Quattro anni fa scrivevo il post che trovate qui di seguito. Avrei drammaticamente potuto scriverlo oggi. O quattro anni prima. Cambiano i luoghi dei tragici eventi di femminicidio, cambiano i nomi delle vittime, cambiano di pochissimo i numeri dei casi in questione purtroppo con una costante percentuale: una donna vittima ogni tre giorni. Vite che si spengono per mano di chi le dovrebbe amare per circa l'85% dei casi.
E' immutato il clamoroso disgusto e la totale indignazione rispetto al concreto immobilismo di quanto ci circonda al riguardo, se non per alcune illuminate teorie che riconducono la problematica all'origine straniera irregolare quando la realtà dice tutt'altro (il 94% delle donne italiane vittime di femminicidio deve la sua morte ad italiani). Ma a chi non interessa niente della cosa non interessa nemmeno falsificarla, la realtà. Il tutto mentre le donne continuano ad essere vessate, offese, importunate, colpite, discriminate, denigrate, perseguitate, picchiate, umiliate, violentate, stuprate. Uccise: 84 in ambito familiare e più precisamente 51 di queste per mano del partner o dell'ex (qui le loro storie). Potenza della "sacra famiglia".
In totale, 98 donne uccise dall'inizio di questo 2024.
Rosa, Delia, Maria, Wendy, Teresa, Maria, Elisa, Ester, Annalisa, Silvana, Santina, Eva, Antonella, Reneè, Nicoletta, Alessandra, Maria, Maria Battista, Sara, Brunetta, Aneta, Li, Joy, Margherita, Palma, Cristiane, Angelina, Nathalie, Nadia, Giovanna, Silvana, Loredana, Sofia, Saida, Caterina, Rachele, Maria, Irene, Giada, Gergana, Anna, Giusy, Miriam, Maria, Dolores, Ornella, Ignazia, Serenella, Luisa, Maria Teresa, Maria, Rosetta, Vincenza, Manuela, Lorena, Rita, Laura, Francesca, Sharon, Annarita, Lucia, Ana, Anna, Jud, Giuseppina, Grazia, Daniela, Piera, Francesca, Elisa, Mariastella, Mia, Cristina, Andreina, Antonella, Loretta, Martina, Giusi, Cesira, Maria, Letizia, Maria Arcangela, Eleonora, Patrizia, Laura, Silvia, Celeste Rita, Camelia, Giovanna, Marina, Flavia, Aurora, Sara, Silvana, Margherita, Denise, Perla. I loro nomi.
Le loro vite purtroppo non ci sono più. Ed è colpa di un po' tutti noi. Le ricordiamo oggi, dobbiamo NON dimenticarle e non permetterlo più per gli altri 364 giorni.
Qualche mese fa ho "scoperto" questa panchina in un parco vicino all'ufficio (leggi qui). Ho passato diverse pause pranzo estive mangiando di fronte a questa scritta ed ogni volta la schiacciata mangiata ha avuto un sapore diverso dal solito.
Devo ammettere che oggi, nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ho pensato subito a questa panchina rossa. Poi anche ad altro. Ho pensato alle scarpe rosse simbolo delle donne che purtroppo non ci sono più. Ho pensato ai segni rossi sul volto simbolo delle violenze subite da tante, troppe donne. Ho pensato alle infinite denunce delle vittime di stalking, violenza, abusi, prevaricazioni....immaginandole scritte con caratteri rossi. Ho pensato a donne da nomi conosciuti e donne dai nomi sconosciuti vittime di uomini abominevoli e me le sono raffigurate tutte vestite di rosso. E l'aria si è fatta pesante.
A renderla ancora più impegnativa, si sono aggiunti i "tragici festeggiamenti" della giornata dati dalle notizie di due femminicidi odierni (uno in Veneto uno in Calabria) che si sono aggiunti ai già orribilmente clamorosi numeri da inizio anno (oltre novanta nei primi dieci mesi) in pieno stile "MERDA INTORNO SEMPRE MERDA RESTERA'".
Ho rivisto e ri-letto quanto ho scritto qualche mese fa:
"... i numeri dicono che mentre tutti i reati sono in netta diminuzione rispetto agli anni precedenti, i femminicidi no. Anzi, sono cresciuti. E come i freddi numeri aumentano, aumenta anche lo stato di disgusto e rabbia. Si stringe il cuore ferito. La memoria riporta a galla brutti ricordi. Alla bocca sale acido e vergogna. "Nemmeno con un fiore" sento spesso dire. Purtroppo solo dire perchè poi nei fatti resta costante la presenza di queste notizie che contengono morte e paura, quelle che attraversano le vite di tantissime donne, colpevoli solo del fatto di essere tali. "La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" recita quella panchina. Un rifugio che però fa sempre più male ed orrore e che gli incapaci e poveretti uomini in questione continuano a frequentare. Credendosi superiori padroni di vite altrui ed essendo in realtà assassini di vite, umanità e bellezza ..."
ma anche diversi anni fa all'interno di Sogni di Tricolor:
"...un fatto purtroppo che sembra “essere sempre molto lontano e di non poter toccare direttamente la propria vita, fin quando non arriva: un gesto insensato, meschino, improvviso e clamorosamente violento come solo la vigliaccheria e la violenza di una ignobile mano maschile contro la dolcezza di un corpo femminile può essere. Forse non servono parole a risolvere certe situazioni e forse non riesci nemmeno a trovarle, ma gesti anche simbolici ti danno l’illusione di poter essere d’aiuto ...”
o periodicamente in questo blog con qualche post.
E drammaticamente non è cambiato nulla, costantemente non cambia niente. NOI non facciamo cambiare niente. Perché altrettanto drammaticamente DIPENDE DA NOI come ho letto scritto e postato da diverse parti.
Ed allora il rosso di quella panchina e di questa giornata si mescolano ad il rosso del tramonto che ha contorni maledettamente malinconici ma anche tremendamente incazzati.
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