#KdL - KIAVE di LETTURA n° 450 |
Vanessa. L'ultimo nome di un elenco che pare infinito. Di un colore drammaticamente rosso sangue e nero lutto. Un elenco che emana un odore acre che sa di sporco e vergogna.
Vanessa era perseguitata dal suo ex che aveva denunciato, per quella denuncia era stato arrestato per poi peró venir scarcerato e messo ai domiciliari con divieto di avvicinare la stessa ragazza. Purtroppo ed ovviamente misura che non è stata rispettata ed ha portato l'essere di cui sopra ad ucciderla.
Rituale "perfetto". Classico, senza sbavature. Noioso nella sua ripetitività. "E COME NON E' ANDATA E COSA NON E' STATO" le tappe della storia sono sempre le stesse. Minacce e violenze. Titubanza della donna per paura di rovinare la vittima. Denuncia all'ennesima dimostrazione di pericolosità. Indagini e condanna. Rilascio. Vendetta. Numero vittime di femminicidio che aumentano.
Un loop che continua a ripetersi. Tragicamente e vigliaccamente. Sì perché nessuno fa davvero qualcosa di "importante" per risolvere questo dramma o almeno per provarci davvero. Ed ognuna delle donne che ha/avrà la sfortuna di vivere le vicende di Vanessa (e delle innumerevoli donne prima di lei) con un ex o con un conoscente violento ed assassino è/sarà costretta a vivere anche il suo calvario successivo. Rendendo vane e piene di ipocrisia le parole di cordoglio e di commozione che ne seguono ogni volta.
Ma purtroppo, come spesso accade, c’e anche chi fa di peggio. A commento di questa vicenda infatti sono arrivate dichiarazioni che lasciano a bocca aperta per il retrogusto di amaro ed acre che emanano. "La donna non riesce a mantenere una condotta univoca" ha detto il presidente dei gip di Catania Nunzio Sarpietro.
Una frase che fa trasparire una concezione talmente vecchia ed oscena che richiama a concetti che da sempre ci auguriamo non poter più circolare ma che invece ci ritroviamo ancora qui a discutere. Il dramma nel dramma è che i fondamenti di queste deliranti affermazioni è possibile ritrovarli in molti, troppi aspetti della nostra vita quotidiana.
Anche per questo, e non è un fattore secondario, quel maledetto numero di vittime ogni anno non accenna nè a sparire nè a diminuire ma continua costantemente a lacerare il cuore. Dall’inizio dell’anno sono 41. Quarantuno donne uccise dalla violenza maschile ed un ulteriore infinito numero di donne vittime di violenza, prevaricazione o altro.
Come ogni anno “ipocritamente” piante dopo che il fatto avviene ma poi considerate troppetroppetroppe volte come “dalla condotta non univoca”. Vergognosamente. Schifosamente. Colpevolmente.
Se rimaniamo attaccati a questa visione/analisi resterà costante la sensazione acre e sporca di vergogna. E quel numero 41 sarà tristemente solo di passaggio rispetto a cifre che cresceranno. Umiliando e violentando di nuovo Vanessa e tutte le altre.
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