessi e qualche sbaglio/castroneria dato da inesperienza e parziali incompetenze.
Questo probante test per me non è stato nemmeno oggetto di analisi e verifica dato che come annunciato in questo post (leggi cliccando qui), per me cadeva l'interesse per il Movimento vista l'alleanza di governo con una forza politica dalle idee razziste ed impresentabili come la Lega, protagonista da anni della scena politica al fianco dell'alleato Re Silvio. 
Aldilà delle mie valutazioni, il far partire questo Governo non era facile ed altrettanto, se non di più, erano difficili le scelte da mettere in campo e i relativi provvedimenti.
Qui però finiscono le scusanti o meglio le attenuanti e cominciano una serie di cose che proprio non era possibile sbagliare (che per me ripeto son iniziate e finite con la scelta di tradire quello che era un vero e proprio dogma - "mai alleanze" - per allearsi con una forza politica che gli stessi esponenti del Movimento definivano poco prima delle elezioni "non assimilabile al M5S per nessun motivo al mondo").
Andando oltre questo, le idee/iniziative/proposte di legge che potevano avere un plauso perché nate in base al programma da sempre portato avanti dallo stesso Movimento (tagli a vitalizi e pensioni, situazione ILVA, posizione su corruzione/evasione, posizione critiche sul TAV) sono state sommerse da tante, anzi infinitamente troppe, cadute di stile, retromarce ed inversioni di rotte. Dal piegarsi e silenziosamente far da complici ad iniziative e provvedimenti razzisti al finire per scivolare su atti di condono con appoggi agghiaccianti (leggi di nuovo Re Silvio). Dagli atteggiamenti superficiali e colpevolmente incompetenti alle scelte di figure totalmente inadeguate per ruoli importanti e di rilievo. Dagli attacchi ai giornalisti direttamente prodotti al colpevole silenzio rispetto agli attacchi degli alleati di governo verso la magistratura. Dalla mancata concretezza degli atti previsti nel proprio programma al piegarsi a quelli di alleati scomodi e da sempre contrari alle proprie linee originarie.
Ecco, se un certo bonus di tempo e di errori si poteva anche prevedere e concedere immaginando che prendere e capitalizzare fin da subito nel migliore dei modi quel trenta e rotti per cento delle politiche con azioni da applausi non fosse per niente affar facile, il Movimento si è giocato tutto i jolly del mazzo non riuscendo nemmeno in qualcosa che non era affatto difficile. E parlo di riuscire a non prendere e buttare praticamente tutto nel cesso per la soddisfazione di andare a braccetto con un partito razzista, alleato di Berlusconi e condannato per uso improprio dei rimborsi elettorali. Onestamente questo non era affatto difficile. Nemmeno questo.

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