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#KdL - KIAVE di LETTURA n° 630 |
Conoscendo due nozioni due di diritto (due eh...) so che ci sono dei diversi "gradi" di valutazione e rilevanza delle valutazioni in termini di legislazione e relativa competenza. A volte in contrasto tra di loro, a volte che necessitano di interpretazione, a volte davvero difficilmente digeribili per proprie diverse convinzioni. Ma in uno stato di diritto un "principio regolatore" è necessario.
In un paese che, non per colpa delle leggi ma a causa della pavidità del genere umano italico, resta laico solo a parole e non nei fatti, per un'ipocrita sudditanza nei confronti di uno staterello autonomo presente sul territorio italiano ci sono degli argomenti tabù. Uno è quello del fine vita, inviso soprattutto alla maggioranza dei pseudo politicanti italici per paura di incorrere in reprimende/scomuniche/altro da parte di tonacati di varia tipologia.
Nel 2019 una sentenza della Corte Costituzionale (la vetta della piramide succitata) ha ritenuto non punibile “...chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.....in attesa di un indispensabile intervento del legislatore, si subordina la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Ssn, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente...”. Sentenza che era stata anticipata negli anni precedenti da ordinanze della stessa Corte sensibile e preoccupata da un vuoto normativo sullo specifico argomento e le diverse casistiche e declinazioni delle eventuali situazioni già in essere o avvenute.
Adesso una regione è intervenuta, normando il vuoto con una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall'associazione Luca Coscioni, di cui portavoce e non solo è quel Marco Cappato, unico politico degli ultimi decenni che ha dato senso alla parola "impegno istituzionale". Marco ha fatto - rischiando nel proprio - dei suoi interventi a favore del fine vita di Dj Fabo (e non solo) il motivo scatenate dell'interesse all'argomento che per le ipocrisie già detto era da sempre stato messo sotto un tappeto polveroso. Quella vera e propria battaglia ha portato ai risultati "più" alti con la sentenza della Corte ed oggi ha finalmente una base concreta oltre che scritta sulle motivazioni delle decisioni. Attuazione resa possibile ancora una volta appunto da Cappato ma anche da una Regione di cui vado particolarmente fiero oggi più del solito: la mia.
Ovviamente il Governo, toh..., non ci sta. Non solo non ha fatto niente, non solo non ha stimolato la riflessione del Parlamento ma ora parla di impugnare la decisione perché "di sua competenza". A parte il fatto che l'argomento è stato definito dalla Corte Costituzionale e la Regione Toscana si è attenuta a quanto indicato. A parte che la stessa decisione va nell'ottica di garantire al proprio territorio un diritto riconosciuto. A parte che la competenza in ambito sanitario e di salute è (concorsualmente anche) regionale. C'è un piccolo particolare sconosciuto a chi parla di impugnazione: il vuoto normativo in materia a causa dell'immobilismo paraculo del legislatore nazionale.
Per questo viene da piangere rispetto alle reazioni ad una legge finalmente di umanità, impegno civico e corretto adempimento di libertà e diritti fondamentali stabiliti dalla stessa Corte. Cosa evidentemente così rara, probabilmente unica, da suscitare reazioni e ribellioni all'evento che altro non è che rendere possibile a chi è in una situazione che non è più - per sua scelta e per evidenza medica - né umana né dignitosa di avere garantito un diritto assoluto. Di scegliere sulla propria vita e sulla propria stessa fine. Ripeto PROPRIA. E di sentirsi dire con amore e rispetto "FAI BUON VIAGGIO E POI RIPOSA SE PUOI".
Io della mia Regione sono molto orgoglioso e di questa possibilità molto contento. Aggiungo, FINALMENTE.
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