sabato 9 febbraio 2019

Nebbia

Kiave di lettura n° 324
Come in un ritornello costante: "il fumo saliva lento, nel freddo giorno d'inverno". In fondo questo è l'effetto della nebbia: un fumo più o meno leggero che prima invade e poi piano piano sale. Avvolge persone, piloni, fili spinati ed ingressi. La nebbia. Sembra accompagnarti insieme al "solo grande silenzio" che resta il protagonista. Sale non soltanto nella definizione climatica, sale dentro. Parte dalla zona emozionale e la percorre tutta per arrivare dritta ad ogni singolo punto ricettivo che senti di avere. Il rumore intorno è così imponente da trasformarsi in silenzio, "tante persone ed un solo grande silenzio". Un rumore fatto di immagini, di racconti, di oggetti, di vite, di sofferenze. La sensazione di disagio avvolge ogni tuo pensiero come la nebbia. Senti l'inadeguatezza di ogni tuo pensiero rispetto a quello che hai intorno ed ormai dentro di te. "Occhi lucidi, gola strozzata, tempo fermo, silenzio assordante". Anche incrociare gli sguardi di chi è li con te è una fatica, è un qualcosa che paradossalmente senti come "di troppo". Le stanze si susseguono, la voce nelle cuffie racconta quello che sai, ti descrive quello che non puoi non immaginare già da te ma l'impatto dei racconti è di tale portata che produce lo stesso l'effetto di un evento a sorpresa. Il "TRAFFICO NELL'ANIMA" è sempre più intenso e si lascia trasportare da piccoli passi, rispettosi e ordinati. Lo sguardo spesso cerca le proprie scarpe per il motivo di prima. La testa rimugina, di nuovo, sempre più intensamente. La nebbia si trasforma in pioggia e cominci a sentirla solo quando si fa davvero invadente e costante. La senti scorrere sul giubbotto e sui jeans ma non ti fa spostare di un centimetro. Fa parte di tutto quello che ti sta entrando dentro. La camminata si allunga, gli spazi si aprono ma la stretta allo stomaco non si allenta, c'è solo un tempo diverso per assimilarla. Un paesaggio che adesso ha abbandonato stanze ed oggetti e lascia libero l'occhio nell'immensità di uno spazio aperto. Immenso, come l'orrore. Come i brividi, che "sono nel vento" che leggero si alza. Come le sensazioni di relatività e di totalità che si alternano fino a mescolarsi. Tutto è relativo e totale in quel momento. Tu sei relativo, quello che senti è totale. La nebbia continua a fare il suo lavoro. E ti avvolge. Stretta quanto serve.

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