#KdL - KIAVE di LETTURA n° 477 |
Son passati quattro anni da quel minuto (clicca qui) eppure quei giorni sono ancora qui a farci compagnia. Maledettamente e lodevolmente presenti. "NESSUNO MAI E' PRONTO QUANDO C'E' DA ANDARE VIA" così. E probabilmente nessuno si riprende mai totalmente. Ma forse anche non vuole farlo.
Quarantotto mesi fa oggi, in un albergo di Udine, si è fermato il mondo di Davide e da allora qualcosa nel cuore di molti è un po' cambiato. Quel 4 marzo ed i successivi giorni furono delle prove durissime per tutti (ovviamene sempre sapendo che il vero prezzo è stato pagato solo dai genitori/fratello e da Francesca e Vittoria). Talmente segnanti che incredibilmente di quella settimana ricordo anche le virgole. Io come immagino moltissimi.
La notizia, le prime reazioni, l'incapacità di crederci, il giorno del funerale, il muro di sciarpe allo stadio. Ricordo con chi ero, cosa pensavo, cosa vedevo. Sono sensazioni strane quelle che me li fanno rivedere tutti quei momenti.
E poi è arrivata la domenica successiva, in assoluto la botta più grande. Perché la notizia fu uno shock seguito da incredulità che in qualche modo tutelava. Perché il funerale fu pieno di lacrime ma subito dopo fu seguito da abbracci e gesti che aprirono il cuore e fecero mettere la testa su cose diverse e gratificanti. Quella domenica piena di pioggia invece no, non ebbe elementi "attenuanti" il dolore. Fu un colpo e basta.
Quel minuto che non arrivava mai ma contemporaneamente non passava mai. Un minuto fatto di tanti minuti infiniti. Un tirare il fiato che non riempiva mai completamente i polmoni. Quegli occhiali scuri sotto la pioggia. Quel silenzio irreale mai "sentito" prima. I rumori di "vita" che diventavano protagonisti in uno stadio ammutolito. Una partita senza senso se non per quel minuto 13. Di nuovo le lacrime e la "processione" uscendo dallo stadio proprio sotto il muro di messaggi per Davide.
Arrivare alla macchina fu clamorosamente faticoso e sembrava di aver corso una maratona invece di aver assistito ad una partita. Davide era nella testa di tutti e paradossalmente nella bocca di nessuno in quelle ore. Tutti erano attoniti ad osservare quello che stava accadendo, tutti in ascolto di canzoni e video in suo onore, tutti a provare a non farsi trasportare dalle onde delle proprie lacrime.
Quel minuto di quel giorno torna oggi a far compagnia. Malinconico accompagnamento di un ricordo che non ha quattro anni perché vivo alla stessa maniera adesso. Davide ha lasciato emozioni, ricordi e sorrisi e non è un caso se per tutti è COSI' presente oggi. Nei murales, nella fascia da capitano che solo una Lega Calcio invereconda non ha permesso di continuare a portare, nelle dediche di compagni, nei racconti di tutti quelli che l'hanno conosciuto, in quel minuto tredici che ogni domenica viene scandito ed applaudito con il coro "Davide Astori, Davide Astori, Davide Astori".
Oggi, come quattro anni fa. Ciao Davide.
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