#KdL - KIAVE di LETTURA n° 577 |
A volte arrivano anche gli eroi belli, quelli che hanno nella loro semplicità la caratteristica di riconoscimento più evidente.
Capisco che sia un controsenso definire "semplice" chi è stato in grado di riportare in Italia un torneo dello Slam di tennis dopo 48 anni, ma è il termine che mi è venuto spontaneo pensando a Jannik Sinner ed alla sua impresa di domenica scorsa.
Dal successo di Adriano Panatta al Roland Garros del 1976 l'Italia non aveva più avuto un tennista in grado di aggiudicarsi uno dei quattro tornei principali, un'assenza lunga.....tutta la mia vita.
Il predecessore di Jannik è stato, anche per questo, tra i più felici di questa vittoria: "finalmente non mi cercheranno più per le interviste come l'ultimo vincitore" ha più volte detto sorridendo e complimentandosi sinceramente con Sinner. Tra l'altro, da qualche mese, proprio lo stesso Panatta in coppia con il "vecchio" compagno di doppio Paolo Bertolucci, è protagonista di un podcast davvero divertente, oltre che competente in materia. Si chiama "La Telefonata" e lo trovate su spotify qui. Ve lo consiglio davvero e mi complimento con loro e con il mio inviato romano che ci ha messo/ci mette lo zampino. Chiusa parentesi.
Tornando al numero 4 mondiale, la sua crescita degli ultimi mesi appare davvero maestosa. Ha concluso l'anno scorso con le finali ATP perse solo all'ultima sfida con il marziano Djokovic e trascinando l'Italia alla vittoria di Davis ed iniziato l'anno nuovo con la vittoria in Australia ed il consolidamento del quarto posto del ranking. Anche in questi eventi il parallelismo con Panatta è evidente: proprio Adriano infatti era stato il primo ad aggiudicarsi il diritto di partecipare alle finali ATP, l'ultimo a vincere oltre che lo Slam anche l'insalatiera di Davis (con i compagni di squadra vittoriosi in Cile) e l'unico a salire così in alto nelle graduatorie generali (anche lui al quarto posto).
Da quando seguo lo sport ho sempre sentito usare il riferimento "panattistico" come una vetta praticamente inarrivabile per tutti i tennisti in rampa di lancio "SOTTO QUESTE LUNE QUI". E così infatti è stato fino all'arrivo di Sinner.
Non sono né un tecnico né tantomeno un intenditore, ma solo uno che quando possibile cerca notizie o la possibilità di vedere gli incontri. Da questa base modesta quindi non mi permetto di giudicare il gioco o le caratteristiche ma solo di apprezzare crescita e costanza del campione dai capelli rossi. Determinato e sicuro, ogni partita sembra sviluppare ulteriormente queste caratteristiche che solo sulla carta sembrano fare a cazzotti con la semplicità che dicevo all'inizio. Invece proprio quest'ultima, a mio avviso, è quella che gli permette di accrescere le prime due. Sempre rispettoso, "mai bullo", concentrato sul suo compito. Nel percorso agli Australian Open senza set persi fino alla semifinale ha messo la marcia da schiacciasassi ed ha triturato tutti quelli che si sono messi sulla sua strada rischiando qualcosina solo nel tiebreak dei quarti con Rublev dove ha recuperato da una situazione di svantaggio molto pericolosa.
Panatta ogni giorno dal podcast continuava a dire che "non ce n'è per nessuno" "quand'è che incontra qualcuno di serio?" che temevo potesse essere anche troppo ottimistico ed invece anche in semifinale con Djokovic (numero uno al mondo ed imbattuto in Australia dai tempi.....di Panatta) ha mostrato la sua forza oltre ogni avversario, anche il più forte, a cui ha lasciato un solo set. Nella finale di domenica con Medvedev, forse annoiato dalla versione schiacciasassi, ha deciso di complicarsi la vita partendo da due set sotto. Battute a parte il russo ha giocato la prima parte dell'incontro in modo praticamente perfetto, quasi ingiocabili o inaffrontabili. Sinner ha subito e perso le prime due "tappe" della gara poi è uscito alla distanza e non ha più smarrito il passo né il controllo del gioco, fino alla vittoria, storica. Dimostrando anche testa e capacità di soffrire nei momenti difficili per arrivare al successo.
L'apoteosi di Sinner è arrivata ovunque nel mondo con lui evidentemente felice ma sempre con lo sguardo e l'atteggiamento di qualcuno che non perde mai di vista umiltà e semplicità. Perfetto nel discorso di ringraziamento e nel gestire i giorni successivi, compreso il declinare l'invito sanremese per continuare ad allenarsi in vista del prossimo impegno.
Una soddisfazione speciale, pensarlo così determinato e "prepotente" sportivamente parlando in campo e così perfettamente umile una volta vinto l'ultimo punto a chiusura match.
Grande Jannik, davvero davvero grande. Continueremo a dirtelo contando impazienti i giorni che ci separano dal prossimo incontro, dal prossimo sorriso quasi imbarazzato, dal prossimo discorso di ringraziamento, dal prossimo sguardo fiero verso il tuo gruppo di lavoro. Non vediamo l'ora.
Nessun commento:
Posta un commento