Kiave di lettura n° 260 |
Questo fine settimana, nuova puntata e nuovo volume da aggiungere sulle mensole della mia personale libreria. Ecco quindi la Kiave di lettura di questa settimana
ANDREA FRANZOSO - "Il Disobbediente" - Paper First
Da quando il Fatto ha fatto nascere una nuova casa editrice, Paper First, quasi in automatico e "sulla fiducia", ad ogni pubblicazione il giornalaio da cui ogni mattina faccio tappa, mi aggiunge il libro al quotidiano. Molte volte, sono sincero, ho solo sfogliato le pagine dei libri, rimandando la lettura a momenti successivi, preso magari dal libro di altro genere già in lettura.
Gli argomenti dei libri editi da Paper First sono (quasi sempre) quelli di inchiesta e di denuncia che caratterizzano il giornale sin dalla sua apertura e che vengono approfonditi in modo accurato e dettagliato che un libro necessita. Non sempre quindi c'è la testa e la voglia giusta per una lettura che quindi troppo leggera non è mai.
Per "Il Disobbediente" invece la mia attenzione è stata subito catturata dalle prime pagine, tanto da leggerlo con attenzione e in tempi rapidi. La storia arriva dritta per dritta essendo raccontata da chi l'ha vissuta sulla propria pelle e che ammette di aver scritto questo libro in buona parte "...per rileggere ciò che ho vissuto e riflettere su un'esperienza che mi ha segnato forse per sempre...".
Lo scrittore/protagonista infatti decide di non limitarsi a seguire solo a parole le frasi tipo "ITALIA CHE SI FA O SI MUORE" che tanto riempiono la bocca a molti politici/imprenditori/cittadini, ma banalmente/coraggiosamente cerca davvero di FARLA. In che modo? In quello più ovvio ma anche più rivoluzionario: facendo con professionalità e senso civico il proprio lavoro. Da dipendente addetto ai controlli sui conti di Ferrovie Nord Milano (società a stragrande maggioranza pubblica) si accorge che il presidente destina ai fini personali soldi pubblici. Abiti firmati, viaggi, giochi d'azzardo e un totale di multe private "prese" con mezzi aziendali da far vergogna anche solo a leggerlo (circa 180 mila euro tra presidente e famiglia). Così decide di segnalare internamente la cosa ma non ottenendo nessun risultato se non una cosa del tipo "...impara a farti gli affari tuoi...ecco è proprio questo modo di pensare che odio...è questo il veleno..." decide di passare la denuncia alle autorità. La denuncia sa bene che gli comporterà danni e conseguenze, ma decide comunque di affrontare tutti i passaggi necessari ed in un primo momento di clamore tutti sembrano osannarlo tanto da chiedersi "...dov'era tutta questa gente fino a ieri?..." ma nel tipico sport del carro dei vincitori appena le conseguenze si materializzano per Franzoso anche l'improvvisa vicinanza dei colleghi sparisce. Demansionato ed abbandonato dagli stessi colleghi che lo osannavano vive sulla propria pelle quello che era prevedibile ma che non per questo fa meno male. Nel libro analizza tutta la vicenda lasciando poco spazio a vicende processuali ma aprendo invece la penna allo stato d'animo che lo ha spinto a tutto questo "..ho sentito forte un'esigenza di giustizia, tutto qui..." ed ad un'analisi della propria situazione "..ma è peggio se nella vita non si ha niente o nessuno per cui valga la pena perdere tutto..." per concludere che quella storia scritta inizialmente per sè non alla fine del racconto non è più tale "..la mia storia non è più mia...".
Gli argomenti dei libri editi da Paper First sono (quasi sempre) quelli di inchiesta e di denuncia che caratterizzano il giornale sin dalla sua apertura e che vengono approfonditi in modo accurato e dettagliato che un libro necessita. Non sempre quindi c'è la testa e la voglia giusta per una lettura che quindi troppo leggera non è mai.
Per "Il Disobbediente" invece la mia attenzione è stata subito catturata dalle prime pagine, tanto da leggerlo con attenzione e in tempi rapidi. La storia arriva dritta per dritta essendo raccontata da chi l'ha vissuta sulla propria pelle e che ammette di aver scritto questo libro in buona parte "...per rileggere ciò che ho vissuto e riflettere su un'esperienza che mi ha segnato forse per sempre...".
Lo scrittore/protagonista infatti decide di non limitarsi a seguire solo a parole le frasi tipo "ITALIA CHE SI FA O SI MUORE" che tanto riempiono la bocca a molti politici/imprenditori/cittadini, ma banalmente/coraggiosamente cerca davvero di FARLA. In che modo? In quello più ovvio ma anche più rivoluzionario: facendo con professionalità e senso civico il proprio lavoro. Da dipendente addetto ai controlli sui conti di Ferrovie Nord Milano (società a stragrande maggioranza pubblica) si accorge che il presidente destina ai fini personali soldi pubblici. Abiti firmati, viaggi, giochi d'azzardo e un totale di multe private "prese" con mezzi aziendali da far vergogna anche solo a leggerlo (circa 180 mila euro tra presidente e famiglia). Così decide di segnalare internamente la cosa ma non ottenendo nessun risultato se non una cosa del tipo "...impara a farti gli affari tuoi...ecco è proprio questo modo di pensare che odio...è questo il veleno..." decide di passare la denuncia alle autorità. La denuncia sa bene che gli comporterà danni e conseguenze, ma decide comunque di affrontare tutti i passaggi necessari ed in un primo momento di clamore tutti sembrano osannarlo tanto da chiedersi "...dov'era tutta questa gente fino a ieri?..." ma nel tipico sport del carro dei vincitori appena le conseguenze si materializzano per Franzoso anche l'improvvisa vicinanza dei colleghi sparisce. Demansionato ed abbandonato dagli stessi colleghi che lo osannavano vive sulla propria pelle quello che era prevedibile ma che non per questo fa meno male. Nel libro analizza tutta la vicenda lasciando poco spazio a vicende processuali ma aprendo invece la penna allo stato d'animo che lo ha spinto a tutto questo "..ho sentito forte un'esigenza di giustizia, tutto qui..." ed ad un'analisi della propria situazione "..ma è peggio se nella vita non si ha niente o nessuno per cui valga la pena perdere tutto..." per concludere che quella storia scritta inizialmente per sè non alla fine del racconto non è più tale "..la mia storia non è più mia...".
Dimostra, nelle pagine che scorrono bene e si leggono con interesse senza cadere in racconti pietisti e senza la minima intenzione di autodefinirsi eroe, che quel che era solo un rispetto del proprio ruolo e della collettività diventa un atto che diventa straordinario da un lato e meritevole di punizione dall'altro. Dando così la più forte definizione non tanto di se stesso ma della società in cui viviamo.
BIGNAMI: nella prefazione, Gian Antonio Stella usa questa frase di Martin Luther King "..ci pentiremo non solo per le parole e le azioni odiose delle persone cattive ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone". Mi sembra perfetta per inquadrare il libro e dargli le cinque stelle su cinque di valutazione che merita.
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